Artelogia

SACRA DI SAN MICHELE: TRA ASTROLOGIA E CABALA.

[…]Cambiò poi il buon Vescovo di pensiero, e non più sul Caprasio ma sulle cime del Pirchiriano edificò il tempietto al Santo Arcangelo. Quel vertice alpino ferì non molto tempo dopo la vista e l’immaginazione di un Barone di Francia, reduce da Roma in Alvernia con Isergarda sua moglie. Era questi Ugone Marino, detto “decousu”, Signore di Montebuono, cui il Papa Giovanni XIII aveva assoluto da gravi colpe, forse con ingiunzione di fare alcuna cosa in onore della chiesa. Giunto Ugone a Susa stabilì d’accordo con Isergarda, di fare edificare un Monastero sul Pirchiriano presso l’Oratorio S. Michele: il marchese Arduino che risiedeva in Avigliana annuì alla domanda dei due coniugi; un Monaco di nome Adverto fu designato per sopravvedere alla fabbrica; poi Annunco o Annuncone  Vescovo di Torino consacrò il Santuario appena terminato, ed il pio fondatore, ritornato qualche tempo dopo di Francia con molte ricchezze, acquistò da Arduino il Villaggio della Chiusa e i circonvicini terreni, dotandone i Benedettini già chiamati ad abitare il nuovo Monastero. Adverto  fu eletto a primo Abbate, e la santa vita di esso e dei primi suoi successori procacciò tale e tanta celebrità a quel sacro chiostro, che per lungo tempo concorsero a gara Imperatori, Re, Duchi, Marchesi, Conti, Prelati ad impinguarlo di amplissime possessioni e di ricche rendite, cedendo al medesimo giurisdizioni, castella, chiese ed altre abbazie ancora[…].

Tratto dal libro di Attilio Zuccagni Orlandini “Corografia fisica, storica e statistica dell’Italia e delle sue isole  “, per raccontare storie di misteri e arte che hanno a che fare con il cielo che ogni giorno, distrattamente, guardiamo. Perché quello che è in cielo, è anche in terra. Quando parliamo di Basiliche, è l’esatta rappresentazione del mondo, ma non solo di quello che crediamo di conoscere, ma anche di quello che non riusciamo a vedere. Le risposte sono scritte dietro l’angolo, e non sempre quello che delle parole si prende l’esatto significato “materiale” è il reale significato. Le parole vengono usate, dissossate, e alcune volte banalizzate, cerchiamo di fantasticare sulle cose, cerchiamo di crearne un film sulle immagini che vediamo, non badiamo a dubbi, l’apparenza inganna,e quando lo fa, lo esprime” spudoratamente”.

Nel cuore del Piemonte, andando sulla cima del Monte Pirchiriano, si erge con la sua “grande bellezza” la Sacra di San Michele. La storia delle sue origini viene da molto lontano, si parla del X secolo, e molte leggende ricoprono questa struttura ispirata a grandi scrittori, di cui parleremo più avanti.

La leggenda vuole che San Giovanni Vincenzo, volesse costruire un’abbazia sul Monte Caprasio. Cominciò così a costruire la struttura, ma i lavori non andavano mai avanti: ogni giorno posavano le prime pietre della costruzione e ogni notte queste sparivano.

Così San Giovanni decise di rimanere sveglio per svelare il mistero. A sorpresa, scoprì che non si trattava di ladri di materiale, ma di angeli. I messaggeri celesti comparivano con il buio e trasportavano le pietre sul monte Pirchiriano.

Fu così che San Giovanni decise di costruire l’abbazia dove sorge ancora adesso. Da quel giorno infatti non ci furono più impedimenti “divini” e il santuario fu ultimato.

Ma non è solo questa una delle tante “storie” che si raccontano, perché la “Torre della bell’Alda” è legata una delle leggende più popolari sulla Sacra di San Michele.
Si racconta che Alda era una ragazza molto bella, pia e devota. Mentre stava andando al santuario per pregare, venne assalita da dei soldati. Per scappare alla violenza si gettò da una torre del monastero.
Precipitò nel vuoto e la sua fine sembrava inevitabile. Ma quel gesto di purezza e sacrificio impietosì talmente tanto gli angeli e la Madonna che la salvarono, facendola arrivare a valle sana e salva.
Purtroppo la ragazza si fece prendere dalla superbia, raccontando a tutti di come era stata salvata dagli angeli e di come fosse “protetta” dal cielo. Nessuno le credeva e così, per vanità, la bell’Alda tornò sulla torre e si gettò nel vuoto.
Visto il futile motivo per cui la ragazza si era buttata questa volta, non ci fu nessun intervento divino a salvarla e la ragazza si sfracellò a terra. Un modo di dire locale afferma che “l’orecchio fu la parte più grande che trovarono della bell’Alda”.

