Le galassie sono almeno 100 miliardi, ognuna con circa 100 miliardi di stelle, sono i più grandi “condomini cosmici” dell’universo. E, fra tutte, una ci riguarda in particolare: la Via Lattea o Galassia, di cui fa parte il nostro sistema solare. Galassia e Via Lattea sono sinonimi: il primo deriva dal greco, l’altro dal latino. Fin dall’antichità, infatti, questo fiume di stelle che sembra attraversare il cielo notturno ha stimolato la fantasia dei popoli. Per i Greci simboleggiava le gocce di latte cadute dal seno di Era mentre allattava il piccolo Eracle, gli Arabi la immaginavano come un grande fiume, sulle rive del quale si abbeverano gazzelle, struzzi, cammelli e cavalli. Gli antichi Cinesi invece identificavano con i colori le stelle e le “strade del cosmo”, cioè le orbite di astri e pianeti. Quindi avevano battezzato la Via Lattea la “Strada azzurra”, il percorso apparente del Sole attorno alla Terra la “Strada gialla” e quello delle stelle nella volta celeste la “Strada rossa”.
I Maya chiamavano la Via Lattea in modo diverso a seconda delle stagioni: “Torrente in piena” in inverno e “Strada bianca” in estate. In primavera, invece, aveva il nome di “Collana di grani di cristallo”. Nella mitologia indiana il fiume sacro Gange era il prolungamento terrestre della Via Lattea, con le sorgenti collocate direttamente nel paradiso. Oggi i telescopi e le più sofisticate tecnologie ci “impediscono” di considerare le galassie in modo così romantico e mitologico, perdendone in gran parte quella visione “magica”, unica capace di rendere la totalità dell’universo senza separarlo, ma non di restare ancor più affascinati dalla quantità, la varietà e la struttura di questi ammassi stellari. Se leviamo gli occhi al cielo notturno si vedono innumerevoli stelle. È stato stimato che, a occhio nudo, se ne possano vedere al massimo 5800, anche se è difficile riuscire a osservarne più di 2500. In realtà sono almeno 100-200 miliardi quelle situate in “prossimità” della Terra, vale a dire quelle contenute nella Via Lattea, la Galassia di cui il sistema solare fa parte. Se osservata perpendicolarmente, la Via Lattea appare come un disco, se lateralmente, come una lente convessa.Si compone di un nucleo, circondato da un rigonfiamento centrale, e da un disco esterno. Nel disco è presente una struttura a girandola, formata da bracci a spirale.
L’astronomo anglo-tedesco Wilhelm Herschel (1738-1822) fu il primo a descrivere la forma della Via Lattea e a cercare di misurarne le dimensioni.. Herschel stimò che il diametro della Via Lattea fosse pari a 7000 anni luce (l’anno luce è la distanza percorsa in un anno dalla luce nel vuoto, ed è pari a 9500 miliardi di chilometri) e quello del rigonfiamento centrale a 1400 anni luce. Ma l’astronomo settecentesco riuscì soltanto a osservare una piccola parte della nostra Galassia, con i telescopi che aveva a disposizione. Oggi, grazie all’impiego di altri strumenti (radioastronomia, astronomia all’infrarosso) è stato possibile osservare anche le zone più lontane della Via Lattea per cui sappiamo che il diametro del rigonfiamento centrale è di 3000 anni luce e che non ha forma circolare, bensì ellittica. Il diametro della Galassia è di 100 mila anni luce. Il sistema solare – e noi con lui – si trova a 30 mila anni luce dal nucleo centrale: quasi in “periferia”, insomma. Il diametro dell’alone galattico è pari a quello della Galassia, ed è quindi di 100 mila anni luce. Rimangono però ancora molti elementi di incertezza rispetto alla struttura delle stelle e all’esatta estensione dell’alone galattico. La massa di tutto il sistema della nostra Galassia, comprendendo le sole stelle osservabili, equivale a 4 per 1041 chili, e cioè a 400 miliardi di miliardi di miliardi di miliardi di tonnellate. O se si preferisce, è pari a 200 miliardi di volte la massa del nostro Sole[…]
