In Astrologia tutti ne hanno parlato e tutti ne parleranno nei secoli, mi sto riferendo al principio primo da cui tutto dipende, il principio da cui ogni cosa si “legge”: “come sopra così sotto..a miracol mostrare”...
Poche parole, sintetiche e sognanti allo stesso tempo che danno il senso del Tutto e dell’Uno come fusione indivisibile del processo di coscienza e dello svipuppo della consapevolezza dell’Uomo: nostro punto obbligato di arrivo a qualsiasi livello di scienza, di storia, di sapienza, di cultura lo si voglia leggere. Ciò che è in basso è come ciò che è in alto e ciò che è in alto è come ciò che è in basso per fare i miracoli della cosa una. E poiché tutte le cose sono e provengono da una, per la mediazione di una, così tutte le cose sono nate da questa cosa unica mediante adattamento. Il Sole è suo padre, la Luna è sua madre, il Vento l’ha portata nel suo grembo, la Terra è la sua nutrice. Il padre di tutto, il fine di tutto il mondo è qui. La sua forza o potenza è intera se essa è convertita in terra…Così recita parte del testo della “Tavola Smeraldina o Smeragdina” inscritto e attribuito al famoso e mitologico Ermete Trismegisto, figura leggendaria esperta di magia, astronomia, astrologia, alchimia e di filosofia (cfr. Clara Negri). Di Ermete, ossia il Tre volte grande, personaggio mitico di origine greco-egizia (sebbene molti ancora dubitino della sua esistenza..) ne parlò per la prima volta Erodoto nel 450 a.C. quando tradusse in greco le conoscenze astrali egizie. Egli, si dice, che avrebbe donato agli Egizi l’uso della scrittura, delle leggi e della sapienza divina ed avrebbe lasciato circa 40 libri, ovviamente ai suoi adepti, in cui c’era scritto buona parte del suo sapere. Cosicché dagli antichi egizi e greci, passando per il Medio Evo e il Rinascimento, molti gli hanno attribuito la paternità di numerosi scritti, a cominciare da Erodoto, Platone, Marsilio Ficino, Schuré nel secolo scorso. Il nome di Ermete, peraltro, fu dato dai romani anche al pianeta Mercurio che, in astrologia, simboleggia innanzitutto la mente, il pensiero con tutte e le sue funzioni.
“Il pensiero solo vede l’invisibile, scrive Ermete nel Pimandro -uno dei suoi libri che avrebbe influenzato addirittura il Cristianesimo– poiché è, di per se stesso, invisibile (e) se vuoi vederlo, pensa al sole, pensa al corso della luna, pensa all’ordine degli astri. Chi mantiene quest’ordine? Chi ha dato al mare i suoi limiti?… Chi ha posto le fondamenta alla terra?”. Quest’ultimo interrogativo ci riporta al Libro di Giobbe, dice esaurientemente C.Negri, e ci si potrebbe chiedere: “chi ha copiato da chi?” Ma qui non si tratta di plagiare o copiare, si tratta soltanto di trasmettere leggi universali da millenni ripetute da molti grandi saggi in tutte le salse. I contenuti ermetici si mostrano altamente iniziatici, nel senso che fanno parte d’una matrice universale che, dietro l’apparente descrizione mistico-religiosa del cosmo e della creazione tutta, contiene formule teologiche, panteistiche, filosofiche e scientifiche delle quali soltanto in questo ultimo secolo se ne sta scoprendo la validità, essendo noi arrivati alla scissione dell’atomo, alla fisica delle particelle e ai pluriuniversi. Infatti, in ogni cultura del mondo troviamo sempre le stesse leggi e sempre lo stesso principio che agisce su più livelli, come ci insegna appunto Ermete nel suo Kybalion:
“Come in alto, così in basso, come in basso così in alto, per il principio della cosa unica”.
Ermes parlò dell’armonia e dell’unicità del cosmo, continua la Negri e ne convengo pienamente, rivelandosi anticipatore della Nuova Fisica che contiene anch’essa “la gerarchia universale di forze” nel divenire cosmico e degli influssi astrali sull’evoluzione della vita umana sotto il dominio del Fato e del libero arbitrio. Ed è proprio la dottrina degli astri, che furoreggiava nei tempi antichi ad essere la parte più lunga del Cratere della sapienza, il che fa persino supporre che buona parte di essa possa essergli stata attribuita per dare maggiore credibilità all’astrologia.
Tutto quindi è allineato al moto celeste e l’astrologia lo sa da sempre..: forse non è proprio questo il motivo del suo allontanamento pretestuoso dalle Università..? Dei suoi continui attacchi per eresia..e chi più ne ha più ne metta..?
“Il genere umano è un misero gregge di pecore e la maggioranza dell’umanità odia pensare da sé”, diceva la Blavatsky
e, purtroppo, aveva perfettamente ragione: non ci sono dubbi che l’uomo non sa pensare per prorpio conto, pur credendo di farlo…!! Per tale motivo molti grandi istruttori non lasciarono neanche testi scritti per il timore che la vera sapienza potesse essere divulgata a chi non la merita. E sono proprio questi ultimi, forse per l’accesso a superiori stati di coscienza, forse per altro, a parlare da millenni di fisica, astrofisica, matematica, scienza, religione pur essendo capiti da pochissimi. Il loro sapere ha quindi assunto la forma di mito, simbolo, allegoria, o di vera e propria fantasia, quando invece era un modo – o forse l’unico modo – per impedire la distruzione di concetti comprensibili soltanto millenni dopo, nel momento in cui si sarebbero verificate molte premesse per arrivare finalmente alla verità. Come sopra così sotto”, quindi recita, come fosse un dogma, forse sarebbe meglio, il dogma, la famosa frase alchemica attribuita a Ermete Trismegisto: e l’astrologia ne applica in pieno il senso profondo proprio nel suo mezzo più esplicito, il cosiddetto Tema Natale. Ciò che segnala infatti il nostro Tema Natale, cioè il nostro cielo di nascita, non è che uno specchio della nostra realtà interiore: il cielo esterno come quello interno a miracol mostrare per realizzare la cosa Unica.. Per nascere veramente come individuo, dice la disciplina astrologica, un uomo deve capire chi è e ciò che può diventare, per poi tentare di esprimerlo, realizzando la propria personale Verità che è in connessione continua con la Verità universale a cui appartiene ed il tema del proprio cielo è un perfetto paradigma di questo assioma. Ora, così tanto per chiarire, vorrei parlare un momento di astrologia, come una precisa rappresentazione del mondo. Non ne parlo ora in questi termini volentieri (anche per averlo fatto troppe volte..) perché le persone spesso tendono a confondersi a non comprendere la reale portata del discorso. Ma in questo caso forse ci può essere di aiuto questo chiarimento in quanto, come sapete, secondo i miei principi l’astrologia è un vademecum insostituibile. Quindi aldilà del come la pensiate, sia che i pianeti influenzino l’essere umano, sia che siano semplicemente una rappresentazione di ciò che sta succedendo, ovvero che l’astrologia non sia nulla di più che leggere un giornale che ti riporta le notizie, o un libro di storia, od un’emerita fandonia, va bene ugualmente. Non fa differenza: liberi di pensarla come vi pare.. Non proverò a cambiare le vostre opinioni, contrarie o meno che siano, ne a discutere sui perchè o sui per come questa disciplina “FUNZIONA”. Comunque la pensiate però sappiate che l’astrologia, quella “vera”, quella cioè che richiede come base almeno 10 anni di studio per incominciare a capirci qualche cosa, è provata statisticamente al di là di ogni ragionevole dubbio scientifico.., checchè se ne dica e se ne pensi…!! Non è un caso che è mia precisa convinzione credere che ci sia una motivazione altra del suo scorretto maltrattamento culturale, aldilà delle solite accuse manipolatorie la realtà..obiettiva. Non sappiamo, scientificamente, in “laboratorio”, veramente come avviene, quella particolare “fusione, ma anche fissione, nucleare”, ma sappiate che avviene…, anche perchè bisognerà, prima o poi, escogitare altre metodiche utili a validare una teoria senza dover pasare sotto il pesante giogo della validazione scientifica ormai obsoleto e incompleto per comprendere cose che sfuggono a certi postulati solo mecanicistici escludendo aprioristicamente le connotazioni di natura sensibile e sovrasensibile anch’esse, nonostante certa cecità scientifica, esistenti nella dinamica umana che la cosiddetta scienza bolla, lavandosene le mani, come para-scientifiche o paranormali. Su questo non ci sono dubbi. Un po quello che si potrebbe sostenere per la fotosintesi clorofilliana: essa ci viene spiegata ma, al dunque, aldilà dei “paroloni”, non è stata capita realmente, non si comprende come realmente avviene quel processo che comunque avviene anche se ne siamo ignoranti, anche se non ne capiamo la precisa motivazione scientifica.
Diceva E.Bach “La malattia, alla sua origine, non è materiale; ciò che noi conosciamo della malattia è l’ultimo effetto prodotto nel corpo, la risultante di forze che agiscono per lungo tempo e in profondità…La salute è la nostra eredità, il nostro diritto, è la completa e piena unione fra Spirito, Anima e Corpo; e questo non è un ideale arduo e irraggiungibile, ma è talmente semplice e naturale che parecchi di noi l’hanno trascurato”.