La posizione della Sacra di San Michele riporta interessanti informazioni, è chiamata “La Via Michelita o la Via Angelica” ed è un percorso che molti pellegrini percorrevano nel Medioevo, e unisce le Basiliche di Mont Saint Michel in Normandia, la Sacra di S. Michele in Piemonte e Monte Sant’Angelo in Puglia.
Si dice che questa via fu tracciata dalla spada di San Michele durante la lotta contro il demonio. Si creò così una fenditura ancora presente ma invisibile che collega le tre basiliche dedicate a San Michele.
Ma questa linea retta, lunga migliaia di chilometri passa tra punti con una precisa caratteristica: Michael.
Sui punti di questa linea si trovano infatti monasteri, abbazie, rocche e simili, tutti dedicati all’Arcangelo.

La ley line dell’Arcangelo Michele:

Irlanda: Skelling Michael

Cornovaglia: Saint Michael’s Mount

Francia: Mont Saint Michel

Piemonte: Sacra di San Michele

Puglia: Monte Sant’Angelo

Puglia: grotta di Minervino Murge

Grecia: Santuario sull’Isola di Simi

Israele: Monte Carmel

Queste due linee si intersecano sotto Le Mans ed hanno come lato opposto a Santiago di Compostela Hildesheim, antica abbazia dedicata all’arcangelo Michele. Pensate a queste due linee di forza e di pellegrinaggio percorse da migliaia di persone che hanno inciso con la loro volonta’ e la loro preghiera il cuore dell’Europa Cristiana.
L’Arcangelo Michele, secondo quanto scritto nell’Apocalisse, con la sua lancia, che come abbiamo visto rappresenta il cammino, sia il protettore della Vergine rappresentato dalle Cattedrali a Lei dedicate.
Con questo la potenza della rappresentazione iscritta sull’Europa viene ancora piu’ esaltata ed il ruolo di Michele inciso sulla Terra, proiezione di quanto scritto nel cielo.

La linea di Michele, le cattedrali gotiche dedicate a Notre-Dame (Grande Madre-Vergine), e il cammino di Santiago di Compostela, questi sono i tre pellegrinaggi dell’uomo che hanno rafforzato un simbolo tanto potente, come quello della croce. ECCO CHE LA LINEA DI MICHELE SI INTERSECA CON LA LINEA DELLA VERGINE FORMANDO UNA PERFETTA CROCE SIMBOLO DEL CRISTO.

Sarà una coincidenza?

Ma torniamo alla nostra Sacra di San Michele e ai suoi misteri, la sua bellezza e il suo valore simbolico ha ispirato un grande scrittore come Umberto Eco, per il suo celebre romanzo “Il nome della rosa”. Pare infatti che la maggior parte dell’ambientazione del libro sia molto simile a quella del santuario piemontese.

La Sacra di San Michele appartiene  ad epoche diverse, da quella Romana a quella Gotica, secondo alcuni storici, già in epoca romana esisteva, nel luogo in cui sorge ora l’abbazia, un presidio militare che controllava la strada verso le Gallie. Successivamente anche i Longobardi installarono un presidio che fungesse da baluardo contro le invasioni dei Franchi, facendo del luogo un caposaldo delle cosiddette chiuse longobarde delle quali rimangono alcune vestigia nel sottostante paese di Chiusa di San Michele.

Le fasi iniziali della nascita della sacra di San Michele sono incerte e avvolte in un’alternanza di storia e racconti leggendari. Lo storico più antico fu un monaco Guglielmo, vissuto proprio in quel cenobio e che, intorno alla fine dell’XI secolo, scrisse il Chronicon Coenobii Sancti Michaelis de Clusa. In questo scritto, la data di fondazione della sacra è indicata nel 966, ma lo stesso monaco, in un altro passo della sua opera, afferma che la costruzione iniziò sotto il pontificato di papa Silvestro II (999 – 1003), in precedenza abate dell’abbazia di San Colombano di Bobbio.

Per quanto concerne la data di fondazione, alcuni studiosi sono orientati ad identificare negli anni 999-1002 il periodo in cui nacque questa abbazia, mentre per altri la data di fondazione dovrebbe essere anticipata agli anni 983-987. In sostanza quindi l’origine vera e propria della costruzione risale al tempo in cui visse il santo Giovanni Vincenzo, tra la fine del X e l’inizio dell’XI secolo.