Il centro della Via Lattea dista 26.000 anni luce da noi, e in condizioni normali ci vorrebbe lo stesso periodo di tempo per raggiungerci, se l’energia si muovesse alla velocitá della luce, come siamo abituati a credere.. Ma siamo sicuri che la velocità della luce, conosciuta ad oggi, sia il riferimento degli spostamenti universali..? Si è ormai certi che nel nucleo centrale si trova un enorme buco nero. A rendere gli astronomi così sicuri dell’esistenza di tale buco nero sono i risultati dei calcoli della densità e della massa della materia che costituisce il nucleo centrale della Via Lattea. Una tale concentrazione di massa può essere spiegata solo supponendo l’esistenza di un buco nero al centro della Galassia. I moderni astronomi hanno verificato che al centro della nostra Galassia si trova un “disco turbinante” con un “Buco Nero” appunto che ingoia e fa anche nascere le stelle. In base ai calcoli effettuati, il raggio del buco nero dovrebbe essere di circa tre milioni di chilometri.Questo buco nero è il Centro Galattico..detto astronomicamente Sagittarius A (C.G. a 27° Sagittario circa). Il CG quindi rappresenta un punto fortemente carico di energia, e di questo potete vedere nella foto sottostante il nuovo simbolo del Centro Galattico (progettato e costruito dalla Graphic Designer Sara Del Monte). Facendo uno studio scientifico e religioso sul funzionamento dell’universo sono riusciti a leggere nelle leggi imperscrutabili del cosmo, a scoprire gli effetti e le cause. A scoprire quale effetto può avere un movimento della Terra o quale effetto può avere un’azione di un popolo. Quali sono gli effetti che causiamo noi alla Terra, alla galassia, al cosmo, con il nostro comportamento e quali sono gli effetti dei movimenti degli astri nel nostro comportamento. I Maya avevano previsto tutto questo. I sacerdoti Maya affermavano che le colossali emissioni di “una forma sconosciuta d’energia” emesse dal centro della Via Lattea ci raggiungeranno e cambieranno i fondamenti della fisica ponendo nuove condizioni, materiali e non materiali, per la vita e questo durerá fino alla fine del prossimo ciclo. Quello che resta incomprensibile è com’è possibile che da un calendario si possa desumere tutto questo? Allora spieghiamo un attimo cosa significa il calendario per i Maya. Il calendario così come lo conosciamo noi oggi, così come ci è arrivato, è probabilmente l’apice di un certo tipo di cultura del I° secolo a.C., tra il 50 e il 100 a.C. e quasi sicuramente a detta degli esperti, non sono stati i Maya ma i Toltechi a farlo, un popolo che veniva dal nord anche se non si sa di preciso da dove, forse, più probabilmente, avevano conosciuto altre civiltà…(quelli che la Bibbia chiama Eloim, sostantivo plurale, e che una traduzione infelice chiama Dio al singolare: gli dei sarebbe cioè gli alieni..). Questo calendario è così preciso, fatto da sacerdoti che erano anche astronomi, filosofi e scienziati, che l’eclissi solare dell’11 agosto 1999 si è verificata con 33 secondi di ritardo rispetto al tempo previsto dai Maya, previsione fatta intorno al 3.000 a.C.! E’ bene prenderne atto…
La cosa che va sottolineata maggiormente è che lo scopo principale del calendario non era quello di stabilire con precisione le date degli avvenimenti, era lo strumento principale per raccordare le azioni degli uomini e dei capi Maya con tutto il movimento dell’universo, praticamente quello che l’astrologia chiama “elezione”, cioè la scelta migliore possibile per iniziare una qualsiasi azione e l’azione doveva concordare con l’equilibrio universale. Le decisioni dei Re dovevano essere concordanti con i ritmi cosmici. Quindi ci doveva essere un equilibrio tale che veniva preso da questi movimenti riportati nel calendario.. E non si riusciva a spiegare perché costruivano quei calendari che non servono per le datazioni. Invece vedremo che avevano un significato ben preciso.