Le antiche civiltà che conoscevano le leggi universali l’hanno sempre avuta, e con loro tutte quelle società che ancora oggi mantengono uno stretto legame con la Natura. Mi sto riferendo espressamente alla visione olistica (dal greco “olos” che significa “tutto quanto”, “intero”) della vita e di ogni sua manifestazione. Ovvero, hanno sempre visto come ogni cosa sia intrinsecamente collegata all’altra, formando un tutto inscindibile. Da qualche tempo le avanguardie della Scienza, ognuna partendo dal proprio settore, stanno arrivando alla medesima conclusione. Sia nel macro che nel microcosmo, a mano a mano che gli strumenti di indagine consentono al pensiero umano di trovare delle conferme, sta diventando sempre più evidente anche nel nostro mondo occidentale, così compresso su quella innaturale divisione, finalmente. Da questa parte del globo, infatti, domina oramai il pensiero lineare, o logico-razionale, per sua natura limitato e limitante, mentre in Oriente non è mai stato del tutto abbandonato il pensiero analogico o associativo, che permette alla mente di fare connessioni più ampie, multidimensionali, e di avere quindi delle comprensioni della vita molto più ricche e profonde. All’inizio del ‘900, dopo che la Fisica Atomica di Einstein aveva abbattuto le prime roccaforti della Fisica Classica, o meccanicistica, di Newton, rivelando la natura energetica di ciò che si chiamava “materia” e si credeva inequivocabilmente solido e tangibile, diversi scienziati, più illuminati dei loro stessi fratelli classicheggianti, iniziarono ad esplorare il mondo delle particelle subatomiche, sviluppando la Fisica Quantistica e facendo scoperte ancora più sconvolgenti. Servirebbe ampio spazio per descriverle, e, mio preciso consiglio è quello di leggere qualcuno dei numerosi testi divulgativi esistenti (interessantissimo al discorso e sempre attuale è il “Tao della Fisica” il best seller di fritjof Capra), che facilitano alla persona comune la comprensione di questi importanti e affascinanti nozioni che stanno aprendo un mondo impensabile solo 50 anni fa.
Per dirla in pochissime parole, più si scende nell’infinitamente piccolo, più spariscono le leggi classiche e i componenti stessi della materia, e quindi qualunque certezza su di essa, mentre ci si viene a trovare di fronte a pure potenzialità direttamente influenzate da chi le osserva, che ne determina il comportamento.
Questo fenomeno, che possiamo denominarlo come “Effetto Osservatore”, è forse l’aspetto più importante di questa rivoluzione culturale, perché sta costringendo un’ancora riluttante Scienza a includere nei suoi ragionamenti il concetto di Coscienza, ovvero a ricongiungere l’essenza dell’essere umano con il mondo della manifestazione, che fino a ieri erano considerati due realtà ben separate: una “dentro” e l’altra “fuori”.. Distinzione distorcente la realtà questa violenta separazione che la sola scienza astrologica, tra le scienze, non conferma nei suoi caposaldi, anzi la elimina convintamente, rinsaldando invece la fusione dei due mondi in un unico Universo manifestativo che la logica analitica del Tema Natale compie, unendone indissolutamente le componenti materiali a quelle immateriali senza soluzione di continuità, esprimendo nel suo cerchio sia il Corpo, sia l’Anima, sia lo Spirito. A fronte di questo ragionamento sarà bene ricordare anche un’altra importante scoperta della Fisica: il fenomeno della Correlazione Quantistica, o Entanglement, che conferma la qualità della non-separazione tra le cose. Semplificando al massimo (i veri scienziati, quelli autentici, non quelli realizzati al pregiudizio, perdoneranno l’azzardo…), possiamo dire che due o più particelle (o sistemi) che siano venute in contatto, una volta allontanate anche a distanze siderali, rispondono simultaneamente e allo stesso modo a uno stimolo dato a una sola di loro. E non è nemmeno ancora molto chiaro come avvenga, e se avvenga, la trasmissione dell’informazione tra loro…ma il fatto sussiste. Chiaramente il dibattito è ancora aperto perché non tutte le nuove teorie sono già state dimostrate. Ogni scoperta apre nuovi orizzonti da esplorare, ogni volta sfidando i vecchi paradigmi che in qualche modo devono cadere..(esattamente quello che esprime la rivoluzione plutonica nella sua simbologia più evidente). Di fatto ancora non si è prodotta una teoria in grado di unificare tutte le leggi cosmiche. Ma, è speranza secolare di certi scienziati, quella di sentirne la possibile realizzazione non più irrealizzabile: forse pensano di essere finalmente vicini ad una soluzione..,che invece non giungerà mai, se non si decideranno a svellere dalla loro mente quella poderosa separazione tra la materia e l’immateria…!!
E già che ci sono mi vorrei togliere il classico sassolino dalle scarpe…, se avete ancora la pazienza di leggermi..!!
Quando si parla di Scienza, può essere utile, credo, non pensare a un monolito omogeneo e granitico, e neppure a una sorta di divinità infallibile, intoccabile e senza la quale nulla ha il diritto di esistere. La Scienza rappresenta il nobile tentativo da parte dell’uomo di analizzare e descrivere il meglio possibile il creato, ovvero la realtà nella quale viviamo, allo scopo di usarne e, non solo di subirne, le leggi. Ma essa è necessariamente limitata, sia dalla capacità delle menti degli scienziati di concepire di volta in volta l’oggetto dell’analisi, sia, a causa del suo metodo dimostrativo, dall’orizzonte di realtà che gli strumenti disponibili permettono di osservare in un dato momento.
La “Realtà”, che a sua volta è un concetto in via di ridefinizione, credetemi, è ben più ampia della Scienza. E le nostre menti, salvo rare eccezioni, non sono ancora sufficientemente allenate ad abbracciare tutto lo scibile: non sono correttamente elasticizzate, mi viene da dire, aquarianamente o, superando gli schemi anche della genialità istintuale, in chiave pescina proprio come ha dimostrato essere un certo Einstein. Forse conviene pensare alla cosiddetta Scienza come ad un grande Fiume secolare, con tantissimi diramazioni: esempio che voglio riferire anche alla nostra struttura astrologica, dato il tentativo, neanche celato, di sclerotizzarne le antiche regole, imposte dalla tradizione classica. Un grande fiume, come anche una grande quercia con le sue innumerevoli ramificazioni, avrà alcuni emissari più vecchi, antichi, pieni di scorie vicine alla foce del fiume, appartengono al suo passato e costituiscono gli sviluppi delle origini; altre ramificazioni più giovani e flessibili, continuano a crescere e a moltiplicarsi alle estremità invadendo il territorio per giungere al delta del fiume in diverse ramificazioni. Ogni emissario del grande fiume corrisponde ad una diversa “branca” e si sviluppa per conto suo, cercando di raggiungere la luce della verità (la foce verso il mare) incurante degli altri emissari, pur originando dallo stesso fiume maggiore. Questo per dire che a volte le branche seguono direzioni e interessi diversi, il che spiega le momentanee contraddizioni. E poiché la Scienza è fatta di tanti uomini, possiede tante menti e tante voci: nessuna orchestra può funzionare senza un direttore capace di ispirarla e al contempo di contenerla..per consentire un’opera finale d’insieme in cui i diversi suoni concorrano alla realizzazione dell’opera stessa e alla sua comprensione. Oggi, inoltre, sembra aumentare, almeno in occidente, questa vistosa parcellizzazione scientifica, senza collaborazione interdisciplinare: non sembra esistere una sola Scienza, bensì ancora tante “scienze” in divenire. Bisogna sapere ascoltare le varie voci, senza la costante della cecità pregiudiziale, anche quelle non ancora ufficializzate, soprattutto quando esse risuonano dentro di noi. E come per i rami dell’albero, sono destinate a sopravvivere solo quelle parti che crescono in direzione della luce…!! La scienza medica ne è un nobile esempio, in riferimento alla luce iluminante, se di scienza si può parlare, nella sua visione olistica: quando si parla di un essere umano infatti si dovrebbe esaminare, come fa con precisione la dinamica astrologica, sempre l’insieme corpo-mente-spirito che esso costituisce nella sua interezza, anche se ad oggi, nonostante i continui cambiamenti d’orizzonti speculativi, noi viviamo ancora con la parcellizzazione delle specializzazioni mediche che dividono l’essere umano in parti separate..cioè l’analisi medica non olistica, non consentendo di certo una corretta visione d’insieme sulle problematiche salutistiche dell’uomo, non da una valutazione d’insieme dello stesso. Come dire che più precisamente, corpo-emozioni-pensieri-spirito devono essere lette uniformemente per un unico sistema finale. In quest’ottica, la salute dipende dall’equilibrio di queste singole componenti e del loro insieme, mai divisibile. Nelle Scienze Biologiche vi sono state negli ultimi decenni numerose scoperte che hanno rivoluzionato il vecchio concetto di corpo fisico come macchina separata dallo Spirito. La P.N.E.I., o Psiconeuroendocrinoimmunologia, a metà del secolo scorso ha evidenziato la correlazione tra i principali sistemi del corpo (cfr.A. Giacalone). In sostanza, non si tratta più un agglomerato di pezzi/organi/sistemi separati, bensì un unico sistema/organismo globale dove i (sotto)sistemi nervoso, endocrino e immunitario, di natura materiale, insieme alla psiche che riveste un ruolo altrettanto fondamentale e inscindibile, si influenzano a vicenda con effetti a cascata, proprio come sarà bene intendere l’analisi dei cosiddetti temi di nascita in astrologia, nonostante la poderosa limitatezza conoscitiva in cui molti astrologi continuano a crogiolarsi.
