Il MiR – 941 e le teoria del “progetto intelligente” La nascita dell’uomo
C’è solo un problema nella tua ipotesi, assumi che le due discipline siano indipendenti. Manco per nulla.
La scienza occidentale (formalizzata da Galileo) è figlia della filosofia della scienza, a sua volta figlia della Filosofia come disciplina generale. Tutti i primi scienziati erano grandissimi filosofi, non a caso conoscevano i limiti della loro stessa invenzione e strumento, cioè il metodo scientifico. Quindi direi che le cose stanno diversamente:la filosofia formalizza le domande, la filosofia della scienza ci dice fino a che punto possiamo rispondere e con che livello di sicurezza, la scienza ci permette, nel contesto della filosofia della scienza, di costruire e testare modelli che provìno a dare risposte….
LA GRADUALITA’ DELLA VALUTAZIONE INTERPRETATIVA DELLO SCHEMA ASTROLOGICO DOVRA’ SEGUIRE COERENTEMENTE LA CORRELAZIONE DELLO SVILLUPPO GENETICO: Come detto più volte, il gradualismo della teoria darvinista non è in grado, tra le tante altre cose, di spiegare la comparsa del Sapiens, modello totalmente unico con il suo (solo suo) grande cervello.
così scrivevo 2 anni fa…E’ emerso, con un’alta affidabilità statistica, che nessuna delle specie candidate al ruolo di progenitore del Sapiens – come Homo heidelbergensis , H. erectus e H. antecessor – abbia una morfologia dentale corrispondente a quella che ci si aspetterebbe nell’ultimo antenato comune. Ed al di fuori dei dati morfologici il cervello degli ominidi era di dimensioni molto ridotte. Non è quindi (ancora?) possibile tracciare quella strada evolutiva che dal mitico antenato dei primati porterebbe in via più o meno diretta all’uomo Sapiens. Sapiens con il suo grande ed originale cervello, apparso dal nulla circa 400.000 anni fa. Seguendo la logica gradualistica del neo darvinismo, tra gli ominidi, gli ominini ed il Sapiens, esiste un salto evolutivo oggi non giustificabile. a questo aggiungerei che, dal momento che il tessuto tessuto nervoso sicuramente non si rigenera ed il nostro cervello non ha cambiato cubatura dalla comparsa del primo Sapiens, o questo gene piovuto dal cielo è in grado di ottimizzare le funzioni e le dimensioni cerebrali ancor oggi (con enormi ricadute in ambito funzionale del quotidiano), oppure il mistero (solo i soliti scienziati alla amatriciana hanno capito tutto da subito) si infittisce ulteriormente.
Finale filosofico: in una visione puramente meccanicistica del mondo, dire “una persona ha deciso”, al di là degli aspetti legati al processo neurologico coinvolto, non è necessariamente più sensato di dire “un virus ha deciso”, o “un sasso ha deciso”, e presenterebbe gli stessi problemi interpretativi. Come sempre, basta capirsi.
Eccome! Ci sono state tre grandi scoperte negli ultimi 500 anni che hanno messo in crisi il genere umano, obbligandolo a ripensare sé stesso e il suo ruolo nell’universo.
Di questo ce ne parla Freud nel saggio “Una difficoltà della psicoanalisi” pubblicato per la prima volta nel 1917.
La prima batosta il genere umano l’ha avuta con Copernico nel XVI secolo che per la prima volta pose il sole al centro del sistema solare e non la terra. Pensate quale disorientamento possa aver avuto il genere umano a non sentirsi più i privilegiati al centro dell’universo e a doversi ridimensionare come degli abitanti di un pianeta qualunque che come gli altri ruota intorno al sole, all’interno di uno spazio formato da trilioni di galassie.
La seconda, definita da Freud, “umiliazione” l’uomo l’ha subita con Darwin nel XIX secolo il quale sostenne che la specie umana non occupa alcuna posizione privilegiata rispetto al regno animale ma che per pura casualità e mutazioni randomiche ha avuto la meglio sulle altre; in fin dei conti l’uomo proviene dalla stessa piccola pozza d’acqua calda o “brodo primordiale” di sali di ammonio, fosforo, calore ed elettricità.
Rimaneva però l’ultimo campo all’interno del quale il genere umano poteva ancora esercitare tutto il suo narcisismo, quello della Coscienza.
Ma è qui che Freud nel XX secolo infierì un duro colpo quando affermò che l’uomo non è padrone della propria coscienza e che la quasi totalità della nostra attività psichica proviene dall’inconscio. Esperienze passate, traumi infantili e ambiente formano un database che plasma il motore dei nostri pensieri ed azioni e che quindi rimane ben poco spazio alla coscienza, strumento con il quale l’uomo pensa ed agisce razionalmente.
Tornando quindi alla domanda, queste scoperte hanno sì fatto molto male, perché hanno messo in crisi l’uomo; ma d’altronde è grazie alle crisi che avvengono i grandi cambiamenti.
Stranamente non è citato Friedrich Nietzsche tra gli ispiratori, perché mi ricorda tanto l’Übermensch – svenduto ai nazisti dalla sorella del Genio, dopo la sua morte – condito di tecnologia, sogni e fantasie. Ben venga, quanto alle prospettive di tali sogni e fantasie, qualora realizzabili. L’Übermensch tanto rinomato, amato e odiato, superuomo, o meglio oltreuomo (dal tedesco Übermensch), introdotto, appunto, dal filosofo Friedrich Nietzsche, è una figura epocale, preminente e contraddistinta dal cosiddetto nichilismo attivo.
Secondo Nietzsche, infatti, una volta introdotto il concetto di nichilismo passivo – ovvero la totale rassegnazione di fronte alla realtà della vita e alla sua vuotezza di scopi – si può salire altri gradini gnoseologici giungendo al cosiddetto nichilismo attivo, tipico del tanto decantato Oltreuomo, che scandisce in questo modo un accrescimento dello spirito personale, aprendo le porte a una nuova epoca, annunciata nel celebre ‘Così parlò Zarathustra (Also sprach Zarathustra)’: l’uomo, in questa dimensione, sarebbe così libero dalle catene e dai falsi valori etici e sociali dell’apollineo, lasciandosi finalmente trasportare dall’avvolgente dionisiaco. Il superuomo si rende così capace di costruire un’esistenza pregna di vita e senso in ogni singolo istante della sua vita.
Grazie al dionisiaco, l’Oltreuomo abbraccia la vita, si fonde con essa senza alcuna vergogna, né della propria natura corporea né dei propri istinti e bisogni.
Un’esistenza piena, in cui ‘Io Voglio’ diventa il cavallo di battaglia delle proprie giornate.
L’Übermensch è dunque un essere senza radici, senza vincoli, libero cittadino del mondo in cerca solo di se stesso: la verità, in questa vita, non è più qualcosa da riconoscere ma da creare
Non bisogna mai dimenticare che Friedrich Nietzsche ha detto: “Bisogna avere il caos dentro di sé per partorire una stella danzante.”
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C’E’ MUTAZIONE GENETICA E MUTAZIONE GENETICA ….
Evoluzione della specie o geneticamente modificati?
L’ evoluzione della specie umana non è un processo che si è realizzato dall’oggi al domani, ma ha impiegato milioni di anni, dalla scimmia a Homo Sapiens. Ma è così? Dubbi ne sono sorti sempre tanti e molteplici sono le teorie che vogliono dare una impronta diversa al processo evolutivo umano, e la teoria di Darwin, guarda caso, ha una pecca, un “anello mancante”, che giustifica questa ricerca e di fatti l’avalla.
I primi ominidi sembra siano apparsi sulla Terra circa 2/2,5 milioni di anni fa ed il susseguirsi di varie specie e sotto specie ha portato all’Homo di Neanderthal circa 350/400 mila anni fa. Quindi l’ evoluzione ha impiegato quasi 2 milioni di anni per generare il nostro parente più prossimo. Certo che le “coincidenze” (se così possono essere definite) che hanno creato le condizioni ideali affinché potessimo svilupparci su questo pianeta sono state davvero tante, ma non sono bastate, forse per arrivare all’Homo Sapiens (il nostro progenitore) sarebbero serviti ancora un milione di anni, ed invece, improvvisamente ed inaspettatamente, arriva circa 200 mila anni fa! La differenza con la specie precedente è enorme e non si può pensare ad una “normale” evoluzione. Cosa è successo? La risposta forse in una scoperta scientifica senza precedenti sul DNA umano passata abbastanza sotto silenzio (sarà un caso?).
Un team di ricercatori dell’Istituto di Genetica e Medicina Molecolare dell’Università di Edimburgo (Scozia), guidati dal dr. Martin Taylor, ha scoperto nel DNA umano un gene importantissimo che sarebbe legato allo sviluppo cerebrale e che avrebbe la peculiarità di appartenere solo ed esclusivamente al genere umano. L’altra particolarità è che questo gene, quando emerse all’improvviso e in un arco di tempo incredibilmente breve, era già perfettamente operativo e proveniva da DNA non codificante. In pratica è stato semplicemente prelevato all’interno di quel materiale del genoma umano che la scienza definisce “spazzatura” genetica, le cui funzioni, apparentemente senza alcuna immediata utilità pratica, sono a tutt’oggi avvolte dal mistero. Secondo gli studiosi scozzesi il gene miR-941, dalle origini assolutamente sconosciute, avrebbe in pratica dato un’accelerazione fantastica al processo cognitivo del nostro cervello permettendogli di migliorare in modo clamoroso le sue capacità linguistiche e i propri procedimenti decisionali. In parole povere, senza questo gene noi ora saremmo ancora fermi allo stato evolutivo poco più del Neanderthal.
L’Homo Sapiens ha rappresentato, rispetto ai suoi predecessori, un salto quantico quasi inconcepibile. Dalle ultime recenti ricerche sembrerebbe poi che lo stesso Homo Sapiens e il suo cugino prossimo l’Homo di Neanderthal, non siano stati il risultato dell’ evoluzione diretta dall’Homo Erectus, dall’Homo Abilise dall’Homo Rudolfensis, loro predecessori, ma un qualcosa di totalmente differente e autonomo. Lo stesso Homo Sapiens si è poi definitivamente evoluto facendo il salto definitivo che lo avrebbe portato alla civiltà, soltanto 50.000 anni fa, nel periodo che corrisponde grosso modo al Paleolitico Superiore, dopo che lo stesso Homo di Neanderthal era improvvisamente scomparso dalla faccia della Terra. Tra i vari ominidi e specie umane che si sono succedute sulla Terra siamo l’unica sopravissuta, sarà per l’ evoluzione “forzata” che ci ha elevato ad essere dominante e “ragionatore”? Adesso sappiamo che qualcosa di incredibile e clamoroso ha avuto luogo ad un certo punto della storia umana, una modificazione genetica, l’aggiunta di un gene pescato nel kit a disposizione del nostro DNA che sembrerebbe essere il frutto di un preciso progetto piuttosto che di un casuale e prolungato processo evolutivo. Un “innesto” effettuato non si sa bene ad opera di chi, che ha modificato il DNA umano a tal punto da proiettare il cervello umano verso l’autocoscienza di sé. Già, ma chi?
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Quando sentiamo parlare di mutazioni genetiche pensiamo sempre al peggio perché molte di esse sono legate a condizioni di salute svantaggiose. Non tutte, però, hanno a che fare con le malattie! Ce ne sono alcune che pur interessando solo piccolissime percentuali della popolazione mondiale, oppure solo determinati gruppi etnici, risultano piuttosto note.
Scopriamo insieme quali sono le cinque più “comuni” alterazioni del DNA e se interessano anche voi che state leggendo.
1. Avere gli occhi azzurri
Questa caratteristica fisica si manifesta quando il gene HERC2 impedisce l’attivazione del gene che regola la gradazione di marrone dell’iride (OCA2). È una mutazione che interessa meno del 10% della popolazione mondiale e, dal punto di vista evolutivo, è molto recente. Gli esperti ritengono che abbia iniziato a manifestarsi solo tra i seimila e i diecimila anni fa.
2. Assenza di denti del giudizio
Sapevate che non tutte le persone sentono (dolorosamente) spuntare i denti del giudizio con la crescita? Sì, perché se per i nostri antenati avere un numero di molari più alto poteva risultare utile, per l’essere umano contemporaneo la necessità si è ridotta, facendo pian piano aumentare il numero di persone che non ne vedono mai spuntare uno o entrambi, anche se le percentuali variano molto in base al gruppo etnico di discendenza (dal 45% degli Inuit al 11% degli afroamericani, passando per il 40% degli asiatici).
3. Avere i capelli rossi
C’è chi farebbe di tutto per averli, ma la mutazione che porta le persone ad avere capelli rossi (e lentiggini sul viso) riguarda solo il 1-2% delle persone che abitano la Terra, tutte di nascita o discendenza nordeuropea. Il paese col numero di persone coi capelli rossi più alto in assoluto è l’Irlanda, dove la percentuale sale al 10%!
4. Essere tolleranti al lattosio
Gli esseri umani sono gli unici animali che continuano a consumare latte anche dopo lo svezzamento, nonostante essi perdano la capacità di digerirlo una volta raggiunta l’età in cui non se ne ha più bisogno. Non c’è da stupirsi, allora, se l’intolleranza al lattosio è più comune della tolleranza ad esso, soprattutto in considerazione del fatto che il tipo di latte che consumiamo non proviene nemmeno dalla nostra stessa specie.
Nelle popolazioni storicamente fortemente legate all’allevamento del bestiame, tuttavia, si attesta lo sviluppo di una mutazione genetica che rende possibile la produzione dell’enzima lattasi, quello che rende appunto possibile digerire il latte anche una volta divenuti adulti.
5. Avere la sindrome da rossore asiatico
Si tratta di una mutazione che scatena una sorta di reazione allergica quando si consuma alcol: l’enzima ALDH2 presente sul cromosoma 12 che si occupa del metabolismo dell’alcol non funziona normalmente e impedisce al fegato di smaltirlo, provocando un accumulo di sostanze tossiche che a loro volta scatenano una reazione immunitaria. Essa si manifesta attraverso un forte rossore del viso e del collo, accompagnato da forti vampate di calore. Questa mutazione è diffusa negli asiatici nordorientali con una percentuale del 36% circa. Quale di questa condizioni da considerarsi come eventi “nomali” vi ha stupito di più?
Personalmente giudico l’editing genomico, in particolare con Crispr Cas 9, la scoperta “finale” della biologia molecolare, il coronamento ideale, dopo oltre sessant’anni, della scoperta della doppia elica da parte di Watson e Crick: con loro sappiamo come e’ fatto il Dna, con Crispr sappiamo metterci le mani. Come il mondo scientifico vede le sue straordinarie possibilita’ e’ ben dimostrato dalla crescita esponenziale dei lavori presentati sulle riviste scientifiche dopo quel primo articolo di Jennifer Doudna e Michelle Charpentier su Science, il 17 agosto del 2012 e dagli oltre 30000 ricercatori che se ne occupano in tutto il mondo, americani e cinesi in primis, ma con contributi importanti da ricercatori di tutto il mondo, italiani compresi.
La nascita di termini come Crispermania, o Let’s Crispr it! Crispr on! e altre espressioni, rende bene l’eccitazione che regna nel mondo scientifico per la possibilita’ di riscrivere il Dna, correggendone errori causa di gravi patologie genetiche con una tecnica semplice, veloce, economica e universale, ossia applicabile a qualsiasi specie vivente. L’esistenza dell’editing almeno fino a un paio di anni fa era praticamente ignota nel mondo medico (mia indagine privata su una trentina di sanitari, compresi primari e diversi specialisti), per ovvi motivi piu’ interessato a cose subito utilizzabili nella pratica clinica, e ancor piu’ comprensibilmente l’opinione pubblica non ne ha adeguata conoscenza.
L’ignoranza scientifica in Italia, purtroppo, rendera’ delicato il problema di far accettare l’editing, per il rischio che le sue applicazioni extramediche vengano viste come una ripresa degli organismi geneticamente modificati. In tal senso si e’ gia’ espressa una nota organizzazione ambientalista. A favore dell’accettazione da parte dell’opinione pubblica, invece, la possibilita’ delle applicazioni mediche, su cancro e malattie per le quali la ricerca sta compiendo passi da gigante che fanno prevedere terapie efficaci per alcune diffuse patologie nell’arco di pochi anni. Eemofilia, talassemia, amaurosi di Leber, le prime che mi vengono in mente, ma in rete trovi molto materiale, per esempio su OMAR- Osservatorio malattie rare o anche su galileonet.it.
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MIR-941 IL GENE NON UMANO
CREAZIONE DEL GENERE UMANO IN UNA TAVOLETTA SUMERICA |
Si dice che gli uomini sono dei canali e questo è visto come aspetto negativo, ma non vi è forse anche in questo sito del materiale canalizzato? Il materiale di questo sito è frutto di una collaborazione tra l’aspetto fisico e non fisico di DANI, cioè tra la forma DANI e la coscienza DANI. Sono due aspetti della stessa cosa. Non si può quindi parlare di canalizzazione dal non fisico al fisico. La canalizzazione, se è consapevole, può essere d’aiuto. Il problema si ha quando, come succede per la maggior parte della gente, la canalizzazione è inconscia e si crede che tutto ciò che si pensa sia un proprio pensiero.
Excursus storico:
Il MiR – 941 e le teoria del “progetto intelligente”
La nascita dell’uomo di Riccardo Liberati
Il problema della comparsa dell’uomo sulla terra ha sempre causato dibattiti scientifici. Dibattiti che si sono spesso trasformati in veri e propri conflitti ideologici quando non addirittura in veri e propri scontri combattuti sul terreno del fanatismo.
Che poi questo fanatismo sia stato a volte di stampo religioso e a volte semplicemente basato su semplici considerazioni scientifiche, poco cambia: il fanatismo è sempre nemico del progresso.
Scartando ipotesi suggestive, ma improbabili, i principali schieramenti nel campo della diatriba sulla nascita dell’uomo su questo pianeta sono stati due: il primo, quello dei creazionisti, considerava la Bibbia come unica fonte di verità, mentre il secondo si rifaceva alla teoria dell’evoluzione in base alla quale la mutazione casuale del DNA delle scimmie avrebbe lentamente prodotto quel genere di mammifero chiamato ‘Homo sapiens’.
Oggi soltanto alcuni fanatici osano mettere in dubbio la teoria dell’evoluzione, ma alcuni sono perplessi circa la casualità delle mutazioni.
I cosiddetti ‘creazionisti’ fedeli seguaci della Genesi, credevano che l’uomo fosse stato creato da Dio e quindi apparso di punto in bianco sulla terra. Fossili e reperti vari confermano invece una sorta di evoluzione di ominidi in mammiferi sempre più simili a noi, fino all’apparire dell’ultimo nato, appunto l’homo sapiens. Ma circa due anni fa in un laboratorio scozzese è stata fatta una scoperta a dir poco esplosiva.
Una scoperta che avrebbe dovuto sicuramente meritare più attenzione e che invece non ha avuto molta diffusione.
In un dipartimento di genetica dell’Università di Edimburgo, una equipe di biologi diretti da un certo Professor Taylor ha scoperto un gene, il MiR – 941 che esiste soltanto nel DNA umano ed ha la proprietà di essere il gene responsabile del nostro sviluppo cerebrale. Nel 2012 un’equipe dell’Università di Edimburgo guidata dal professor Taylor ha divulgato una scoperta che sarebbe opportuno definire epocale. Dietro il preoccupante silenzio dei media mainstream è stata annunciata la scoperta del gene miR-941 nel DNA umano.
Ora, da un punto di vista evolutivo si potrebbe pensare che questo gene si sia sviluppato del tutto casualmente in maniera imprevedibile, ma purtroppo le cose non sono così facilmente spiegabili.
Il MiR – 941 compare in un periodo compreso tra uno e sei milioni di anni fa ed ha dato un impulso enorme allo sviluppo della massa cerebrale umana, ma non si è prodotto tramite una mutazione genetica. Faceva parte di un bagaglio di geni, cosiddetti ‘spazzatura’ la cui utilità non è stata ancora chiarita. Improvvisamente il MiR – 941, silente fino ad allora, inizia ad agire.
Il DNA degli ominidi attinge a questo ‘bagaglio’ di geni non utilizzati per produrre un cambiamento drammatico nelle dimensioni cerebrali della specie umanoide. Di fatto, è come se qualcuno avesse inserito questa combinazione di aminoacidi nel nostro DNA per trasformare una scimmia in un uomo. L’innesto insomma, non è avvenuto in maniera per così dire verticale, cioè prodotto attraverso una serie di mutazioni da una replicazione ad un’altra, ma orizzontalmente. Qualcuno lo ha messo lì per far si che improvvisamente nascesse quella forma di mammifero capace di autocoscienza e di linguaggio. Anzi, secondo i genetisti, il MiR – 941 potrebbe essere stato responsabile anche di quel particolare fenomeno tipicamente umano che consiste nell’abbassamento della laringe.
La laringe abbassata, se da un lato ci fa correre il rischio di morire soffocati in quanto non possiamo contemporaneamente deglutire e respirare, ci consente anche di scambiare pensieri e questo scambio, è fondamentale nel progresso delle conoscenze umane.
In sostanza, sembra tornare di moda la cosiddetta teoria del ‘progetto intelligente’. L’uomo sarebbe, sempre secondo questa teoria, un prodotto sì dell’evoluzione, ma un prodotto non avvenuto per caso, un prodotto diciamo così, pilotato.
Le mutazioni sarebbero avvenute secondo processi probabilmente casuali, ma ad un certo punto dell’evoluzione successe qualcosa che cambiò drasticamente le cose.
E’ come se un pallone avesse iniziato a scivolare giù per il pendio di una montagna seguendo percorsi casuali ed improvvisamente qualcuno, con un calcio ben assestato abbia deviato la sua traiettoria per farlo andare in una rete messa a valle. Chi è stato questo calciatore? E perché lo ha fatto? Se si tratta di un progetto, non sappiamo ancora quale esso sia e forse in questa vita non lo sapremo mai, ma di sicuro dobbiamo ringraziare il progettista che tramite il MiR – 941 ci ha permesso di pensare, di parlare, di scrivere e leggere. Anche queste poche righe.
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MIR-941 – IL MISTERO DEL GENE UMANO COMPARSO DAL NULLA
Due anni fa è passata abbastanza sotto silenzio la notizia che un team di ricercatori dell’Istituto di Genetica e Medicina Molecolare dell’Università di Edimburgo, guidati dal dr. Martin Taylor, ha scoperto nel Dna umano un gene importantissimo che sarebbe legato allo sviluppo cerebrale e che avrebbe la peculiarità di appartenere solo ed esclusivamente al genere umano. L’altra particolarità di quello che potrebbe essere definito il “Santo Graal” per decifrare finalmente il mistero dell’evoluzione umana, è che questo gene, quando emerse all’improvviso più di un milione di anni fa, e per giunta in un arco di tempo incredibilmente breve, era già perfettamente operativo e discendeva da Dna non codificante. In pratica lo abbiamo semplicemente trovato inserito all’interno di quel materiale che la scienza definisce in modo un po’ grezzo ma efficace “spazzatura” genetica, le cui funzioni, assolutamente ridondanti, sono a tutt’oggi avvolte dal mistero.
Scoperto Il “Gene Umano” Comparso Dal Nulla
Esseri senzienti, autocoscienti e che, solitamente, emettono suoni comprensibili ai più: ecco i discendenti dell’Homo Sapiens. Ma cosa ha reso l’Homo Sapiens così sviluppato? L’evoluzione c’entra qualcosa oppure un gene, che non sembra essere il risultato di un procedimento evolutivo ma di un innesto improvviso, lo ha repentinamente permesso? La maggior parte delle nostre capacità e abilità si sono sviluppate col tempo e sono probabilmente state frutto di una lenta evoluzione. Ma le abilità originarie?
Signore e signori, ladies and gentlemen, oggi il nostro gradito ospite che ci torna a trovare è il DNA! (Applausi). C’è talmente tanto da sapere e conoscere sul nostro codice genetico, che fa di noi quello che siamo, ma potrebbe fare di noi anche di più, che non ci stancheremo mai di parlarne! Vediamo un po’ quali novità ci sono all’orizzonte: se in altre occasioni ci siamo intrattenuti sulle potenzialità future che il DNA potrebbe avere (potete cercare tra i miei articoli tutti quelli che ne parlano, compresa la recensione del film “Lucy”), ora ci vogliamo soffermare sulle potenzialità passate, o meglio su quel qualcosa che ha fatto sì che la potenza diventasse atto, passatemi il termine aristotelico, cioè cosa ha agito sul gene umano facendolo diventare quello che è adesso. Se qualcosa c’è all’origine, la domanda è questa: processo della sempre ottima e saggia evoluzione o innesto improvviso? Cosa ha determinato la svolta?
La scoperta
Edinburgo, “Istituto di Genetica e Medicina Molecolare“. Due anni fa (già due? Quando si dice meglio tardi che mai..) il dott. Martin Tylor ha fatto, insieme al suo team, una scoperta importante: un gene nel Dna umano che sarebbe legato allo sviluppo cerebrale del genere umano, poiché apparterrebbe ‘solo’ a questo genere, e non anche agli altri. Ma le notizione non sono finite qui! A quanto pare questo gene apparse improvvisamente più di un milione di anni fa, in un arco di tempo brevissimo, ed era già perfettamente operativo e discendeva dal famoso Dna non codificante, bistrattato per tanto tempo ma poi riabilitato in seguito. Ed un altro motivo di riabilitarlo è proprio la presenza di questo gene che forse potrebbe risutare quel famoso anello poeticamente mancante.
Un po’ di ripetizione di genetica: i filamenti del Dna subiscono il procedimento di trascrizione e diventano filamenti di Rna che porta il messaggio del Dna, trascrivendo l’informazione genetica. Quel famoso Dna bistrattato sarebbe del Dna non codificante, cioè non soggetto alla trascrizione e quindi ritenuto poco utile. Il protagonista di questa storia ha il nome di gene “miR-941” che è poco romanzesco e affascinante, ma tant’è… questo personaggio sarebbe comparso milioni di anni fa dopo la presunta suddivisione fra uomo e scimpanzè… ah, quindi niente anello mancante… però figo uguale, non credete? Scopriamo cosa ha fatto questo gene.
La figaggine del gene miR-94, lasciando perdere che il nome è tutt’altro che figo
Sicuramente che questo gene abbia delle origini assolutamente sconosciute, almeno per il momento, è una cosa affascinante. Ma nella pratica il gene è figo perché avrebbe dato un’accellerazione fantastica al processo cognitivo del nostro cervello.. insomma una sorta di bevanda energetica che “ti mette le ali”. Questa scarica incredibile avrebbe dato una spinta fortissima alle capacità cognitive e del linguaggio del nostro cervello. Insomma il gene dal nome poco figo, che cela la sua natura potentissima dietro un poco esaltante nomignolo quasi militare, ci avrebbe fatto quello che siamo: senza di lui saremmo ancora ad uno stato evolutivo molto basso.
Un po’ di storia di evoluzione umana
Ok però dai, calmiamoci, facciamo un bel respiro, evitiamo di gridare al miracolo e riflettiamo con calma. Facciamo il quadro della situazione in modo corretto. Rewind: l’origine dell’umanità sarebbe databile a 200 o 800 mila anni fa… insomma tanto tempo. C’era una volta, tanto e tanto tempo fa, l’Homo Sapiens che, rispetto ai suoi precedenti, si era distinto in modo particolare, per una maggiore quantità di capacità sviluppate, intellettive e materiali. A quanto pare il nostro eroe non sarebbe stato una normale evoluzione, per quanto incredibile, dei suoi progenitori, Homo Erectus, Homo Abilis e Homo Rudolfensis. Sembra che Sapiens, insieme all’Homo di Neanderthal, siano stati qualcosa di assolutamente nuovo, differente ed autonomo. Ad un certo punto si segnala la scomparsa dell’Homo di Neanderthal e l’Homo Sapiens si è definitivamente evoluto dando vita a quella che possiamo chiamare civiltà. Tutto ciò accadeva 50 mila anni fa.
Non solo gene dal nome poco affascinante
Ragazzi, il gene non era solo. Non ha potuto fare tutto con le sue sole forze. Se c’è una cosa che abbiamo imparato da “Buffy l’Ammazzavampiri”, da “I Cavalieri dello Zodiaco” e molte altre serie tv e cartoni animati, è proprio che le cose si fanno meglio in gruppo. Sviluppo del linguaggio, pensiero simbolico e coscienza di se stesso, sono stati resi possibile dalla bevanda energetica miR-941 unitamente all’abbassamento della laringe. Questa, abbassandosi –siamo su un piano anatomico, ha reso possibile l’allungamento del tratto faringeo ed è stato questo a permettere di emettere suoni e propagarli tramite le corde vocali. Anche questa modificazione della struttura anatomica dell’uomo è stata quasi improvvisa. Chissà che non sia stato proprio miR-941 ad innestarla. Ma ovviamente ciò che c’è di meglio è il frutto di un rischio: il rischio era quello di morire soffocati. Eh già: se il tratto faringeo si abbassa, non si può respirare e mangiare allo stesso tempo. I neonati invece possono farlo, perché la laringe non si è ancora abbassata.
Conclusioni
Allora: un passo avanti molto lungo che ci ha proiettato in uno stato evolutissimo rispetto a prima… chi l’ha voluto? Non è stato un lento processo. Qualcuno ci ha messo lo zampino? Si nasconde un progetto (magari “alieno”) dietro questo incredibile passo in avanti?
Ricapitolando: sappiamo che l’uomo grazie al gene miR-941 ha avuto accesso ad uno stadio evolutivo caratterizzato da una maggiore capacità di linguaggio, coscienza di sé, del proprio corpo e tanto altro. Tutto questo grazie alla modifica della laringe che, anatomicamente parlando, ha permesso di produrre suoni. Una conclusione certa non c’è, mi dispiace ammetterlo, ma solo il tempo o qualche straordinario evento ci dirà cosa ha causato tutto questo.
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Scoperto un gene che sarebbe emerso già ‘operativo’ da DNA non codificante, in un periodo di tempo sorprendentemente breve
Oddio!! Siamo tutti delle scimmie…
e per giunta aliene
I ricercatori hanno trovato nel DNA umano un gene che pare sia legato allo sviluppo del cervello e che inspiegabilmente appartiene solo alla nostra specie. Tale scoperta è stata pubblicata sulla rivista Nature Communications, ed appartiene ad un team internazionale di ricercatori guidati dal Dr. Martin Taylor, dell’Istituto di Genetica e Medicina Molecolare presso l’Università di Edimburgo.
La scoperta ha compiuto un importante passo in avanti per aiutare a identificare la natura umana in termini di evoluzione. Infatti, si è stabilito che, un gene coinvolto nello sviluppo del cervello e chiamato miR-941, è apparso dopo la divergenza uomo-scimpanze. Questo gene è molto attivo in due aree del nostro cervello che svolgono delle importantissime e avanzate funzioni cerebrali che controllano sia le nostre decisioni che le nostre competenze linguistiche.
E’ importante sottolineare come questo gene, chiamato miR-941, che ci permette di svolgere attività celebrali che sono esclusive prerogative di noi umani è completamente assente nelle scimmie e pare che sia comparso improvvisamente ed anche in modo immediatamente “operativo” milioni di anni fa.
I ricercatori affermano che questa è la prima volta che si è dimostrata una funzione specifica ad un singolo gene della specie umana che ha una funzione specifica.
Per scovarlo, il team, ha confrontato il genoma umano con quello di 11 mammiferi, tra cui varie specie di scimpanzè, gorilla, topi e ratti.
Si è quindi constatato che solo il DNA dell’uomo contiene il gene miR-941 che è apparso, sempre secondo i ricercatori, in un lasso di tempo che va dai sei a un milione di anni fa, in pratica dopo che la stirpe umana si è discostata da quelle delle scimmie.
Dunque, secondo i ricercatori, questo gene sarebbe emerso già ‘operativo’ da DNA non codificante, in un periodo di tempo sorprendentemente breve in termini evolutivi. “Come specie, gli esseri umani sono meravigliosamente inventivi sia socialmente che tecnologicamente, e siamo in continua evoluzione. Questa ricerca dimostra che siamo in grado di innovarci pure a livello genetico.” conclude il Dott. Taylor.<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<
MIR-941 – IL MISTERO DEL GENE UMANO COMPARSO DAL NULLA
Ora conosciamo il gene che ha permesso all’uomo di diventare improvvisamente Sapiens. Un gene che non sembra essere il risultato di un procedimento evolutivo ma di un innesto improvviso.
dna-alieno
Due anni fa è passata abbastanza sotto silenzio la notizia che un team di ricercatori dell’Istituto di Genetica e Medicina Molecolare dell’Università di Edimburgo, guidati dal dr. Martin Taylor, ha scoperto nel Dna umano un gene importantissimo che sarebbe legato allo sviluppo cerebrale e che avrebbe la peculiarità di appartenere solo ed esclusivamente al genere umano. L’altra particolarità di quello che potrebbe essere definito il “Santo Graal” per decifrare finalmente il mistero dell’evoluzione umana, è che questo gene, quando emerse all’improvviso più di un milione di anni fa, e per giunta in un arco di tempo incredibilmente breve, era già perfettamente operativo e discendeva da Dna non codificante. In pratica lo abbiamo semplicemente trovato inserito all’interno di quel materiale che la scienza definisce in modo un po’ grezzo ma efficace “spazzatura” genetica, le cui funzioni, assolutamente ridondanti, sono a tutt’oggi avvolte dal mistero.
Ricordiamo che i filamenti del Dna, quando subiscono il procedimento di cosiddetta “trascrizione”, vengono ricopiati nei corrispondenti filamenti di Rna, ovvero l’Acido Ribonucleico, un polimero organico chimicamente molto simile al Dna, che di questo, potremmo dire, ne è il fedele messaggero in quanto ha proprio la precisa funzione di trascriverne l’informazione genetica. Si dice quindi Dna non codificante ogni sequenza di Dna in un genoma non soggetta alla suddetta trascrizione in Rna e quindi apparentemente senza alcuna immediata utilità pratica.
Secondo gli studiosi scozzesi il gene miR-941 sarebbe comparso dopo la presunta divisione tra scimpanzè e uomo in un macro periodo che ipoteticamente va dai 6 milioni ad un milione di anni fa. Questo gene, dalle origini assolutamente sconosciute, avrebbe in pratica dato un’accelerazione fantastica al processo cognitivo del nostro cervello permettendogli di migliorare in modo clamoroso le sue capacità linguistiche e i propri procedimenti decisionali. In parole povere, senza questo gene noi ora saremmo ancora fermi allo stato evolutivo di ominidi o giù di lì.
Questa scoperta dalle conseguenze inimmaginabili andrebbe comunque inserita in modo corretto e congruo nel complesso percorso-labirinto della ricerca sul mistero dell’origine dell’umanità. Ora noi sappiamo che ad un certo punto, qualcuno dice 200.000 anni fa, ma le ultime ricerche tendono a far risalire l’origine a 800.000 anni più indietro, ha incominciato a vivere sulla terra l’Homo Sapiens, che ha rappresentato, rispetto ai suoi predecessori, un salto quantico quasi inconcepibile. Dalle ultime recenti ricerche sembrerebbe poi che lo stesso Homo Sapiens e il suo cugino prossimo l’Uomo di Neanderthal, non siano stati il risultato dell’evoluzione diretta dall’Homo Erectus, dall’Homo Abilis e dall’Homo Rudolfensis, loro predecessori, ma un qualcosa di totalmente differente e autonomo. Va detto poi come lo stesso Homo Sapiens si sia definitivamente evoluto, in pratica abbia fatto il salto definitivo che lo avrebbe portato alla civiltà, soltanto 50.000 anni fa, nel periodo che corrisponde grosso modo al Paleolitico Superiore, dopo che lo stesso Uomo di Neanderthal era improvvisamente scomparso dalla faccia della terra.
Oltre al gene Mir-941 un altro aspetto che ha reso possibile nell’uomo lo sviluppo quasi improvviso del linguaggio e quindi il conseguente pensiero simbolico e religioso insieme alla coscienza di sé stesso, è stato, a livello anatomico, l’abbassamento della laringe che, grazie al conseguente allungamento del tratto faringeo, ha permesso la propagazione del suono tramite le corde vocali, cosa impossibile al resto degli esseri viventi che popolano la terra. Una modificazione strutturale quasi improvvisa, forse in qualche modo derivante dallo stesso innesto del gene miR-941, che ha comportato in sé anche un grandissimo rischio: quello di farci morire soffocati, perché l’uomo adulto, proprio a causa dell’abbassamento laringeo, non può degluttire e respirare nello stesso momento così come invece riesce a fare un neonato nel quale appunto la laringe non si è ancora abbassata.
Di sicuro, comunque, ora sappiamo che qualcosa di incredibile e di clamoroso ha avuto luogo ad un certo punto della nostra storia, una modificazione genetica, un’aggiunta pescata dal “kit” che il nostro Dna aveva a disposizione nel suo “zaino” e che sembrerebbe essere il frutto di un preciso progetto piuttosto che di un casuale e prolungato processo evolutivo. Un “inserimento” non arrivato verticalmente in seguito ad un lento lavorio di trasformazione ma bensì orizzontalmente, non si sa bene ad opera di chi, che ha modificato il Dna umano a tal punto da proiettare il cervello umano verso l’autocoscienza di sé ma soprattutto verso la conoscenza di un Qualcuno a cui dobbiamo la nostra identità e forse la nostra stessa esistenza. In questo possiamo dire effettivamente che, se esiste un regno dei cieli, questo effettivamente si trova dentro noi stessi ed è quello che forse ci fa essere a…immagine e somiglianza del nostro stesso “ideatore”.http://misteri.newsbella.it/mir-941-il-mistero-del-gene-umano-comparso-dal-nulla/#
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