La nuova chiesa, che è anche quella attuale, è stata eretta su strutture possenti e sovrasta le più antiche costruzioni che sono state così inglobate. Questa costruzione dovette richiedere molti anni e il trascorrere del tempo è documentato nel passaggio che si trova all’interno delle campate tra il pilastro cilindrico e quello polistilo e nel variare del gusto che passa dal romanico al gotico sia nelle decorazioni che nella forma delle porte e delle finestre.

Il lavoro durò a lungo e fu più volte interrotto a causa delle difficoltà che si incontravano nella realizzazione di un’opera tanto imponente; in particolare richiese molto tempo la costruzione del basamento e delle absidi, che furono costruite per prime con la prima campata sostenuta da due pilastri rotondi. Tutto questo ha comportato, nelle navate, il sovrapporsi di tre tipi di architettura: uno stile romanico con caratteristiche normanne, uno stile romanico che si può definire di transizione ed infine uno stile gotico francese.

Tra il 1120 e il 1130 lavorò alla Sacra lo scultore Niccolò. Dal protiro, altissimo a più piani, si accede allo scalone dei Morti, così chiamato perché anticamente era fiancheggiato da tombe. Qui si trova il “Portale dello Zodiaco”, con gli stipiti decorati da rilievi dei segni zodiacali.

All’interno della Sacra, un ripido scalone detto “dei morti”, porta al piano superiore sbucando su un terrazzo dal quale poi, si entra nel luogo di culto. In cima allo scalone è posto il così detto “Portale dello Zodiaco”. Esso attrae immediatamente l’attenzione poiché le rappresentazioni floreali, mitologiche, esoteriche, astrologiche, prodotte con abile maestria, poste in un punto di passaggio obbligato; s’impongono. Osservando il portale dall’esterno, pur apprezzandolo per il valore artistico e simbolico; non può non sorgere il dubbio che il portale non sia in sintonia con il resto dell’ambiente. Si ha la sensazione che esso sia stato prodotto altrove per altro obiettivo, in seguito recuperato e posto in loco.  Qualcuno sostiene che in precedenza facesse parte del “Sepolcro dei Monaci”. Da qui recuperato e posto dove si trova ora. Interessante sarebbe sapere chi, ordinò l’esecuzione del portale.

L’autore del portale è raccontato da un’iscrizione su una lesena: “Vos qui transitis sursum vel forte reditis / vos legite versus quos descripsit Nicholaus” (Voi che salite, o per caso discendete, leggete i versi che scrisse Niccolò). Sullo stipite delle costellazioni, c’è n’è un’altra: “ Hoc opus hortatur saepius ut aspiciatur” ( Quest’opera spinge ad osservarla ripetutamente). Ed ancora, su altre lesene: “ Hoc opus intendat quisquis bonus expendat / Flores cum beluis comixtos cemitis” ( Osservi quest’opera chiunque, capace, ne misuri il valore; vedete fiori frammisti ad animali), e “ Hoc opus intendat quisquis bonus /  exi.. (exit et entrat)” (Volga la sua attenzione a questa opera chiunque, capace, esca ed entri). Quindi, c’è piena coscienza del valore della propria opera da parte dell’artista, ed è una coscienza rivolta ad attirare l’attenzione di chi visita la chiesa.
Niccolò è un architetto-scultore che lavora alla Sacra negli anni 1114-1120, alla Cattedrale di Piacenza dopo il 1122, che incide il suo nome a Ferrara nel 1135 (nel portale del Duomo di cui fu anche architetto), e nel 1138 lavora al portale di San Zeno a Verona.

Nella rappresentazione dei segni Zodiacali, possiamo notare in particolare il segno del cancro, che presenta una curiosità, in quanto se viene capovolto, è la perfetta faccia di un vescovo con copricapo, bocca aperta, e un ‘espressione quasi diabolica…!!!

Chissà cosa volesse trasmettere il nostro scultore? Sicuramente qualcosa che poteva trasmettere una verità, attraverso canali “intrecciati”, la verità spesso si nasconde nella confusione di altre forme.

Altro emblema e caratteristica dei portali Romanici è la rappresentazione di nudi all’interno di “tralicci erbacei”, uno dei nudi della Sacra di San Michele raffigurato nel Portale dello Zodiaco, particolare che passa inosservato sotto gli occhi ignari di tanti visitatori, collocato sopra una lesena del portale. L’uomo raffigurato è accerchiato da tralicci che  finiscono esattamente nell’ano del personaggio in questione, per poi finire nella bocca di un mostro.

Questa rappresentazione ha una lettura profonda, che non ha niente a che fare con la bocca dell’inferno, né con quella del paradiso, ma è un processo che appartiene alla nascita e alla morte, un divenire nella conoscenza alla coscienza di chi si è.

Questo simbolismo potrebbe essere rappresentato dall’Albero della Vita, che rappresenta simbolicamente, nella cabala ebraica, le leggi dell’Universo; tuttavia alcuni autori lo correlano all’albero della vita menzionato dalla Genesi in 2,9. La sua descrizione è considerata come quella della cosmogonia della mistica cabalistica.

L'”Albero della Vita” inteso come rappresentazione del processo di creazione “che mette/messa” all’opera, tanto nel Macrocosmo, che è l’Universo, quanto nel Microcosmo, l’Essere Umano: “energie” e/o “potenze creatrici”, che emanano dal Creatore secondo le attitudini-strumenti dell’Albero della Vita – il riferimento è quello delle Sephirot legate alla Profezia ed al Ruach haQodesh – distinguendo comunque l’Essenza Infinita (En Sof) di Dio Unico e Creatore: Egli ha creato dal/nel “vuoto” (ex nihilo) il Mondo.
Il ruolo specifico di una Sephirah nella propria “attuazione” è considerato “attivato” dalla correlazione della “potenza/strumento attiva/o” corrispettiva/o.
Nella Cabala, la sfera rappresenta la possibilità di legame tra due elementi. La Terra (mondo in basso dei mortali) è collegata a una sfera celeste attraverso un canale. Questo canale è il legame tra il mondo spirituale (fonte di ogni elemento) e il mondo materiale (manifestazione).

Interessante è come i caratteri simbolici ricoprono i primi tre stipiti del portale, per la loro forma, per le loro decorazioni e per la loro “gerarchia”. Queste potrebbero essere rappresentazioni delle Sephiroth,  ripartite in tre colonne, con gimel kavim (“tre linee” in italiano). Nelle cerimonie iniziatiche, i due pilastri esterni sono rappresentati dai due pilastri del Tempio di Salomone, Boaz (“la forza è in lui”) (il bianco, a destra) e Jachin (“egli stabilisce”) (il nero, a sinistra); l’iniziato essendo lui stesso un terzo pilastro della conoscenza, posto tra gli altri due. I Pilastri sono così divisi:

Pilastro della misericordia

La colonna di destra (in ebraico, kav yamin) è dominata da Khokhmah. È Jachin la bianca, il pilastro della forza, delle tendenze maschili. Le Sephiroth di questo pilastro (Khokhmah, Chessed, Nezakh) corrispondono a stati attivi.

Questo pilastro è dominato dai principi attivi, di costruzione, di cinetica.

Nella simbologia esoterica, la progressione lungo questo pilastro corrisponde alla magia baccanale dell’ebbrezza, quella dell’invocazione, dove la coscienza è modificata dalla messa in gioco delle emozioni.

Pilastro del rigore

La colonna di sinistra (in ebraico, kav smol) è dominata da Binah. È Boaz la nera, il pilastro della forma, degli aspetti femminili. Le Sephiroth di questo pilastro (Binah, Ghevurah, Hod) corrispondono a stati di struttura, passivi.

Questo pilastro è dominato dalle simbologie passive di statica, di distruzione.

Nella simbologia esoterica, la progressione lungo questo pilastro corrisponde al velo del mago, dell’occultismo, dell’evocazione. La coscienza è modificata dal rigore, dallo studio e dalla conoscenza.

Pilastro della coscienza

La colonna centrale è dominata da Keter, ed è chiamata il pilastro dell’equilibrio, o della coscienza. Le Sephiroth questo pilastro (Keter, Tiferet, Yessod e Malkhut) traducono un equilibrio tra forza e forma, maschio e femmina, azione e struttura: corrispondono a stati di coscienza equilibrata.

La via di questo pilastro è soprannominata la via della freccia. È la via filosofica e mistica, che comincia con la devozione e finisce con la contemplazione.

Il modo di concepire il mondo è stato fin dall’antichità una maniera simbolica, di cui abbiamo perduto le conoscenza, e quindi la coscienza di poter “vedere” e apprendere cosa il linguaggio esoterico, astrologico possa aver in modo semplice, ma non casuale i numeri della costruzione del cosmo, tutto parla di tutto, e niente prescinde da niente, tutto si muove così come i pianeti, le stelle, e i giorni.

Sara Del Monte

Riguardo L'autore

Redazione Il Nadir

Il dr. Claudio Crespina, astrologo, filosofo, counselor psicologico-comportamentale e ricercatore nasce sotto il segno del Capricorno a Roma, una città così significativa e simbolicamente attraente, per i suoi continui richiami storici ed esoterici che credo superfluo e inutilmente ripetitivo spiegarne la grandezza e l’importanza.

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