Senza dimenticare che a partire dal primo ‘900 i fondatori della psicanalisi e successivamente i loro allievi, osservarono e descrissero alcune interazioni tra mente e corpo, dando origine ad altre discipline di tipo olistico in via di sviluppo ancora oggi. Lo stesso Carl Gustav Jung si interessava di Fisica Quantistica, perché aveva intuito l’esistenza di dimensioni trascendentali e di correlazioni nascoste tra esse e il mondo della coscienza e del visibile. Suoi i contributi interessantissimi, ad esempio, relativi ai simboli e agli archetipi in relazione al concetto di sincronicità dei nessi acasuali espressi nei suoi lavori editoriali.
Importanti novità, che bisogna inevitabilmente evidenziare alimentando buone speranze e grandi potenzialità anche nella spiegazione di una logica scientifica nel campo astrologico, riguardano poi il DNA: fino a ieri era considerato una sorta di codice a barre individuale, stampato a fuoco nella nostra carne e circondato da un’inutile massa di “geni spazzatura”, che ci definiva e incasellava dall’inizio alla fine della vita, come un prodotto sullo scaffale del supermercato destinato solo a scadere. L’Epigenetica ha invece dimostrato come l’espressione del DNA non solo sia influenzata da fattori ambientali interni ed esterni, e sia quindi in continua evoluzione, ma anche come questa espressione possa essere modificata volontariamente, risvegliando quelli che sono stati ribattezzati “geni dormienti”. All’uopo sarà bene citare ancora la Neurogenesi e la Neuroplasticità, che riguardano rispettivamente la continua produzione di nuovi neuroni da parte del cervello e la capacità delle connessioni neurali di modificarsi, superando anche in questo caso il vecchio concetto di sviluppo limitato e di inevitabile degenerazione: modificazioni neuronali che predico sistematicamente a piè sospinto nella traduzione simbolica degli aspetti presenti nel tema di nascita che non vanno considerati come ammassi monoliti di schemi psicologici obbligati (come insegna sterilmente la tradizione classica..) ma anzi come precise sensazioni, input, in piena propulsione energetica da ampliare nel loro moto continuum planetario (discorso innovativo che sto sviluppando nei seminari della mia scuola), connettendole ad altri schemi inusuali del cerchio. Al di là delle etichette, se manteniamo una mente aperta che abbracci tutte le più recenti scoperte così come l’importante patrimonio di conoscenza che ci è stato tramandato dall’antichità (patrimonio che va mantenuto gelosamente e approfondito..come base s’intende), la premessa fondamentale del mio studio astrologico, delle mie ricerche incessanti, dice che non vi è problematica, non vi è sofferenza (malattia o trauma, per restare in campo strettamente medico..) che non nasca dalla mente della persona e che, grazie alla mente della persona, non si possa riorientare, riprogrammare e quindi risolvere …, “guarire”, direbbe un medico. Non soltanto, quindi, alcuni dei problemi, alcune nostre sofferenze (o malattie..) ma proprio tutti i nostri “inconvenienti” possono essere risolti.., ed anche se comprendo come, ancora per molti, questa mia affermazione risulti ancora eccessivamente rivoluzionaria, fors’anche troppo anticipatoria (come spesso mi è stato fatto constatare da amici, da collaboratori sia nel corso della mia lunga esperienza da studioso che nella gestione della mia vita personale..: Marte e Venere in Aquario..me lo spiega sufficientemente), anche in considerazione che l’effettiva risoluzione (guarigione..) a volte sia difficile da raggiungere nel corso di una sola vita fisica, resto fermamente convinto di queste mie tesi, diciamo anticipatorie (senza una reale spiegazione scientificamente applicabile..) in quanto quello che risulta alla fine delle mie analisi, il prodotto finito, sembra essere più un frutto di un “miracolo” intuitivo che la logica pensante di un ragionamento libero: quella che mi è piaciuto definire, sintetizzando le due vie in un unica soluzione esplicativa, la “logica del controintuitivo” che consente risultati incredibili sull’analisi comportamentale dell’uomo e dei suoi obiettivi psicofisici, impensabili nelle terapie psicoanalitiche o psichiatriche messe in atto dalla medicina convenzionale.
Per fortuna però, in conclusione, a parte i ricercatori puri, sono molti anche i medici che, dopo essersi scontrati con i limiti della Medicina Convenzionale (che spesso sembra considerare guarigione la mera sparizione del sintomo), ne hanno da tempo varcato i confini. Hanno così riscoperto antiche verità quali la saggezza del corpo con il suo innato potere di autoregolazione e di autoguarigione, il valore non solo chimico ma anche energetico dei rimedi naturali, le numerose tecniche corporee, l’importanza dello stile di vita, dell’alimentazione e dell’empatia nel rapporto col paziente, la numerosità di ciò che un tempo veniva definito “guarigione miracolosa”, e, non ultimo, la correlazione astrologica come aiuto alla comprensione del sintomo.. Fino a giungere all’incredibile fenomeno delle Near Death Experience, o Esperienze di Premorte, di numerosi pazienti in tutto il mondo, dove si è dovuto prendere atto dell’esistenza di una coscienza individuale che sopravvive al di là di un corpo fisico e di un cervello non più funzionanti. Mondi multidimensionali si stanno aprendo davanti le nostre esperienze e non possiamo più procedere con le logiche della separazione delle ..”carriere”, come ironicamente definisco questo cieco atteggiamento della scienza convenzionale e di chi la segue pedissequamente, ad onor del vero, non solo per motivi di miopia culturale, ma anche per il prezioso mantenimento della “poltrona” sulla quale sono assisi..e spesso senza neanche meritarne il titolo…!! L’astrologia, sappiatelo, è una materia affascinante perché riguarda l’infinita complessità e originalità di ogni essere umano, questa meravigliosa scintilla di vita in continua evoluzione che non può essere evidentemente controllata da alcuna scienza limitata e limitante che non comprenda in se gli stessi impulsi genetici per un moto incessante di cambiamento: “panta rei”, diceva tantissimi secoli orsono Eraclito, un anticipatore anche lui…L’astrologia non è quindi una scienza esatta, per come si voglia intendere limitatamente l’attuale “esattezza” della scienza..ma è una scienza che sa seguire il ritmo del tempo, anzi lo impone.., proponendone uno diverso per ogni momento planetario in essa inscritto; non a caso l’Astrologia è la SCIENZA DEGLI INIZI, di tutti gli inizi, aventi nell’anima mundi fondante, quei ritmi incessanti di varianti cosmologiche, sempre “costantemente” differenti tra loro pur essendo rappresentate dagli stessi valori simbolici inscritti nello zodiaco delle costellazioni che conosciamo (Entropia astrologica). Anche se esistono ormai molti testi, sia antichi che moderni, che propongono degli schemi interpretativi e delle mappature del corpo ermetico, con relativi significati simbolici, su cui si possa ragionare astrologicamente, si tratta sempre di suggerimenti, di indirizzi generali, non proprio personalizzabili, resi permeabili all’intemperie dei cambiamenti repentini a cui l’uomo è sempre più sottoposto: cambiamenti che nessuna scienza, non aperta a quei cambiamenti, potrà mai interpretare correttamente se basata su quelli che io definisco “fermi Immagine”.. Personalmente tendo da sempre ad ispirarmi a molte fonti, ma ciò che penso essere determinante, partendo dall’osservazione del singolo caso e la cooperazione diretta con la persona interessata (attraverso una serie di domande e di risposte), sia un’analisi aperta ed elastica che sappia interpretare la persona in “movimento” e non nel blocco psichico del momento proponendo atteggiamenti da intraprendere che si possano anche pensare estranei: una recita per un palinsesto cinematografico da realizzare compiutamente ex novo dei propri schemi di vita, che senta le capacità interpretative “muoversi” sui piani fino allora sconosciuti o, peggio ancora, inaccettati dal proprio sistema mentale “inebetito” dalle circostanze ambientali e culturali in cui siamo immessi sin dalla nascita..Recita che si dovrà adeguare non casualmente alla sintassi dei simboli astroloogici in campo nel rispetto del proprio tema natale e delle sue possibili “aperture” concettuali al nuovo che dovrà proporsi e successivamente imporsi. Dato che ormai ci sono, finisco il mio concetto base: il tema di nascita o tema Natale è solo una base su cui lavorare. Nessun aspetto, nessun contesto rimarrà come lo abbiamo analizzato al principio: i pianeti col loro moto in progressione ci suggeriscono l’evoluzione corretta della possibile personalità che, se la nostra mente, il pensiero di cui siamo formati, da adito alle molteplici aperture possibili, si apre al nuovo, non rimarrà mai la stessa, come invece convenzionalmente, ci viene fatto credere.., per trattenerci nella completa ignoranza e nella sottomissione del Potere politico e religioso. Il tema è vivo..sappiatelo, ma ne approfondirò il significato in altra sede..: per questo motivo è insondabile nelle veloci chiacchiere sul web o nelle richieste miopi di chi crede che si possa definirlo in qualche attimo e in poche paginette..!!
Tutto questo compendio sulle origini e sull’evoluzione della dimensione astrologica e sulla miopia scientifica e dei suoi interpreti più sclerotizzati, per raccontarvi a tal proposito una clamorosa esperienza, appunto scientifica.., che nella mattinata di ieri tutte le agenzie giornalistiche internazionali e l’intera rete, hanno battuto nei loro rotocalchi:
La nuova città perduta dei Maya si chiama K’aak’Chi (Bocca di Fuoco). A scoprirla è stato un quindicenne del Quebec: William Gadoury
Beh, mi direte, ma aldilà della giovanissima età, quindi certamente sensazionale come evento culturale, tra l’altro in contro tendenza con le continue voci sulla superficialità dilagante delle nuove generazioni, per quale motivo, quale liaison, contiene questo voluminoso compendio appena trascritto sulla validazione scientifica del processo astrologico e sull’insuficienza dell’attuale convenzione scientifica a leggere i cambiamenti strutturali a cui la scienza stessa sta andando incontro..in questo specifico periodo epocale..?
Potreste avere ragione, vi risponderei, nel sentirvi confusi o comunque incerti, ma se mi date un altro po’ del vostro tempo vi spiegherò la precisa connessione del mio scritto con questo straordinario evento scientifico riguardo alla scoperta di una nuova città perduta dei Maya…Anzi, a dire il vero sono convinto che appena letto la notizia nel suo insieme non avrete più bisogno della mia ulteriore spiegazione per illuminare la scena del…”crimine”: capirete certamente per conto vostro quel motivo che può sembrare incerto a prima vista, ma a breve ne comprendererte, senza alcun mio ulteriore ausilio, la sostanza “motivante”…. Mi perdonerete il giochetto di parole..!!
LA NOTIZIA SENSAZIONALE
Un 15enne canadese, William Gadoury (nella foto), potrebbe aver scoperto (il condizionale è solo precauzionale: di fatto ha scoperto..) una città Maya dimenticata utilizzando foto satellitari e costellazioni. William Gadoury, un ragazzino del Quebec appassionato dell’antica civiltà, ha ipotizzato che i maya scegliessero la localizzazione delle città in base alle costellazioni. “Non riuscivo a capire perché le città maya sorgessero lontano da fiumi, in terre sperdute o sulle montagne”. E ha scoperto che ben 117 città Maya sono allineate esattamente con le stelle, e tanto più le stelle sono luminose, tanto piu’ grandi risultano le città. Ma a quel punto William si è fatto dare dalla Agenzia spaziale canadese le immagini satellitari scattate dopo un incendio nel 2005. E studiando la mappatura delle stelle, ha scoperto una città di cui non si sapeva l’esistenza sulla base di una costellazione di tre stelle: le tracce sono proprio dove la terza stella della costellazione indicava che dovessero essere. Le immagini satellitari, confrontate con Google Earth, hanno mostrato strutture, faticosamente visibili sotto la fitta cappa della vegetazione della giungla, che sembrano frutto del lavoro dell’uomo; una foto mostra una rete di strade e un grande quadrato che potrebbe essere una piramide: “Un quadrato non è naturale, è in gran parte artificiale e difficilmente può essere attribuito a fenomeni naturali”, ha confermato Armand La Rocque, dell’Università di New Brunswick, al quotidiano britannico l’Independent.
Il “ragazzino” ha battezzato la città, che è ancora da esplorare nella giungla dello Yucatan, K’aak Chi, ovvero Bocca di Fuoco. La zona è difficile da esplorare per via della fittissima vegetazione. Ma la scoperta di William potrebbe portare gli archeologi a scovare altre città maya utilizzando la stessa tecnica…Si chiama William Gadoury, come scritto, l’adolescente quindicenne che vive a Saint-Jean-de Martha, a nordovest di Montreal, in Canada, e, quella che in astrologia mi piace chiamare “genia” (e null’altro…badate bene..: ne fortuna, ne casualità, ne intuito…come si legge in qualche parte dei svariati articoli.. ), lo ha condotto allo straordinario ritrovamento di grande valore archeologico, incrociando mirabilmente i dati di Google Earth con quelli delle costellazioni, quindi non casualmente, e dopo uno studio durato alcuni anni: a partire, cioè, questo è il movente, proprio dalla famosa “Questione Maya” scatenata dai media di tutto il mondo sulla fatidica data del 21.12.2012: l’ipotetica fine del mondo che ad oggi, come ho scritto in più articoli, non si è verificata…come, appunto, tutti hanno potuto constatare. Ma quello che invece si è innescato inconsapevolmente con tutto quel can can mediatico durato, bene che vada, almeno 3 anni (le prime notizie appaiono intorno al 2009..), è stato il clamoroso interesse di un ragazzino, William Gadoury, allora dodicenne, per la storia dei Maya. Come ipnotizzato dalle gesta dei Maya, ha cominciato a chiedersi i vari perchè per giungere, in tre anni circa, alla clamorosa scoperta archeologica. All’insediamento Maya, che si trova nello Yucatan, ha dato il nome di “Kaa k’Chi”, che nel linguaggio dei Maya significa “bocca di fuoco”.
“Non mi spiegavo perché queste popolazioni costruissero le loro città lontano dai fiumi, in aree remote, spesso impervie. Mi sembrava una scelta incomprensibile fino a che non l’ho collegata alla disposizione delle stelle”, ha dichiarato con estrema semplicità Gadoury al Journal de Montreal. Ora sarà opportuno chiedersi come mai un bambino dodicenne abbia potuto sentire quel bisogno specifico, quell’input antico, in considerazione che normalmente i suoi coetanei, più occidentali che orientali (ma l’indice percentuale si sta muovendo all’insù anche sul versante del Sol levante..), pensano a giocare a qualsiasi cosa, magari connessi in massa, come la stragrande maggioranza adolescenziale nel mondo, ci dimostra, ai loro PC, ormai oggetti insostituibili di ipnotismo di massa organizzato..? La risposta o le risposte a questa domanda saranno sempre le solite.., potete scommetterci: inutile pensare con rinnovata speranza a qualche barlume di nuova intuizione da parte degli scienziati preposti alla possibile spiegazione….!! Diranno, anche per salvarsi il loro beneamato “culetto”, che si è trattato di fortuna, di casualità.., statene certi, proprio come ha fatto, senza perdere tempo, quella “scienziata”, Susan Gillespie, che “insegna” Antropologia all’Università della Florida, la quale ha liquidato la questione con un: “Se dovesse esserci un sito nell’area indicata da William si tratterebbe di una mera coincidenza: in tremila anni di storia i Maya hanno costruito insediamenti pressoché ovunque e ci sono certamente aree ancora oggi sconosciute agli archeologi”. Mi domando e vi domando, oltre al fatto, da sottolineare inderogabilmente, che questa buontempona (altro che insegnante..) non ha perso l’occasione di tacere, come mai questi geni dell’archeologia (schema valido per qualsiasi altra scienza..), non riescono a trovarle tutte queste vestigia nascoste dai secoli, dato che, per loro stessa ammissione, sono una miriade incalcolabile ed hanno avuto bisogno dell’avventura “casuale” (non regionata sientificamente, secondo loro, data l’inaccettabile realtà parascientifica della connessione Uomo-Universo), secondo la spiegazione consueta certificata dalla loro cecità.. istituzionalizzata (ecco a voi spiegato uno dei motivi della mia lunga introduzione..!!), di un ragazzo quindicenne.. appassionato di astri..? Insomma, se sono così numerosi questi insediamenti Maya, come asserito, perchè non le trovano i cosiddetti professionisti, antropologi, archeologi, astrofisici e astronomi ecc..ecc.., i cosiddetti “addetti ai lavori” pagati proprio per questo lavoro..? Ora poi, a maggior ragione, saranno messi ulteriormente al muro anche coloro, tra questi, che piangono miseria per l’inadeguatezza degli stipendi, per la mancanza dei fondi da devolvere alla ricerca.., in quanto il nostro William, scoprendo la nascosta vestigia Maya, si dice che abbia fatto tutto da solo e soprattutto da casa, senza spendere un patrimonio..creando, purtroppo per i nostri eroi, i cosiddetti scienziati, un pericoloso precedente..che, statene certi, i politici, italiani e mondiali, al governo dei rispettivi paesi, non si lascerano scappare…, per rinsaldare le loro posizioni sulle prerogative economiche dei profesionisti pubblici dei settori universatari e della ricerca scientifica in genere. Non meravigliatevi se a breve cominceranno le smentite..: dallo scalpore iniziale sulla notizia si passerà alla sua lenta ma costante denigrazione. Anzi già è iniziata la campagna denigratoria da parte dei cosiddetti scienziati che parlano di probabile abbaglio..Infatti per molti “esperti” del settore la storia del giovane William è troppo bella per essere vera (anche perchè sottolinea immancabilmente la loro inefficenza..!!). L’astronomo e antropologo Anthony Aveni, considerato “il padre dell’archeoastronomia”, sostiene che il tentativo di individuare una corrispondenza uno-a-uno tra una moderna mappa astronomica e un grande numero di manufatti umani – che si tratti di città maya o, ad esempio, delle celebri linee di Nazca – non è altro che un esercizio di immaginazione…Mi sono spiegato..? Vedrete che a breve la questione sarà completamente destrutturata (chissà cosa accadrà ai responsabili dell’Agenzia Spaziale Canadese che hanno certificato l’evento addirittura premiando il ragazzo). Al dunque il problema è in realtà ancora più grande di quello che si può leggere come semplice notizia giornalistica: solo apparentemente.., direi, come notizia giornalistica. Dietro alla straordinaria scoperta sollevata dal ragazzo canadese c’è ben altra consistenza scientifica che inevitabilmente metterebbe in crisi quei capisaldi storico-matematici su cui la Scienza ufficiale e chi la controlla da vicino (Politici e religiosi di tutto il mondo: vedi CERN..) si è creata le basi per vivere e mantenersi dopo la rivoluzione illuminista. Lo studente canadese, ha “intuito”, scrivono in genere gli articolisti dei media “ignorantemente”.., dismettendo la spiegazione corretta non certamente connessa all’utilizzo del solo intuito, che doveva esserci un insediamento nello Yucatan incrociando le conoscenze astronomiche della civiltà precolombiana con le immagini di Google Earth che le foto da satellite dell’Agenzia spaziale americana (la NASA) ne hanno dato conferma. Due passioni che si incrociano casualmente, si potrebbe pensare sia ignorantemente che ingenuamente.., civiltà precolombiane e astronomia, un’ipotesi, qualche calcolo. Il risultato è una scoperta straordinaria: in una zona impervia della penisola dello Yucatan sorge una delle città più grandi costruite dai Maya, rimasta finora nell’ombra. Si chiama “K’AAK’CHI”, “Bouche de feu”, ovvero “bocca di fuoco”: il nome gliel’ha dato il suo giovanissimo scopritore che, basandosi unicamente sullo studio delle stelle e sul suo intuito, senza recarsi sul campo, nel 2014 ha ipotizzato la presenza delle vestigia in quei luoghi…!! In queste condizioni, se verificate, si metterà male per i cosiddetti “addetti ai lavori”..!! Ora i rilievi satellitari dell’Agenzia Spaziale Canadese gli hanno dato ragione: una piramide e una trentina di costruzioni dell’epoca dei Maya si levano nel bel mezzo della giungla messicana. Per William è un sogno che si avvera, per l’Agenzia Spaziale una medaglia al merito al piccolo astronomo e la promessa di una pubblicazione della scoperta su una rivista scientifica.
RICOSTRUZIONE DELL’AVVENIMENTO
Tutto ha inizio nel 2012: mentre gli altri fanno il conto alla rovescia in attesa che si compia la profezia della fine del mondo, William, che allora ha 11 anni, si appassiona alla cosmologia e alla cultura Maya. “Non riuscivo a capire perché questa civiltà avesse scelto di costruire i propri centri abitati lontano dai fiumi, su terreni poco fertili e tra le montagne -racconta oggi il ragazzo- Pensai che doveva esserci un’altra ragione. Del resto i Maya veneravano le stelle”. Da qui prende le mosse la ricerca del giovane canadese. Prende in esame ventidue costellazioni con cui i Maya dividevano il cielo, le riporta su carta e nota una relazione tra la disposizione delle stelle nel firmamento e i luoghi in cui sorgono 117 città. Elabora allora una teoria: piramidi, palazzi e costruzioni si sviluppano seguendo lo schema delle costellazioni. Gli insediamenti riproducono in terra le forme disegnate dalle stelle, di modo che agli astri più luminosi corrispondono le città maggiori. Io fin qui non vedo minimamente l’opera del caso, anzi, stando alle notizie giornalistiche e alle loro ricostruzioni, c’è da prendere in considerazione la validazione di un ragionamento assolutamente eccezionale, non tanto per la logica in atto, facilmente deducibile anche da profani, quanto per l’età adolescenziale di chi la attua.., che inevitabilmente mette in crisi le eccelse menti degli scienziati professionisti, preposti professionalmente all’atto: menti di fatto assopite sugli allori dei loro posti assegnati per chissà quali criteri valutativi..se un ragazzo, senza esperienza specifica nel campo astronomico ne archeologico, è stato in grado di risolvere con intelligenza intuitiva un simile processo…! Ma, per loro, gli esperti…, sfortuna, c’è ancora di più da sapere. Secondo lo schema, approntato intuitivamente (si crede ..ignorantemente non considerando la dinamica astrologica e le sue leggi..) dal giovane studente, alle tre stelle della 23esima costellazione avrebbero dovuto fare da controcanto altrettante città, ma fino a quel momento ne erano state rinvenute solo due. Allora si fa strada, nella sua mente inesperta, l’ipotesi che potrebbe essercene una terza città che ancora non ha visto la luce. È a quel punto che il ragazzo si rivolge all’Agenzia Spaziale Canadese per provare la fondatezza delle sue teorie. Con l’aiuto di immagini satellitari fornite dalla Nasa e dall’Agenzia giapponese, viene passata al setaccio la zona che, secondo i suoi calcoli, avrebbe dovuto ospitare dei reperti archeologici. Fino a quando, lo scorso gennaio (2016..), arriva la bella notizia: la città ipotizzata esiste davvero, e si trova proprio nel punto che aveva indicato William. La sorpresa, in realtà, è doppia: non solo il 15enne è il solo a essersi reso conto che una città Maya mancava all’appello, ma è stato anche il primo a stabilire e provare una connessione tra le costellazioni Maya e la scelta del luogo di nascita delle città. Il tutto, incrociando informazioni tratte da Wikipedia e Google Earth. Una grande soddisfazione, che corona tre anni di lavoro “eccezionale”, come lo hanno definito alcuni, non tutti, tra gli esperti. Le spedizioni sul campo non sono ancora in programma, ma per William resta il desiderio più grande: “Andare con gli archeologi nella città perduta, darebbe un senso alla mia ricerca” e, mi viene da aggiungere, che sarebbe anche un aiuto per quei poveracci che, senza quella particolare illuminazione della mente, posseduta da William, brancolerebbero nel buio più completo, come la loro apnea scientifica ancestrale dimostra nei secoli…!! Constatazione obbligata questa mia, agita, credetemi, senza alcun livore culturale, dato che il giovane ci ha detto di essere riuscito ad individuare la nuova città, senza recarsi sul posto, grazie a una teoria da lui elaborata secondo cui i Maya sceglievano i luoghi dei propri insediamenti in base alla forma delle costellazioni: il regno dei Maya si estendeva sul territorio dell’area meridionale del Messico (Chiapas, Quintana Roo, Campeche, Yucatán), del Guatemala, di El Salvador e nel Belize. Esisterebbe, dicono gli esperti (ma anche i media..), usando il condizionale non pregiudicante, infatti una corrispondenza tra la disposizione delle stelle nel firmamento e la posizione geografica delle città: ahh…se riammettessero gli studi astrologici alle università, quei condizionali cadrebbero all’istante..!!! Ma tant’è, l’ignoranza regna sovrana nelle alte sfere della Scienza e della Cultura ovvero regna la necessità del “controllo” delle popolazioni, ingessate alle regole ferree delle religioni e delle istituzioni politiche che non consentono di adire liberamente la Verità storica, tutta da accertare tra l’altro..!! Verità storica e scientifica agibile anche e soprattutto se si cominciasse sul serio a dare credito a certe scoperte.., spiegnadone l’arcano, significativamente estranee alle nozioni sinora impartite da certa sottocultura di potere, controllata e istituzionalizzata per non aprire certe porte del sapere, tutt’al più utile a controllarle, manipolandone, come certamente avvenuto nei secoli, la verità storica realmente accaduta.
Cosa avranno mai in comune le stelle con la civiltà precolombiana? Già sento volare questa domanda…inevitabilmente espressa dalle cosiddette fonti accreditate: media, esperti, scienziati ma anche semplici curiosi appassionati di novità culturali e scientifiche. Come spiegato nel corposo antefatto “Come sopra…così sotto” è la regola fondante di ogni crocevia astrologico: il punto di partenza ineludibile…Di per se questo assunto già sarebbe sufficiente a dare una prima spiegazione più che efficace della correlazione dell’energia in continuum esistente tra l’essere umano e le costellazioni del cielo che, come ampiamente scritto e spiegato, corrisponde all’asse portante degli studi astrologici. La dimostrazione ce la da proprio William, semmai ce ne fosse ancora bisogno, per chi come me studia gli astri da una vita. Egli, mettendo insieme qualche ipotesi, qualche calcolo e qualche osservazione delle stelle, ha scoperto una città Maya fino a oggi sconosciuta.. Tutti a pensare esclusivamente al classico enfant prodige…potete esserne certi. Valutazione accettabile senza dubbio ma valutazione che tocca solo minimamente la dinamica di questo accadimento..in quanto è lui stesso, con probabilità involontariamente, a darne una giusta spiegazione quando racconta che nel 2012, allora addiritura undicenne, sentendo tutti intono a sé parlare della profezia sulla fine del mondo, accreditata inopinatamente (almeno in quel senso apocalittico..) ai Maya, ha iniziato ad interessarsi a queste civiltà. Mio figlio, per fare un esempio, aveva gli stessi anni circa in quel tempo e, credetemi, ne ha sentite di discussioni sulla questione Maya, ma, pur strapazzando ciberneticamente il suo Pc da mane a sera (sa più lui d’informatica che un qualsiasi professore della sua scuola..), non si è minimamente interessato alla ricerca eventuale di qualche vestigia Maya nascoste o meno che siano..!! Chiaro che non siamo tuti uguali (risposta solita e banale..) e che ognuno avrebbe una sua cosiddetta genia istintuale per qualcosa in particolare, ma quella ricerca da undicenne prevede maggiori circostanze attraenti che non la semplice attitudine all’astronomia o all’utilizzo di Google Hearth..: interessante dai 20 ai 30 anni, non certamente a 11… Infatti ci viene detto che William, già appassionato di cosmologia..,(parolone.., che prevede una famiglia alle spalle che abbia simili conoscenze, come minimo.., per quela età decisamente pre-matura) ha iniziato ad “accorgersi”.. che tutte le città costruite dalla civiltà pre-americana avevano la forma delle costellazioni… Secondo voi come può accadere che un undicenne possa “accorgersi” di simili correlazioni che gli studiosi, gli esperti, accreditati professionalmente, da millenni, anche in relazione gli incipit astrologici sulla questione, altrettanto secolari.., non abbiano minimamente preso in considerazione.. in tutti questi anni, per non dire secoli.., una simile congettura correlata alle costellazioni..? Non basta, come direbbero in tanti, solo pensare che la risposta probabile sia quella dello studio.., anzi a volte è proprio un vero, se non l’unico, condizionamento alla verità da trovare: lo studio e l’approfondimento servono di fatto ma certe spinte istintuali vengono da altre energie..in gioco, come dimostra ampiamente la capacità intuitiva del giovane canadese. D’altra parte .. si può certamente supporre che i nostri eroi, tra esperti e scienziati, abbiano comunque studiato anch’essi.., per svolgere le mansioni a cui sono preposti, certamente di più di quanto possa aver fatto, dato l’interesse, il quindicenne William: lo studio non è il vero motivo. Bisogna poter agire energie specifiche, di cui non si conoscono le reali provenienze, ovvero, di cui non si conoscono le reali connessioni se non, come anticipato, agganciarsi agli studi, certamente importanti, quelli si, della fisica quantistica, non certo quelli obsoleti e fuorvianti della superata concezione classica.
“Pensai che doveva esserci un’altra ragione. Del resto i Maya veneravano le stelle”, ha detto William che pur non conoscendo le coordinate di riferimento natali credo appartenere ai valori aquariani e/o pescini. Come dire che se lo ha potuto pensare un ragazzo inesperto, mi domando come sia possibile che non lo abbiano mai pensato i professionisti adibiti proprio alla comprensione di certi meccanismi.. Non per dire, ma se ci fosse di mezzo un astrologo, in qualsiasi ricerca peraltro, dovreste comprendere che sarebbe stato il primo collegamento che avrebbe cercato di applicare…!! Non sto dicendo, badate bene, che gli astrologi sarebbero in grado di scoprire tutte le vestigia antiche ancora nascoste dal tempo, ma sto dicendo invece che sarebbero gli unici ad applicare la legge di base che li muove nei loro studi, quella del “come sopra così sotto”, pertanto unici a comprendere, senza perdere troppo tempo, l’eventuale motivazione originaria che possa spiegare la connessione umana con il suo universo: cosa che ha scoperto, sintonicamente, essere in atto nella filosofia Maya, il nostro giovane canadese e che noi sappiamo essere sempre presente.., perlomeno, chi tra noi, come me, ha certezze dimostrate in questo senso, grazie al lavoro delle analisi astrologiche, dove quella connessione si realizza ogni qual volta si entra in sintonia con le dinamiche planetarie del soggetto studiato, che si dovranno tradurre dal simbolo celeste al significato concreto in risonanza continua tra loro. In realtà, a ben vedere, questa precisa correlazione è la vera spiegazione della civiltà Maya..assolutamente connessa interamente alla visione celeste, come dimostrano tutte le costruzioni piramidali e le iscrizioni rupestri finora portate alla luce in tanti secoli di scavi e di ricerche. Di certo l’astrologia, anche l’astronomia, era conosciuta dai sacerdoti Maya…in considerazione delle loro preziose valutazioni sui cicli di Venere. L’ astronomia, sappiatelo, rappresentava per i Maya una parte importantissima di tutta la loro vita, con essa decidevano la loro politica la loro religione e il destino che avrebbero seguito gli affari o le guerre. Senza nessuna conoscenza matematica moderna, senza l’ utilizzo di telescopi, di macchine calcolatrici e di computer, essi riuscirono con la sola annotazione scrupolosa e osservazione degli eventi astronomici nel corso di decine e centinaia di anni a scoprire e catalogare i movimenti dei pianeti e della Terra intorno alla Via Lattea..: almeno questo è dato sapere.., meglio dedurre, dalla ridotta conoscenza rimasta.
La precisione con cui riuscirono a calcolare tutti questi dati stupisce gli scienziati moderni perche’ e’ veramente straordinaria sapendo che tutte le misurazioni avvenivano a occhio nudo e di notte senza nessuna strumentazione moderna. I Maya destarono un interesse maggiore verso Venere, considerato più importante del Sole (non a caso nei miei studi ne ho ridimensionato l’importanza che l’astrologia classica gli conferisce). I Maya usavano un calendario Lunare chiamato Tun’Uc che utilizzava la serie lunare contata alternativamente di 29 o 30 giorni per correggere il vero periodo sinódico lunare che e’ di 29.5 giorni. La luna era conosciuta in maniera impressionante, le predizioni dell’ eclissi lunari sono riportate con estrema esattezza nel codice di Dresden. Anche sul Sole i Maya annotarono tantissime informazioni dagli equinozi ai solstizi e i passaggi per lo zenit, le eclissi. L’osservazione costante e precisa del sole porto’ a costruire edifici sincronizzati con gli elementi astrali come a Chichen Itza (che ho potuto vedere personalmente nel lontano ormai 1986..) dove durante il tramonto nei giorni degli equinozi primaverile e autunnale il Serpente Solare sale dalla parte della scalinata della piramide El Castillo. Gli astronomi Maya avevano rappresentato le costellazioni fisse chiamate anche zodiaco, ad esempio nel codice di Parigi la costellazione dello Scorpione riceve lo stesso nome che gli attribuiamo noi adesso…Anche se, come vedremo più avanti, la correlazione Uomo-Cielo non credo essere la sola spiegazione della grande potenza espressa nell’era dei Maya da questa florente popolazione del centro america in grado di costruire un Impero. Gli antichi Maya furono una popolazione insediatasi in Mesoamerica dove hanno sviluppato una civiltà nota per l’arte, per l’architettura, per i raffinati sistemi matematici e astronomici, e per la scrittura, l’unico sistema noto di scrittura pienamente sviluppato nelle Americhe precolombiane. Durante il periodo preclassico, questa civiltà costituì le prime comunità stanziali e adottò la coltivazione degli alimenti che diventarono base della loro alimentazione, tra cui mais, fagioli, zucche e peperoncino. Le prime città maya si svilupparono tra il 750 a.C. e il 500 a.C. stando ad alcune stime di ricerca archeologica (probabilmente suscettibili di variazioni nella datazione come si dovrebbe fare per tanti altri siti archeologici ivi compreso tutta la piana di Giza in Egitto), ed esse vantavano monumentali architetture, come i grandi templi impreziositi da elaborate facciate in stucco. La scrittura geroglifica fu utilizzata a partire dal III secolo a.C. Non bisogna dimenticare che l’organizzazione dei Maya fu concentrata in un potere reale di cui si può vederne testimonianza in quasi tutte le forme d’arte nei vari periodi. Il re era il capo supremo e possedeva uno status di semi-divinità in quanto era considerato il mediatore tra il regno mortale e quello degli Dei. Da tempi antichissimi, i re furono specificatamente identificati con il giovane dio del mais, il cui dono del mais era la base della civiltà mesoamericana. L’impero Maya si estendeva
sul territorio meridionale del Messico (negli attuali Stati di Chiapas, Quintana Roo, Campeche, Yucatán), in Guatemala, El Salvador e Belize. Quando gli spagnoli sbarcarono in Centroamerica era una civiltà già decaduta forse a causa di un collasso ecologico per sovrappopolazione che aveva innescato la crisi in un territorio con insufficienti risorse per nutrirla; e la jungla si era impossessata delle città deserte mentre i nativi vivevano dispersi in piccoli villaggi in molti casi cancellati per sempre da implacabili “conquistadores” come Pedro de Alvarado: questa è una delle tante possibili versioni della ricostruzione storica ma di certo non è detto che sia questa la realtà degli accadimenti. Pertanto è certamwente logico e comprensibile pensare alla correlazione tra l’uomo e il cielo per la cultura Maya. Logica che ha consentito al nostro giovanissimo “neo-archeologo” canadese di completare la sua incredibile ed eccezionale ricerca: logica stessa però che non ha consentito a nessun altro ricercatore in precedenza, neanche di pensare a questa semplice correlazione…da applicare nel modo più semplice possibile.
Non vi sembra che ci sia qualcosa che non va..in questa clamorosa mancanza..?
Del resto i Maya veneravano le stelle”, ha detto William…!! Ve lo ripeto questo concetto di William come fosse una nenia in modo che non dimentichiate il vero leit motiv di questo mio articolo. Come se gli altri, esperti archeologi, non sapessero fare questa semplice coniugazione di idee. Così ha analizzato le costellazioni, mettendo tutto su carta. Ha disegnato le costellazioni su fogli trasparenti e li ha sovrapposti alla mappa delle città maya e si è accorto che corrispondevano agli schemi da lui pensati. Si è così accorto che alle 22 costellazioni corrispondevano precisamente il posizionamento di 115 città. Analizzando la ventitreesima costellazione, composta da tre stelle, si è accorto che le città erano solo due. Ne mancava una. Ed ecco l’ipotesi vincente. Le città dovrebbero essere 118 come le stelle, invece, sono 117. Deve esserci una città perduta. Seguendo la propria teoria ha ipotizzato che la terza città maya corrispondente alla terza stella della costellazione e che fosse situata in una zona ben precisa della penisola dello Yucatan, in Messico.
Forte della sua teoria William si è rivolto all’Agenzia spaziale canadese. La sua teoria ha incuriosito molto gli scienziati che gli hanno subito messo a disposizione i dati raccolti dai satelliti. Ed eccola lì, la città perduta c’è. L’hanno trovata. Le immagini hanno infatti mostrato una piramide e circa 30 abitazioni riconducibili ai Maya. Gli esperti e gli scienziati sono stati unanimi (in realtà non tutti..). La scoperta di William Gadoury è eccezionale..hanno dovuto convenire e non poteva essere altrimenti data l’importanza non solo del reperto archeologico venuto alla luce ma anche del metodo d’indagine connesso alla relazione costante Uomo-Universo. Quello che è interessante del progetto di William, è la profondità della sua ricerca. Ha collegato la posizione delle stelle, la posizione di una città perduta e l’uso di immagini satellitari su un territorio molto piccolo ed è riuscito ad identificare i resti sepolti sotto una fitta vegetazione. Eccezionale!” Ha ha detto Daniel de Lisle, per l’Agenzia spaziale canadese, al Journal de Montreal. Il dottor Armand LaRocque, uno specialista di telerilevamento all’Università di New Brunswick a Fredericton ha svolto un ruolo importante nell’analisi delle immagini radar. “La scoperta di strutture umane nascoste nella giungla dello Yucatan non è stata facile, ma l’uso di immagini satellitari, così come il contributo di elaborazione delle immagini digitali hanno contribuito a identificare queste strutture e per confermare la loro possibile esistenza, anche se sono stati dimenticati per centinaia di anni”.
Nessuna spedizione archeologica è ancora partita alla volta della città perduta, ma potrebbe essere solo una questione di tempo. Il giovane William grazie alla scoperta ha messo da parte un bel gruzzoletto che gli permetterà di andare all’ Expo internazionale delle scienze in programma in Brasile nel 2017 e di finanziare la campagna di scavo nello Yucatan. La città perduta dei Maya così tornerà alla luce. Certo che se proviamo solo a pensare qualcosa del genere in Italia…, ci viene da ridere in partenza: altro che avere a disposizione l’intera Agenzia Spaziale canadese ed esperti vari… Da noi non se lo sarebbe cagato nessuno possiamo scommetterci qualsiasi cifra….!!
Come potevano approdare ad una simile architettura celeste, ad una meccanica così complessa quelle popolazioni così antiche, certamente sprovviste dei mezzi diagnostici utili per fare calcoli così precisi, così “delicati” nel rispetto delle infinite distanze celesti, riproiettate perfettamente sul suolo terrestre, al punto che con gli straordinari moderni mezzi tecnologici in uso attualmente, ci è voluto un ragazzino imberbe, a comprenderne il nesso primario..? Questa è la vera domanda da porsi cari signori…!!
Come avrebbero potuto fare certi calcoli..i Maya..? Con quali strumenti ottici?
La scoperta fatta dal Forstermann, anni fa, del sistema con cui i Maya esprimevano i numeri, ha rivelato l’alto grado da essi raggiunto nelle scienze matematiche e particolarmente nell’astronomia, che applicavano sia a scopi pratici, come la cronologia e l’elaborazione del loro calendario, sia rituali, per stabilire date di carattere magico, ma questa loro sintesi matematica non era in grado di calcolare certe distanze siderali esistenti tra le costellazioni, come le conosciamo oggi, e addirittura riproiettarle con precisione millimetrica a Terra per far nascere le loro città in sincronia celeste con le Stelle che le rappresentavano.. I Maya appaiono come un popolo estremamente affascinato dai corpi celesti, dalla misurazione del tempo e dai fenomeni astronomici. Dei differenti tipi di astrologia precolombiana adottati da popoli come Maya e Aztechi sono pervenuti ai giorni nostri pochi documenti autentici a causa delle devastazioni perpetrate dai primi conquistatori spagnoli e delle distruzioni documentarie successive tra cui l’incendio di documentazioni raccolte nello Yucatan avvenuto ad opera dei missionari impegnati a diffondere la religione cattolica..!! O per qualche altra motivazione oggi magari più concretamente verificabile..? Ciò che sappiamo dall’interpretazione di sculture, geroglifici, codici ed opere architettoniche è che l’astrologia maya era costituita da un insieme di osservazioni di tipo astronomico e geodetico su cui venivano innestati riferimenti mitologici, religiosi, genealogici e politici. I quattro manoscritti originali utilizzati per interpretare le conoscenze e credenze maya sono il Codice di Dresda, il Codice di Parigi, il Codice di Madrid e il Codice Grolier. Quello che appare chiaro, studiando la simbologia maya, è che questo popolo fosse affascinato, se non addirittura ossessionato, dal tempo. I Maya pensavano che un evento accaduto in passato si sarebbe ciclicamente ripetuto. Il tempo, dunque, non è inteso come lo vediamo noi occidentali, cioè come una sequenza lineare, dritta, che punta in avanti verso l’infinito, ma è concepito in modo ciclico: proprio come oggi c’insegna la fisica quantistica che si allinea, diciamo tardivamente, alle speculazioni astrologiche e a quelle appunto dei Maya. Come potevano conoscere certe grandi realtà cosmologiche con mezzi certamente inappropriati per approfondirne una corretta conoscenza, data l’antichità del loro tempo sulla Terra…? La domanda, come potete vedere è sempre la stessa…!! Negli ultimi mille anni circa, per farvi riflettere meglio sulla questione, ogni anno nel giorno del solstizio d’inverno, la Terra, il Sole ed il Centro Galattico si sono trovati quasi allineati..:l’allineamento in sé non comporta alcun effetto, perlomeno visibile, per la Terra ed il Sistema Solare, dal momento che rappresenta più o meno l’attraversamento di una linea ideale, come il confine tra due comuni…Ma per i Maya il Centro Galattico aveva un’importanza straordinaria..in relazione al loro credo astronomico, politico e religioso. Hunab Ku era il Supremo dio Creatore del pantheon maya ed era la rappresentazione del calendario solare, l’equilibrio delle forze, la perfezione, la coscienza universale, ma anche la porta per accedere ad altre dimensioni parallele. Hunab Ku, o Centro Galattico, veniva raffigurato solo tramite il suo simbolo, ma non aveva una forma visibile vera a propria. Veniva poi associato ad altre due divinità: Itzamnà, che era suo figlio, ed Huracan, il dio del vento e delle tempeste. Hunab Ku è inoltre un simbolo analogo allo Yin-Yang e ricorda la forma di una galassia spirale; Hunab Ku è il simbolo del Centro della Via Lattea: la “farfalla galattica”. Bisogna sapere che il calendario dei Maya era interamente basato sulla posizione della “farfalla galattica”, poiché da ciò dipendeva il destino dell’umanità…Ora forse capirete meglio il motivo della mia annosa ricerca su questo fondamentale punto astronomico che inevitabilmente era stato contattato dalla sapienza scientifica maya o ne era il principale ispiratore: per questo l’Uomo connesso alla realtà galattica, come ho potuto dimostrare con i miei lavori, ha visioni aliene o di extraterrestri da considerare in senso lato sia come abduction, sia come visioni ipnotico regressive..Sta di fato che le persone connesse planetariamente al CG. sono in diretta correlazione col Sagittario e le sue derivazioni zodiacali. Scommetterei sul fatto che il giovane William, di cui non conosco i dati di nascita, sia in qualche modo in stretta relazione con questa posizione celeste..Non è un caso che secondo la credenza Maya, il “creatore” dirigeva il mondo attraverso delle esplosioni periodiche generate dal centro della galassia: essi le chiamavano le “Energie di Coscienza”. I Maya sembravano conoscere ciò ed infatti il simbolo del loro Dio Creatore, la farfalla cosmica, Hunab Ku, è la rappresentazione di una galassia a spirale, come la Via Lattea. Nel Centro Galattico molte stelle nascono dalle forze generate da questo buco nero (Sagittarius A*..) con potenti esplosioni..! Energie che una volta raggiunto il livelo di massa critica, utilizzando la fisica delle particelle, si espandono attraverso l’universo inseminando del loro prodotto energetico chi è sulla direzione aspettuale planetaria..Ecco come essi rivivono ipoteticamente nelle nostre coscienze nonostante il tempo infinito che ci divide…In realtà rimaniamo sempre connessi, come vuole l’Entanglement quantistico, aldilà del tempo e dello spazio..; un qualsiasi richiamo viene ascoltato ed agito istantaneamente come fosse risonanza universale, una volta che sia emesso da una delle due fonti in connessione eterna tra loro…connessione mantenuta in essere di fatto dalle evoluzioni disegnate dai Crope Circle o Cerchi nel Grano sparsi in ogni dove sulla superficie terrestre.
Gli antichi Maya celebrarono il passare degli anni come un ciclo evolutivo di nascita, maturità e pienezza sia a livello fisico che spirituale che era coordinato con il movimento dei pianeti e della Luna. I loro osservatori di stelle marcavano il tempo con una precisione sorprendente superando “l’inesattezza del calendario gregoriano europeo”. La cronologia maya fu una vittima dell’impulso del Sacro Romano Impero che imponeva la sua autorità sull’America indigena. I Maya che calcolavano il tempo, durante la conquista della penisola Yucatan durata 170 anni, furono assassinati, resi schiavi o espulsi dalle foreste ed i loro registri degli astri scritti su pietra furono deliberatamente rovinati dagli invasori. La distruzione dell’astronomia e della matematica maya è uno dei crimini culturali più grandi che ha danneggiato il nostro patrimonio mondiale e sfortunatamente il cosiddetto “Ultimo Giorno dei Maya” riflette e perpetua il fraintendimento di una grande tradizione scientifica da parte dell’occidente. Gli “Esploratori” dell’Impero asburgico saccheggiarono l’oro e l’argento dei regni inca e aztechi, ma i loro atti vandalici contro i risultati scientifici dei Maya fu infinitamente peggiore. Durante il sedicesimo e diciassettesimo secolo gli Spagnoli sterminarono sistematicamente la cultura maya, sacrificando astronomi r sfigurando le iscrizioni in tutta la penisola dello Yucatan. Questa campagna effettuata per sopprimere una tradizione scientifica dei nativi richiese costosi viaggi pieni di rischi per approvvigionare migliaia di soldati, cavalli ed armi ad un costo superiore del valore di qualsiasi bottino ottenuto.
Che cosa spinse veramente gli Europei a sradicare per sempre i secoli di conoscenze accumulate dai Maya? Il grande ciclo dei Maya è stato interrotto dalla crudeltà, dall’avidità, dalla superstizione e dall’ignoranza oppure un’altra possibile risposta può riferirsi ad “un odio viscerale per la verità scientifica”, ma a me queste motivazioni seppur accettabili in parte, non sembrano essere esaustivamente corrette, come neanche l’immensa quantità d’oro, di preziosi e di terre derubati a quelle popolazioni ne poteva spiegare una così totale distruzione. Il motivo vero, cari signori, doveva essere un altro..!!
La spiegazione deve sempre comprendere il “cui prodest”…: chi aveva il vantaggio per queste violente nefandezze contro l’umanità e la dignità dei popoli. Vi ricordo che nello stesso periodo in cui lo Yucatan fu sottomesso, gli imperatori asburgici erano impegnati in una feroce lotta contro i liberi pensatori intellettuali in tutta Europa (la guerra dei 30 anni..) che si opponevano all’irrazionale dogma religioso e lottavano contro la monarchia assoluta: Chiesa e Corona, Religioni e Stati, questo è il dualismo tuttora imperante..al governo assoluto dei popoli e i loro rappresentanti sono coloro che avevano ed hanno e avranno il cui prodest più motivante per mantenere la loro posizione privilegiata nei secoli…!! Se abbiamo trovato i colpevoli veri dello scempio perpetrato e le loro motivazioni, rimane inevasa la risposta del come facessero a conoscere certe correlazioni scientifiche di ordine universale e cosmologico che prevedevano conoscenze importanti di meccanica celeste, popolazioni rudimentali come quelle dei Maya..seppur in grande espansione nei loro territori naturali.., dato che ancora oggi, nonostante le apparecchiature avveniristiche a disposizione degli astronomi e fisici moderni, c’è grande confusione nel comprenderne le possibili spiegazioni validanti anche spesso le più semplici.
Come facevano a sapere certe realtà astronomiche in quei secoli così lontani? I pochi registri astrali che sono rimasti dopo il massacro spagnolo, indicano che i Maya furono capaci di calcolare l’orbita di Venere attorno al Sole, un trionfo matematico non facile da raggiungere per via della regressione planetaria. Come il transito di Venere davanti al Sole, il secondo pianeta (visto dalla Terra) sembra invertire la sua direzione cioè va retrocedendo. L’unica maniera in cui i Maya avrebbero potuto stimare con precisione l’orbita di Venere, era di osservarlo dalla terra come un pianeta che gira intorno al Sole. Nei geroglifici Maya, la Terra è rappresentata come un cerchio in un piano più ampio. Gli archeologi moderni, di norma condiscendenti, suggeriscono che questo simbolo è “una mappa della Terra in piano”..probabilmente non comprendendo appieno la verità. I metodi empirici dei Maya, infatti, indicano il contrario e cioè che il cerchio della Terra è una rappresentazione bidimensionale del nostro pianeta nello spazio. Dal punto di vista della teologia europea, un modello simile era intollerabile. Fu facile per gli inquisitori demonizzare l’astronomia maya. I Maya chiamarono il pianeta Venere con il nome di Quetzalcoatl, il serpente piumato e simbolo di rinnovamento fecondo come l’araba fenice dell’Oriente. La stella del mattino non fu mai ben vista dal clero cristiano poiché era identificata con la dea pagana dell’attrazione erotica e quindi di natura diabolica. L’astronomia maya era il cammino verso la condanna: per l’umanità, la distruzione dei registri maya da parte del Sacro Romano Impero, fu ed è ancora una perdita tragica…se esclusivamente di perdita si possa parlare…!!
CONCLUSIONE
Finisco come ho iniziato, riferendomi alla ricerca di C.Negri. A parte Ermete Trismegisto, , abbiamo sempre avuto dei grandissimi personaggi, di cui alcuni appartengono al mito ma che, al 90%, sono davvero esistiti ed hanno lasciato documenti importantissimi, tenuti quasi sempre segreti e conosciuti da pochissimi, che dicevano più o meno le stesse cose, spiegando, migliaia e migliaia di secoli fa, fenomeni astrologi e astronomici di cui abbiamo avuto la conferma soltanto negli ultimi due secoli. Dobbiamo quindi tener conto che la nascita della cosmogonia è contemporanea a quella dell’Homo Sapiens ed è sempre stata appannaggio dei grandi sacerdoti e matematici del passato i quali si guardavano bene dal comunicare al volgo le fonti delle loro conoscenze. Ciò nonostante, poiché talvolta anticipavano con notevole precisione eventi come terremoti, alluvioni, terremoti, carestie, guerre eccetera, erano considerati con grande venerazione.
Sino ad oggi nessuno storico dell’astrologia, o almeno ben pochi, hanno saputo spiegare come mai queste conoscenze riguardanti i moti precisi di stelle e pianeti, di Sole e Luna simbolicamente rappresentati, si ritrovano in tutte le razze, le epoche e le civiltà della terra (Maya od altre razze..), disseminati in longitudini e latitudini assolutamente differenti e distanti tra loro milioni di kilometri, ricoprendo, con questa sostanziale similitudine di fondo, le storie principali religiose e politiche sparse nei due emisferi terrestri, in termini pressoché eguali, quindi si potrebbe ipotizzare che debbono risalire a un’epoca lontanissima in cui l’umanità toccava sì e no i cento milioni di abitanti e non si avvaleva, come si sa, di stampa, radio, Tivù, Internet e tutte le diavolerie moderne. E’ quindi giusto azzardare le relative risposte.
Se siete amanti del mistero, dovete affrontare la fatica di una spiegazione plausibile, suffragata inoltre dagli ultimi ritrovamenti, tra la fine dell’800 e la metà del ‘900, delle migliaia di tavolette sumere trovate sotto le macerie della reggia del re Assurbanipal (circa il VII secolo a.C.). Il suo regno, assieme al palazzo reale in cui abitava, fu distrutto dai babilonesi nel 600 a.C. e le quasi cinquantamila tavolette rimasero sepolte sotto la reggia e ritrovate quasi tutte soltanto nella seconda metà dell‘800 grazie agli interessi napoleonici (Napoleone come altri personaggi importanti era connesso al Centro Galattico..!) per l’archeologia, mentre ancora un ultimo ma piccolo numero di tavolette fu trovato a metà del ‘900.
Quindi la cultura umana non avrebbe avuto per niente inizio circa 6000 anni fa tanto più che, in queste tavolette, vi è scritto che esse sono conformi a dati astrologici di altre tavolette molto più antiche, andate purtroppo perdute…!! Se volete soddisfare le vostre curiosità, dovrete per forza approfondire questo argomento, magari leggendovi testi decisivi scritti da autori serissimi (aldilà della discriminazione che spesso hanno subito..inevitabilmente..!) che hanno parlato delle più antiche conoscenze umane dovute a un’antichissima invasione di extraterrestri (quella che chiamo la nostra PROGENIA ALIENA..) e, soprattutto, leggere le traduzioni di queste tavolette effettuate dal più grande glottologo mondiale purtroppo scomparso: Zecharia Sitchin che, nei suoi sei o sette libri tradotti, ci ha regalato un’altra versione, decisamente più attendibile, della realtà: in questi testi connessi alla traduzione delle antichissime tavolette Sumere, in sintesi, si parla di semidei provenienti dallo spazio e discesi sulla Terra tramite misteriosi oggetti volanti…provenienti dal misterioso pianeta Nibiru. Ora ognuno è libero di pensarla come vuole.., ma vi chiedo di riflettere attentamente..soprattutto a questa ultima esternazione scientifica..del ragazzo canadese.
Lascio a voi una risposta plausibile alla domanda rimasta inevasa sui Maya che, senza rendersene conto, quel ragazzo canadese ha innescato riaprendo un’antica ferita (che ho cercato di raccontarvi ancora una volta.., per non dimenticare..!!) per l’umanità intera che però, grazie alla sua “semplice” deduzione, potrà aprirsi verso nuovi canali di ricerca (per quanto io rimanga scettico su possibili cambiamenti positivi verso il percorso di Verità da acquisire che includa inevitabilmente il dialogo astrologico), comprendendo come la vera motivazione consolidata consiste nella relazione costante tra l’essere umano e l’universo in cui è immerso senza soluzione di continuità: solo a quelle latitudini sovradimensionali si potrà comprendere cosa veramente bolle in pentola…La Verità vera non ci è stata mai raccontata ne fatta studiare..e la straordinaria scoperta scientifica di William Gadoury, nell’esplicazione quasi “ingenua” della sua metodica ne è la più autentica dimostrazione: “c’è di più” da comprendere cari signori …Credetemi..!
Vi lascio con quest’ultima provocazione: ..”se fossero stati i Maya stessi a richiamare l’attenzione del giovane William…, con quel baccano organizzato massmediaticamente nel 2012, per far ri-emergere Verità nascoste dalle muffe del tempo, non più procrastinabili.., bussando proprio alle porte del suo paradiso.., “Knocking On Heaven’s Door” raccontava poeticamente una straordinaria ballata di un certo Bob Dylan (Gemelli con Mercurio opposto al centro Galattico)..
Roma 11.05.2016 Claudio Crespina
Bibliografia e Sitografia
-Agenzia Spaziale Canadese
–Clara Negri
-Silvia De Santis
-Huffington Post
-Rainews.it
-A. Giacalone
-A. Bardi