Ma come hanno fatto a sapere gli avvenimenti? Questa è la vera novità, la scoperta. E cosa hanno effettivamente scoperto? I Maya hanno scoperto che così come la Terra gira intorno al Sole, tutto il sistema solare nel quale anche la Terra si trova gira intorno alla galassia, fa un giro e il calendario Maya dura 25.625 anni, non dura 365 giorni. È come se fosse l’anno galattico e non l’anno terrestre!
Lo studio sul Sole che hanno fatto ha permesso loro di scoprire che il sistema solare intero si muove, che l’universo ha dei cicli periodici di tempo che iniziano e che hanno un termine, come il giorno e la notte. Essi “scoprirono” che il sistema solare percorre una ellisse che ha come centro il centro della galassia. Questo vuol dire che il Sole e tutti i suoi pianeti si muovono in cicli, in relazione alla luce centrale della galassia, che loro chiamavano Hunab-ku, un cosa viva, intelligente, il Dio dell’universo: il Centro Galattico…Essi hanno stabilito che questa ellisse, questo giro completo che compie il sistema solare dura 25.625 anni, il ciclo di un anno galattico, ma loro lo consideravano come un giorno galattico. Dicevano che alla metà di questo percorso, circa 12.800 anni, siamo più vicini al centro della galassia, come avviene per noi con le stagioni. I Maya avevano scoperto che quando il sistema solare andava agli estremi della galassia era la notte, lontano dal Sole; quando si riavvicinava era il giorno. Questo mezzo giro dura 12.800, quindi abbiamo 12.800 anni di giorno e 12.800 di notte, come sono le 12 ore di dì e 12 ore di notte, ci sono le 12 ore dell’alba e le 12 ore del tramonto. E per la notte è lo stesso, ci sono le 12 ore del vespro e le 12 ore che precedono l’alba. Quindi c’è un andirivieni di luci e di ombre, di notte e di sole, che determinano questo giorno galattico. Così scopriamo che esiste un mattino galattico, è il momento in cui lasciamo l’oscurità della notte per entrare nella luce. Esiste il giorno pieno dove il Sole centrale si fa sentire con maggiore intensità e calore ed è l’età di pieno sviluppo delle civiltà, in cui esprimono il meglio di se stesse. Quindi viene la sera, il momento di incertezza, il momento di ansia, dove la luce comincia a mancare. Il quarto ciclo è il vespro dove si realizza un coscienza di tutti i fatti avvenuti, come quando alla sera ci facciamo un esame di coscienza, il momento dei resoconti. Infine ci sarà la notte, la parte più lontana dalla luce, in cui comunque l’occhio rimane attento e vigile in attesa che spunti la nuova alba. Questo é il giorno galattico, questo é l’anno galattico: agisce per intenderci astrologicamente come il ciclo archetipo soli-lunare.. Se abbiamo capito questa situazione, vi rendete conto che i Maya non facevano il calendario dall’esterno, cioè dicevano:”domani saremo in un certo modo perché abbiamo sperimentato una cosa e avremo un bagaglio diverso..”; e tutta questa sperimentazione durava appunto 25.625 anni. Loro vivevano all’interno del calendario che era la loro vita, così come la sperimentavano al momento, creandola, senza un passato e senza un futuro, perché era il momento in cui si rapportavano con il loro esterno. Quindi quando parliamo di profezie Maya non esistono profezie, esistono delle previsioni, delle descrizioni di ciò che sta avvenendo e non di ciò che avverrà; è l’evoluzione dell’uomo, attraverso un ciclo che inizia, poi finisce, poi ricomincia un altro ciclo e così via…
La Redazione IlNadir
BIBLIOGRAFIA: