L’ASTROLOGIA E’ SCIENZA
La Prima Prova: La Sincronicità autentica
Siamo abituati a considerare la realtà come formata da tanti oggetti diversi: il legno, l’aria, la terra, l’acqua. Sostanze solide, liquide o gassose. Tutte formate da atomi: ma gli atomi, se vengono scomposti, non sono altro che cariche elettriche e quindi energia… noi vediamo la componente esteriore, l’apparenza materiale e siamo legati a essa, ma esiste anche una dimensione energetica invisibile che collega tutto, come un reticolato di vibrazioni pulsanti. La meccanica classica funziona con le “medie” dimensioni ma non con quelle infinitesimali: si trovò ben presto in difficoltà perché considerava l’elettrone solo come particella e la luce solo come onda ed era incapace di descrivere il loro comportamento a livello microscopico. Nel giugno 1949 Jung inviò a Pauli una bozza “circondata dappertutto da punti interrogativi” perchè la esaminasse in modo dettagliato. Pauli ha poi vivacemente preso parte all’ulteriore perfezionamento del concetto junghiano di sincronicità. Nei loro scambi di lettere (parzialmente) pubblicati, esce fuori come sia stata essenziale la critica costruttiva di Pauli. La versione definitiva di Jung è stata il risultato di molte revisioni – ispirate dai commenti critici di Pauli – ed è apparsa nel 1952 col titolo “La sincronicità come principio di relazioni acausali” in un volume pubblicato assieme a Pauli e intitolato “Spiegazione della natura e della psiche.
La Sincronicità, secondo Jung, si riferisce a degli avvenimenti dove succedono cose nella realtà esterna che sono in corrispondenza significativa con un’esperienza interiore. I fenomeni sincronici sono delle coincidenze significative dove lo spazio e il tempo appaiono come delle grandezze relative. Sincronicità non vuol dire “nello stesso tempo” ma “con lo stesso senso”: questa è la vera questione da comprendere che molti, anche tra gli addetti ai lavori (mi riferisco sostanzialmente a psicologi e psicoterapueti, dubito che astromanti o astrologi non specializzati in psicologia sappiano comprendere la sostanziale differenza) confondono pensando più al sincronismo temporale e non alla sincronicità del significato simile. La parte del fenomeno sincronico che si produce nella realtà esterna è percepita dai nostri sensi naturali. L’oggetto della percezione è un avvenimento oggettivo. Però Jung scrive: “Eppure resta un avvenimento inesplicabile, perchè nelle condizioni dei nostri presupposti psichici, non ci si aspettava la sua realizzazione”. Il motivo di questo dubbio amletico junghiano sta nella spiegazione suscritta dove lo stesso Jung non ha saputo comprendere che in quel metodo non c’era la realizzazione di cui lui era convinto per come ha usato i suoi schemi solo sensoriali, senza attivare quelli realmente intuitivi, in padronanza esclusiva dell’Io e non dell’Ego. Jung ha sottolineato come, per ciò che riguarda la sincronicità, il principale ostacolo risiede nel fatto di vedere la sua causa nel soggetto mentre, dal mio punto di vista, la causa si trova nella natura dei processi oggettivi. La sincronicità rimette in questione il concetto fisico di OGGETTO, così come il concetto classico di SPAZIO e di TEMPO, e questo riguarda, quindi, anche i fisici teorici interessati alle questioni filosofiche. Secondo Jung, i fenomeni sincronici si comportano come delle casualità ripiene di senso. Sono caratterizzati dalla coincidenza – portatrice di significato – di un fenomeno fisico oggettivo, con un avvenimento psichico, senza che si possa immaginare una ragione o un meccanismo causale [tra essi]. Jung ha incluso, tra gli esempi di coincidenze significative, la telepatia, pratiche divinatorie come gli I – King, oltre alla tecnica d’interpretazione dell’astrologia, come anche gli effetti secondari spesso osservati in caso di decesso: un orologio si ferma, una foto casca dal muro, un vetro si spacca. L’esistenza di avvenimenti sincronici è spesso messa in dubbio, poichè sono rari o eccezionali. L’argomento più convincente sulla loro realtà è una tradizione millenaria e –in ultima analisi– la sola valida: la propria esperienza personale che se non corretta darà sempre e solo alternative egoiche distaccate dall’autenticità del processo individuale sovracollettivo. Pauli scrive: “La vecchia questione di sapere se, in presenza di certe condizioni, lo stato fisico dell’osservatore potrebbe influenzare lo sviluppo del mondo materiale (esterno all’osservatore) non ha posto nella fisica attuale. La risposta era evidentemente affermativa per gli antichi alchimisti. Nel secolo XVIII, uno spirito critico come il filosofo Arthur Schopenhauer, ottimo conoscitore e ammiratore di Kant, ha considerato nel suo studio “Magnetismo animale e magia” che gli effetti “cosiddetti” magici erano ampiamente possibili e gli ha interpretati –nella sua terminologia particolare– come “influenze dirette della volontà che vanno oltre i limiti dello spaziotempo”. Da questo punto di vista, non si può dire che delle ragioni filosofiche a priori siano sufficienti per rifiutare immediatamente simili possibilità.”. Va ricordato in questa chiave, soprattutto ai tanti scientisti che non ricordano semmai ne possano essere a conoscenza che Pauli ebbe una precisa crisi psicologica che lo condusse a contattare Jung nel 1930. Pauli ha spesso fatto l’esperienza –come tutte le persone che hanno un’attività altamente creatrice– di relazioni misteriose tra il suo lavoro sui problemi della fisica teorica e l’attività animistica incosciente. Aggiungiamo a questo come Pauli sia stato perseguitato, durante tutta la sua vita, da fenomeni molto strani: ciò che si è soprannominato come “EFFETTO PAULI”. Si tratta del fatto che, confermato da fonti sicure, gli strumenti di misura utilizzati avevano periodicamente delle perturbazioni o non funzionavano quando Pauli faceva irruzione all’interno di un laboratorio…!! Sarà bene sapere e soprattutto ricordare che anche gli specialisti della fisica sperimentale –persone cioè obiettive e realiste– condividevano l’opinione secondo cui era proprio Pauli che emanasse questi effetti strani. Per esempio, si credeva che la sua semplice presenza dentro un laboratorio generava un sacco di problemi nella conduzione di un esperimento: rivelava, diciamo così, la malignità delle cose. Era questo L’ “Effetto Pauli”. Per questa ragione, il suo amico Otto Stern, il celebre “artista dei fasci molecolari”, non l’ha mai lasciato entrare nel suo istituto. Non è affatto una leggenda, raccontava il collega Markus Fiers: “conoscevo benissimo Stern così come Pauli! Anche Pauli credeva assolutamente ai suoi effetti. M’ha raccontato come percepisse le sventure in anticipo nella forma di una spiacevole tensione e che, se poi il disagio preconizzato avveniva davvero, si sentiva bizzarramente libero e sollevato. In questo senso, così ne potete comprendere la modalità effettiva, mi piace dirvi che si possa insomma considerare lo stesso ‘Effetto Pauli’ come un fenomeno sincronico. Come detto in precedenza si può dire che tanto più siamo fragili a livello dell’Io, tanto più é possibile che si manifestino fenomeni di autentica natura sincronica, impensabili con l’azione della sensorialità dell’Ego, quand’anche venissero creduti tali..Il concetto di Sincronicità di Jung, in sintesi, a differenza della causalità lineare, quella, per capirci, di causa ed effetto, che collega due avvenimenti che si succedono in tempi diversi, si riferisce a due avvenimenti esperiti dal soggetto nello stesso tempo ma in luoghi diversi, nel senso di un’associazione percepita fra il contemporaneo manifestarsi di un avvenimento interiore e quello di un fatto reale. Pertanto tutte quelle correnti che studiano il prodursi di coincidenze significative, come l’esoterismo, avvenimenti contemporanei apparentemente inspiegabili che si vorrebbe far risalire alla possibile esistenza di universi paralleli o di sosia“anagrafici”, persone cioè nate nella stessa ora e nello stesso girono le cui vite si svolgerebbero secondo vicende assolutamente sincroniche pur essendo lontane fra loro…come vuole la scuola astrologica sono inseriti e inseribili nel catalogo dell’esperienza sincronicistica. Il merito, al dunque, di Jung richiama la potenzialità, rilevante psicologicamente, del tempo soggettivo come nostra modalità di esperire gli avvenimenti non solo in base alle categorie logico-razionali della coscienza, secondo coordinate spazio-temporali e nessi causali, ma anche secondo le leggi dell’inconscio, come avviene nei sogni o nei lapsus dove spazio e tempo si annullano e con essi il principio di non contraddizione rimandando ad un altrettanto importante modalità di funzionamento della mente umana agita secondo modalità simboliche, affettive e non razionali al punto che diveniva accessibile l’attrazione della mente umana connessa invariabilmente ai mondi universali in risonanza vibrazionale espressa dall’energia magnetica dei pianeti del nostro sistema solare. Un avvenimento e i suoi possibili nessi con altri accadimenti non ha mai una coloritura “neutra”, come siamo indotti a credere, ma è sempre “vissuto” soggettivamente secondo un nostro personale sistema di significati, ciò che ingenuamente potremmo pensare di individuare come “fatto” risente inevitabilmente dei nostri “vissuti”, ciò che ci accade, in ultima analisi, racconta inevitabilmente qualcosa di noi stessi che lo stiamo vivendo. In questo senso sarà bene comprendere che gli accadimenti non sono oggettivi e univocamente “dati” ma sempre frutto delle lenti con cui guardiamo la realtà. Il nesso fra un nostro stato interiore e un fatto reale, il significato “extrasensoriale” che possiamo attribuire ad un avvenimento, pur se non proveniente da un universo parallelo, è comunque frutto dei significati che soggettivamente e inconsapevolmente gli attribuiamo, della coloritura emotiva con cui lo viviamo, in un mondo dove mente e corpo sono solo artificiosamente separate e mai potremo individuare una cesura netta fra fatti e vissuti poiché non esiste una posizione neutrale dell’osservatore rispetto all’oggetto osservato ma solo “sistemi osservanti”, là dove l’osservatore, come si sa, è irrinunciabilmente parte del contesto osservato e contribuisce a definirlo. In questo senso è fatto obbligo, per recuperare integralmente la forza della proprietà sincronicistica, l’uso della nostra capacità di “fare pensiero” scevro dal pensato di altri: il simbolismo delle immagini, l’analogia delle fonti della mente saranno le vere attivazioni del principio sincronicistico junghiano cui rifarsi per scuotere le vibrazioni della a-casualità autentica data unicamente dalla vibrazione sovrasensoriale.
Con questa importante premessa spero di far capire come si possa e si debba intendere il significato della Sincronicità per poterlo accostare adeguatamente alla logica astrologica così per spiegarne la validante natura scientifica in essere nei suoi paradigmi (Vedere per ulteriore approfondimento il mio precedente articolo sull’argomento http://www.ilnadir.com/tecnica-astrologica/606-la-sincronicita-come-descrizione-del-funzionamento-astrologico.html). E’ del tutto evidente come certa astromanzia, soprattutto nostrana, per quanto sia stata doverosamente assistita da una schiera di astrologi importanti, certamente preparati s’intende, nata nel fervido ribollire del secolo scorso (per non dire della feconda posizione della tradizione Classica insediata sulle prime visioni di Tolomeo e con lui di tantissimi altri, agita sostanzialmente per la previsione degli eventi più che per la comprensione dello stato d’animo, della psicologia comportamentale dell’individuo. Visioni determinati, lontane però oltre 2000 anni orsono.., incentrate sul piano erroneamente geocentrico), come Barbault, Greene, Sasportas, Ruperti, Arroyo, per citarne solo alcuni dei grandi, non abbia saputo comprendere cosa veramente bolliva in pentola, limitandosi alla lettura veloce, disattenta, cioè non professionalmente validata, che ne ha segnalato la superficialità degli intenti e degli interventi spesso inadeguati, al punto che parlare di astrologia psicologica, o di psicologia astrologica è sembrato dire la stessa cosa: e così non è..!! Capire cioè che la pratica di una psicologia e di una psicoterapia astrologica è fondamentalmente incentrata sullo sviluppo di un pensiero puro, cioè un pensiero scevro da sovrastrutture decisionali paradigmatiche che ne inficiano dal di dentro la formazione dell’autentica autonomia didattica. Proprio il non aver minimamente compreso adeguatamente la necessità di questa inevitabile evoluzione ha creato quella maschera fumosa, quel travestimento psico-astrologico, e perchè no anche pedagogico, che, in buona fede o meno, ha proposto l’intera dinamica astrologica come forma di una astrologia-psicologica, che non possiede. Pochi hanno compreso che questo evento distorcente la realtà scientifica degli argomenti presi in esame, fa il paio con ciò che è accaduto nel campo della conoscenza esoterica o presunta tale, quando, per molti adepti, ci si immaginava di aver conseguito (ed ancora ci credono purtroppo..: vedi new age e sue malformazioni devianti..!!) veri risultati “iniziatici” esplorando i confini dell’esperienza sensoriale: esplorazione però agita erroneamente con un pensiero di tipo sensoriale così confondendo l’occultismo di una supposta “Iside svelata” con l’esoterismo, mentre, nei fatti, non fu altro che una involuzione più profonda nel sentimentalismo spiritisctico-medianico che nulla ha a che vedere con la forma sostanziale della conoscenza esoterica. In questa chiave di lettura, mi azzardo a dire, con Sardelli, di cui stimo da tempo la sua conoscenza profonda dell’argomento in questione, che la stessa scoperta dell’Inconscio che, come si sa, contraddistingue tanta parte delle teorie e delle pratiche psicoterapiche del ‘900, non rappresenta altro che la caduta positivistica del pensiero in un “buco nero”, illusoriamente avvinghiato alla presunzione di aver individuato un “al di là” della coscienza tramite l’uso di un pensiero davvero debole, ipnotizzato com’era e com’è ancor oggi. Si è preteso di realizzare, “con ciò che è più propriamente un “sub-conscio”, la elaborazione delle supposte miniere d’oro dell’inconscio collettivo o dell’infera Gheenna dell’inconscio personale”. (cfr. A. Sardelli).
IL SENSO E IL SIGNIFICATO AUTENTICO DELL’ATTIVAZIONE SINCRONICISTICA
LA SINCRONICITA’ NELL’APPROFONDIMENTO ILLUMINANTE DELLO PSICOTERAPEUTA A. SANDRELLI
Per dirimere la questione scientifica ho scelto la superiore visione psicoterapica di A. Sandrelli che provo a sintetizzare in questi concetti fondamentali per far capire cosa ci sia in atto, aldilà della lezione junghiana, come detto insufficiente a spiegare l’autenticità della sua sincronicità: la lezione di Sandrelli, cui ho l’onore e l’onere di riferirmi, mi trova concorde in pieno nella sua efficace traduzione del simbolo junghiano, anche per quello che riguarda l’accesso astrologico, più aderente alle mie corde didattiche e di ricercatore, nonostante qualche deviazione deduttiva maggiormente incentrata in relazione al mio approccio specifico della materia psico-astrologica, come peraltro è normale che sia, sulla pratica della mia disciplina, dove le interpretazioni del reale viaggiano poi nel continuo riscontro della serietà delle mie analisi sui temi oroscopici svolti in tanti anni di paziente lavoro che hanno premiato al massimo la mia professionalità, svolta anche in collaborazione stretta con un pool di colleghi psicologi e psichiatri con cui collaboro da anni nello svolgimento delle mie mansioni, appunto, di ricercatore insaziabile, in stretto contatto inoltre con amici biologi, astronomi e fisici che mi onorano della loro conoscenza, come spero, viceversa avvenga anche per loro, dato il consolidamento di anni nell’impegno comune. L’errore fondamentale del rilevamento della coscienza-pensiero-puro con qualcosa che non utilizza la purezza di quel pensare, ma la distorce con quella già pensata da altri, ha deformato in fieri, il concetto stesso d’Inconscio, freudianamente intuito, che da aggettivo è, miracolosamente, diventato un sostantivo: cioè in questa deformazione mistificatoria, c’è descritto lo sbarramento formidabile che l’Occidente ha saputo erigere, più o meno consapevolmente, nei confronti dell’autocoscienza dell’IO..Capiamolo o meno noi agiamo per interposta persona e fino a che agiremo in queste condizioni della nostra parte pensiero non c’è la benchè minima presenza..rispecchiando in toto la visione di altri, la collettività culturale, sociale, religiosa presente, passata e certamente anche quella futura se non iniziamo ad agire la nostra fonte di luce..: quella autenticamente nostra. In questo senso sarebbe utile, a chi si vuole veramente appropriarsi di questa struttura pensiero, riferirsi alle intuizioni eccezionali di Pierre Janet, purtroppo oscurato, direi plutonianamente, come il destino di molti suoi predecessori, dall’affermarsi della controtendenza inquietante dell’ideologia dell’Inconscio freudiano che ne ha imposto la versione psicoanalitica alla psicologia professionale..eliminando tout court ogni riflessione possibile in chiave autonoma: come sempre accade quando qualcosa si trasforma nella cosiddetta scienza ufficiale..che, come spiegato, non è scienza e tanto meno ufficiale agita in questo modalità impersonale. In questo senso sarà bene comprendere come la lettura di una carta del cielo oroscopica non mira, come dovrebbe, ad una evoluzione dei significati dei simboli planetari nella coscienza, in essa espressi, essendo questa metodica procedurale, se non vi è chiaro da come l’ho spiegato poco sopra, solo il presupposto di un evoluzionismo (non evoluzione…!!) ingenuo da “happy end” , quanto ad una progressiva risoluzione dell’identificazione egoica..che è il solo gradiente alla portata di siffatte analisi. Questo gradiente egoico, ed è il limite peggiore della supposta conoscenza psicologica, poi nei fatti si manifesta anche nelle visure psicoanalitiche che si adattano o riadattano alla realtà perseguita appunto dalle metodiche psicoterapiche che supponendone l’efficacia curativa, molto spesso ne vantano la validazione del risultato curativo, più di quanto viene nei fatti realizzato sia dai terapisti che dai pazienti. Non è un caso che i “romanzi” (non me ne vogliano i colleghi psicologi o psicoterapici..ma tant’è..!!) delle casistiche, appunto, psicoterapeutiche assomiglino sintomaticamente alle interpretazioni, tutte a posteriori, delle carte del cielo dove si comprimono i fatti, creati in costruzioni su misura, che servono a testimoniare la veridicità supposte nell’analisi. In tal senso, per chi non ne fosse a conoscenza, voglio ricordare che le suddette casistiche degli psicologi e degli psicoterapeuti, non potendo che essere anonime, consentono tutti gli adattamenti necessari, proprio in equivalenza con le analisi delle carte del Cielo di personaggi famosi, meglio se deceduti, che ne consentono, a posteriori, ogni aggiustamento, a volte anche indecoroso, per una validazione scientifica che si voglia definire tale, proprio conformemente al mio ragionamento sui valori aspettuali cangianti senza un uso coerente della regola. Queste analisi, perciò, si servono delle forme statistiche, correlate alla genericità, appunto, della probabilità statistica e in quanto tali possono adire unicamente ai valori quantitativi mai a quelli qualitativi.., collettivi e mai individuali come invece l’analisi di un tema dovrebbe proporre se si vuole parlare del proprio tema. Questo se si vuole è il profondo difetto della validazione statistica in astrologia e nelle scienze umane tutte, in quanto il risultato dell’indagine rimane costretto inequivocabilmente ed unicamente alla lettura collettiva che si esprime proprio sull’eccedenza statistica delle validazioni solo quantitative..quindi un assoluta insignificanza per quanto riguarda la corretta previsione di avvenimenti individuali certamente correlati alla visione qualitativa..cioè quella decisa dalla definizione dell’Io e non dell’ego.
In questo senso mi sto riferendo al grande lavoro svolto da Jung sul significato della Sincronicità, significato chiaramente pubblicato nel ’52 nel famoso libro “La sincronicità come principio di nessi acausali” che, come detto, viene costantemente citato come validazione della dinamica astrologica da tutta quella schiera di astromanti, bravi o meno, capaci o meno, certamente superficiali, che appropriandosene senza una autentica comprensione del significato, ne ledono sin dal principio il beneficio che deriverebbe solamente dalla profonda lettura del testo di Jung e non dalle sporadiche prese d’atto, rubacchiate qua e la, di cui notoriamente certi personaggi fanno uso per elaborare le loro fumose applicazioni ..: in questo senso, ad onor del vero, ho provveduto da tempo ad una forma di autoregolamentazione che mi ha consentito di adire alle forme tutte originali legate alla composizione didattica di alcune mie scoperte, senza dover attingere, sia ingenuamente che superficialmente, su quelle già in essere, che sono il prodotto di una coscienza altra, come appunto invece propone certa astromanzia manieristica, foss’anche quella dei Ciro Discepolo o della Morpurgo comunque di una spanna superiori ai piccoli borghesi che si muovono oggi nell’ambito dell’astrologia “cidense”. Jung, per elaborare concretamente il suo concetto, si servì dell’osservazione e della comparazione di una campionatura di carte oroscopiche di coppie sposate per rilevare, attraverso le frequenze aspettuali di Sole-Luna; Sole-Ascendente ed altre, le possibili coincidenze significative eccedenti la probabilità statistica e quindi, a suo giudizio, indicanti la fenomelogia sincronicistica da lui così evasa..In effetti, se si capisse il senso, si potrebbe ben dire che Jung avrebbe potuto adoperare un altro schema, come la coincidenza delle linee della mano..ad esempio: a lui in realtà non interessava tanto conoscere la dinamica operatrice per mezzo della quale effettuava l’esperimento, quanto servirsene per dimostrare “oggettivamente”, secondo lui, la realtà scaturente..di un fenomeno inconoscibile con quei mezzi: la sincronicità appunto..! Non voglio con questo demonizzare quel lavoro, che resta comunque di valore, ma sarà bene comprendere che proprio quel suo comportamento, cosiddetto “oggettivo”, presenta il valore e il limite conoscitivo, al contempo, del suo metodo. Qualcosa esiste e sussiste in quel procedimento ma non si saprà mai cosa sia.. La forza della volontà sperimentale inevitabilmente esprime una forma di sentimento che certamente predomina e, inconsapevolmente, stabilisce dogmaticamente un limite alla possibilità di conoscenza, senza, appunto, avvedersi che è lo stesso pensiero a decidere l’impossibilità, proprio per lui stesso, il pensiero, a conoscere: in questo senso allora si potrebbe dire a giusto titolo che l’inconscio è il difetto del pensiero e non il suo presupposto..(cfr. Sardelli). Motivo per il quale, se si fosse approfondito quel suo scritto concretamente come ogni professionista serio dovrebbe fare, prima di attingerne il significato per le sue prove, si capirebbe che c’è in primo luogo una precisa incomprensione da parte di Jung del metodo astrologico, e proprio dell’Anima dell’astrologia, essendo inequivocabilmente l’anima la porta d’accesso dell’Intuizione, nello psichismo sensoriale, e non dell’intellettualizzazione che usa Jung per far emergere, oltre la probabilità statistica, secondo lui, quel concetto di sincronicità che non può essere incasellato per default in nessun parametro connesso alla forma intellettualizzante, ma è espressione diretta dell’intuito animico, quello cioè espresso dalle dimensioni di pensiero, come dire, spirituali: quindi una espressione dell’IO individualizzata ma non enucleata dentro binari programmatici. La sincronicità, questa forma di coincidenza a-causale di due avvenimenti nello spazio-tempo, aldilà della ipotetica dimostrazione di Jung, tutta da appurare, ci può dire e in effetti dice che si tratta di un possibile “incantamento” nel quale potrebbe essere espresso un arcaismo magico, uno psichismo arcaico, che, seppur sopravvive in tutti (cosa dimostrabilissima..peraltro..!), in alcuni è particolarmente ridondante. Persone queste, evidentemente, nelle quali il mondo istintuale risulta essere particolarmente potente, unito ad una altrettanto potente psichè che come caratteristica primaria, però, sa muoversi sapientemente nel buio ma è cieca alla luce: ecco in breve come si delinea il “mago”, che spesso prende l’effige del “santo”, del “santone”, del “Taumaturgo” sempre più o meno a capo di qualche “scuola” i cui alunni però non fanno miracoli. Questa impotenza on va addebbitata all’incapacità dei “chierici” ma è causata dall’assenza di Logos nelle teorie proposte dall’inconscio dei cosiddeti “illuminati” maestri. Maestri che tutto sono tranne che veri maestri, coloro cioè che consentono al discepolo di fare ameno della loro pressione, ma al contrario sono adorati proprio dell’uso del loro fascino serpentesco, se si vuole, plutoniano, riuscendo ad incantare la psiche dei loro discepoli, attraverso la forma suggestiva, ma mai liberando, come dovrebbero, dal “affascinamento” di qualsiasi loro teoresi. In questo senso s’inserisce anche la fenomenologia junghiana, è inutile prenderci in giro, pur comprendendo il preciso sbandamento che già ho provocato nell’ambiente psicologico e psichiatrico, alcuni anni orsono, con questi miei ragionamenti considerati chiaramente errati e fuorvianti dai predicatori cechi della volontà del maestro non a caso appartenente al segno zodiacale del Leone. Mi sto riferendo alla fenomenologia paranormale con la quale Jung terrorizzò l’attonito Freud che faticosamente, con la sua “scoperta” dell’Inconscio..(anch’essa discutibile s’intende..!!) si era appropriato del certificato di scienziato per una branca, la psicologia, prima considerata sulla falsariga di una pseudomateria..esoterica, se non magica..! Modalità paranormali con le quali richiamava, lui dice medianicamente (ovvero inconsciamente..), le fenomenologie sincronicistiche presenti nel suo lavoro di psicoterapueta..Fenomenologie che si ostinava a chiamare a-causali, piuttosto che sub-coscientemente suscitate, fenomenologie da intendere, in verità, come opportunità per adire un innalzamento della consapevolezza, piuttosto che relegarle nell’ambigua suggestione di un “inconscio collettivo”, appagato com’era, bigottamente, da buon Leone, di poterne dimostrare la “realtà” sensibile, indimostrabile nei fatti con quella dinamica aderente alla dimensione dell’Ego. Jung, è bene dirlo, non ha affatto attinto al messaggio astrologico, che gli era rimasto del tutto incompreso (come Hillman per quello alchemico cui spesso si riferisce..!!) in quanto non possedeva una vera conoscenza esoterica che è esperienza del pensiero vivente libero dai sensi:
Jung ricercava, con profonda fede s’intende, la possibilità di andare oltre la coscienza sensoriale… utilizzando nei suoi schemi, proprio la coscienza sensoriale…!!
Si servì, dice lui, dello spirito intuitivo appartenente all’IO, come potere oscuroveggente poichè nei fatti lo subordinava immancabilmente (per chi ne avesse letto il libro e le sue deduzioni..) al pregiudizio della dualità insuperabile, privilegiando sentimentalisticamente ed opportunisticamente, nei fatti, il momento sperimentale, inequivocabilmente correlato alla visione sensoriale, a quello metafisico, appartenente allo spirito che avrebbe dovuto essere il principio unico della dimostrazione sincronicistica..assolutamente fuori dal processo sensoriale se si vuole considerarla a-casuale..!! In realtà la dinamica astrologica, invece, offre uno degli strumenti più formidabili per l’osservazione della sincronicità, che è percezione della creatività del pensiero ed è questo che la rende indispensabile nel vero processo di individuazione, cui Jung voleva che l’uomo tendesse, inteso come processo di autorealizzazione e quindi di psicoterapia del Logos..Come si manifesta questa possibilità sincronicistica nel campo astrologico, senza adire però l’inattività di una accettazione passiva come fossimo dei produttori inconsapevoli ma divenirne, tramite la volontà di pensare, anche autori consapevoli..? Dobbiamo fermare e fissare, disinteressatamente, il pensiero per acquisire un minimo di oggettività, scevra di emotività e di sentimentalità,e quindi scappare da quella morta riflessità del pensiero in cui tutto è già stato pensato e quindi è statico, non creativo..!! Si tratta di capire, cioè, sempre più intuitivamente le coincidenze fra macrocosmo e microcosmo attraverso l’osservazione delle corrispondenze (a tal proposito diventano decisive le osservazioni sulle effemeridi..), delle analogie che rappresentano il vero linguaggio immaginale percepibile solo agli autentici “innamorati” del Logos che aspirino ad avere relazioni, rapporti d’Anima, non confusi con lo psichismo selvaggio solo sensoriale ma venduto come animico..dagli imbonitori di cui sopra (Jung compreso..!!). Questo linguaggio, dice correttamente Sardelli, è intransitivo, non consumabile utilitaristicamente, non trasferibile scolasticamente, ma accessibile solo da “cuore a cuore” e non certo da “bocca a cervello”. Il lavoro, autenticamente intuitivo, sulla Carta del Cielo, attraverso le 12 stazioni della passione, quali sono da intendere coerentemente le 12 Case oroscopiche con i relativi caratteri karmici, i pianeti, celebra il mito del nostro tempo, quello cioè del Dio-Uomo che si realizza, solo così, nella relazione IO-TU. Si deve far comprendere al dunque quanto la nostra coscienza ordinaria affondi nella dimensione collettiva, convinti al contrario di avere una nostra coscienza individuale..:
il vero Io non si ammala : è l’ego sensoriale il vero portatore della sofferenza psichica oltre che fisica..
In questo senso vorrei ricordare quanto le cosiddette nevrosi, per non dire delle psicosi, abbiano inequivocabilmente tutte una somiglianza, un carattere, dunque un nucleo collettivo..!! In questo senso stupisce, ma neanche tanto poi, al dunque, data l’insufficiente capacità curativa del medico moderno, quanto la medicina allopatica tratti impunemente la sofferenza soggettiva con farmaci indiscriminatamente collettivi, cercando di sedare e, se si vuole, anche di reprimere nel corpo un kalessere che soltanto ingenuamente, se non colpevolmente, si ascrive, deterinisticamente, ai terminali organico-metabolici per l’incapacità, come detto, di scoprirne “tracce” che non siano esclusivamente organiche, assumendo che tutto ciò che non è osservabile, in fondo può anche non esistere o, nel migliore dei casi, avere magari una esistenza secondaria. Ma è ugualmente del tutto ingenuo cercare di curare la sofferenza psicologica attraverso una psicoterapia usata con mezzi esclusivamente psicologistici, se mi si consente il neologismo, ovvero ancora soltanto, ed esclusivamente, pilotati da una coscienza e da un pensiero discorsivo-collettivo ormai giunto al limite dell’inutilità curativa..Oggi, alla luce di queste cocenti sconfitte, si dovrebbe comprendere, come in parte qualcuno comprende, l’ineludibile necessità di passare da una posizione naturalistica ad una maggiormente umanistica (come astrologicamente sostiene un certo D. Rudhyar mio astrologo preferito..) in cui l’interpretazione è molto più centrata sulla relazione e sull’apprendimento reciproco che all’insegnamento direttivo, lasciando sempre più alle tecniche il compito di sostituire i farmaci allopatici..che chiaramente sono insolventi. Non va fatto l’errore, tuttavia, di negare con le tecniche suggestive e prescrittive la necessità fondamentale della relazione come momento primario del processo di umanizzazione, indispensabile per non essere “riparati” e “riciclati” nell’ingranaggio produttivo dell’alienazione dilagante. Ciò che deve essere appreso non è un illusorio, se non furbesco, “evitamento” del disturbo e della sofferenza, ma un cammino d’incontro umano (quello che nel mio approccio astrale chiamo “Dialogo”) fatto attraverso lo sviluppo di ciò che è più propriamente umano: un pensiero cioè individuale ed autonomo, libero, e pronto ad assumersi tutta la responsabilità della propria esperienza..e della successiva esistenza, non più pensata come accidentale e subita quindi fatalisticamente, ma come assolutamente voluta e per questo sempre più riconosciuta come immagine simbolica della propria verità. Pertanto, e in questo c’è tutto l’accesso alla scienza da parte del discorso astrologico, la distinzione tra coscienza collettiva e coscienza individuale è nei fatti un punto di partenza fondamentale: la distinzione tra questi due mondi, nella sua realtà concreta, appare la più difficile in quanto la più illusoriamente posseduta: cioè l’essere umano crede erroneamente di saperle distinguere. L’instaurarsi dell’Io intuitivo accanto al “me”, egoico-sensoriale, nei primi anni di vita ci apre la percezione del mondo in maniera misteriosamente prospettica: distinguere significa prendere distanza, e quella distanza crea un vuoto che viene riempito dal sentimento: sentimento di sè, non dell’altro. L’altro è solo ciò che “ci manca”, non ciò che è “per sè” e questo accade per moltissimo tempo, se non per tutta una vita..!! Data questa pressione alla nostra coscienza neonatale solo un adeguato passo verso l’indipendenza intuitiva individuale, che la collettività impedisce in tutti i modi, legali o meno che siano, dovrà essere messo al centro di ogni ricognizione terapeutica che si consideri veramente tale. E, in questo senso è profondamente illusorio, vieppiù, vedere nel simboli astrologici delle “potenzialità” da dover sviluppare: i simboli non si sviluppano razionalmente, cognitivamente, è una regola precisa, precipitando in questo modo, soltanto e sempre più nel cattivo infinito dell’erudizione discorsiva, nell’intellettualismo impotente. I simboli in realtà servono, sappiatelo una volta per tutte, ad uscire dall’identificazione egoica per poter immettere una nuova volontà nel pensiero, in questo senso l’Io, a differenza sostanziale dell’Ego, non è uno stato di coscienza stabile, ovvero statico: nell’Io non si soggiorna ma si è dinamicamente attivi. Nell’Io il mondo si fa costantemente con il nostro contributo di pensiero: nell’Io il mondo ha un senso perchè l’Io è il senso del mondo..e tramite i simboli, che sono gli arti con i quali il pensiero suscita il mondo con l’Io. In questo senso si dovranno agire i segni zodiacali: la capacità di sciogliere la vita congelata ed invisibile di un segno, letto e conosciuto sempre allo stesso modo da chi non lo sa vivere individualmente, rianimandolo con un movimento che lo trasforma in simbolo è una prerogativa “magica” del pensiero che può riempirci, come unica fonte assoluta, di meraviglia e di commozione: il segreto consiste nel saper passare dal “guardare al vedere” e il riuscire già a saper distinguere questi due livelli, è di per se un passo decisivo per la nostra evoluzione.. Questo salto quantico, non sarà più gestibile da un maestro esterno a noi, che semmai sarà stato utile al momento dell’inizio della conoscenza e dell’evidenziazione del processo, ma la fiducia nel proprio pensare, nell’avvenuto convincimento della fondamentale importanza della relazionalità con il proprio Io individuale, finalmente colto nella forma simultanea di soggetto ed oggetto, motivo per il quale le risposte, le vere risposte alle nostre domande, sorgeranno dalle evidenze che noi riusciremo a conseguire, dalle convinzioni come punti fermi della nostra identità che riusciamo a trattenere disinteressatamente, ovvero come preciso atto di volontà impersonale contro il bisogno soggettivo: unica garanzia di oggettività e quindi di vera scientificità, che la cosiddetta scienza, quella considerata ufficiale, in realtà non conosce..nei suoi paradigmi stigmatizzanti, nonostante la presenza ingombrante dei suoi armigeri, quei soloni tutti collettivizzati e collettivizzanti..: ogni dogma, essendo sentimento, esprime necessità soggettiva sotto forma di verità oggettiva..!! Sarà bene comprendere che qualcosa si è sviluppato in quella dimensione della nostra coscienza-negata che chiamiamo astutamente inconscio, dato che raramente riusciamo ad aver coscienza di questa inversione metafisica, mancando, di solito il nostro pensiero di un centro interiore autonomo dall’avversione e dalla bramosia dell’istinto, al punto che fino ad oggi le terapie biologiche e psicologiche hanno avuto per inconscio obiettivo la cura della rimozione del vero principio di guarigione: l’io assumendo la rappresentanza della malattia, l’inconscio, come principio della terapia.
Con il nuovo approcciarsi della scienza, dato questo mio approfondimento della dinamica psichica, psicologica e psicoattitudinale, grazie alla preziosa esperienza sul campo di uno psicoterapura del valore del Dr.Sandrelli, in stretta correlazione al moto astrologico, utile a comprendere come siano profonde in realtà le dinamiche relazionali in essere, aldilà delle chiacchiere oscene ed ignoranti, spesso ingiustificate di chi, senza sapere cosa ci sia in ballo, scientista o astromante che sia, decide di bollare, senza comprenderne le reali congetture, come a-scientifica una realtà, financo quella psicopatologica ovvero psichiatrica (inutile che mi ripeto ancora sulla cecità della ragione di quella astrologica, data la grettezza e la ristrettezza mentale di chi, tra quei geni, dovrebbe giudicarne serenamente gli effetti a-causali quindi scientifici) a partire dagli studi sulle particelle del secolo scorso, l’evoluzione quantistica, posso affermare alla luce di questa disanima psicologico-psicoterapica in relazione all’applicazione astrologica, come sia il paradigma scientifico e il concetto di oggettività che stiano cambiando in favore dell’oggettivismo idealistico della vera e autentica “possibilità oggettiva”: sottolineo vera e autentica..!
La fisica quantistica, appunto, in questo senso sta rivoluzionando quel ceco determinismo, portando le menti ad apririsi su nuovi concetti come ad esempio la stessa sincronicità (quella cioè testè spiegata nei minimi particolari non valutabile, come provò Jung, da valori egoico-sensoriali impossibilitati, per default, a leggerne il significato, ma solamente da quelli intuitivi a-sensoriali dell’Io individualizzato) e, grazie a questi schemi, legati alla dinamica intuitiva pura, per rimanere nel campo maggiormente scientifico, consente, con le nuovi eccezioni della meccanica quantistica in atto, una innovativa visione che sembra, o davvero dovrebbe, avallare tutte quelle materie che finora erano considerate pseudo-scienze!
Dr. Claudio Crespina