La Vita oltre la Morte: quindi vita …”eliaca” 1^parte
“Le menti mediocri si sono sempre opposte violentemente ai grandi uomini dotati di valore spirituale”. Albert Einstein
Nel corso della storia umana ci sono stati migliaia di casi, molti menzionati nella Bibbia e anche anteriormente ad essa, in cui una persona, come Gesù, è apparsa e scomparsa di fronte ad una moltitudine di gente.
Gli investigatori chiamano l’apparizione e la sparizione di persone e cose “materializzazione” e “smaterializzazione”.
Esistono prove sostanziali della materializzazione non solo in Inghilterra e negli Stati Uniti, ma anche in altri Paesi, come il Brasile, in cui si sono verificate materializzazioni in pieno giorno e in presenza di centinaia di scettici irriducibili
Il libro di David Ash e Peter Hewitt, The Vortex (Il Vortice,1994), fornisce, tra l’altro, una spiegazione scientifica della materializzazione. Gli autori sostengono che la formula di Einstein E=mc2 – l’energia è uguale alla massa per la velocità della luce al quadrato – dimostra che la massa “m” è equivalente all’energia “E”.
Questo spiega come avvengono la materializzazione e la smaterializzazione, con la materia che viene trasformata in energia. Quando si cerca di argomentare che questa equazione è puramente teorica e che non può essere dimostrata, si dovrebbe ricordare che bastarono meno di 30 grammi di materia per produrre l’energia che distrusse Hiroshima.
Il vortice è l’effettivo ruotare di atomi e molecole. Ash e Hewitt sostengono, sulla base dell’equazione di Einstein, che, dal momento che la materia e la luce condividono un movimento comune, l’effettiva velocità di rotazione del vortice deve essere la velocità della luce. Essi affermano che questo è l’unico significato che si può attribuire all’equazione di Einstein, in quanto, è grazie al fatto che il vortice ruota alla velocità della luce che è possibile leggere questa pagina o vedere con occhi fisici una persona, gli alberi, il cielo e qualsiasi altra cosa.
Ash e Hewitt si domandano: per quale ragione la velocità di rotazione del vortice dovrebbe essere limitata alla velocità della luce? Essi sostengono che, ogni qual volta il movimento del vortice eccede la velocità della luce, una persona entra in una nuova dimensione, in un nuovo mondo, quello della superenergia. Ma in quella nuova dimensione, la persona e la cosa sono solide come noi lo siamo in questa dimensione. L’unica cosa è che i vortici ruotano ad una velocità più elevata rispetto a quella della dimensione terrena.
Nella dimensione terrena, l’occhio umano (a meno che non sia quello di un chiaroveggente realmente dotato) non è in grado di vedere nulla della nuova dimensione, perché i nostri occhi sono in grado di distinguere una persona o una cosa solo quando il vortice di quella persona o di quella cosa ruota, in questa dimensione, alla velocità della luce. Ne consegue che la persona o la cosa che, in questa dimensione, si trova in uno stato di superenergia, è in grado di penetrare un solido muro di mattoni. Ciò è possibile in quanto gli atomi e le molecole del muro di mattoni ruotano più lentamente, alla velocità della luce.
E’ quindi tutto in funzione del moto: la realtà cambia aumentando e diminuendo le vibrazioni.
Una possibile spiegazione scientifica della materializzazione è che i vortici degli atomi dello spirito ruotano ad una velocità superiore a quella della luce e non possono essere visti dai nostri occhi fisici. Ma certe energie fanno in modo che i vortici degli atomi del corpo spirituale ruotino ad una velocità inferiore, quella della luce. Quando ciò si verifica, lo spirito diventa visibile ai nostri occhi fisici. Per converso, ogni qual volta lo spirito intende smaterializzarsi, i vortici degli atomi spirituali aumentano la loro velocità di rotazione, ed esso non è più visibile con i nostri occhi fisici: sparisce in una dimensione diversa. Ash e Hewitt chiamano questa materializzazione “transustanziazione” per riflettere il cambiamento nella sostanza ma non nella forma del vortice. (Astrolatria:.è la risonanza, come riverbero del vortice astrale, relativo unicamente ad una lunghezza d’onda riferita all’essere umano.) La transustanziazione non muterebbe la struttura atomica o molecolare di un corpo.
Una possibile spiegazione scientifica della materializzazione è che i vortici degli atomi dello spirito ruotano ad una velocità superiore a quella della luce e non possono essere visti dai nostri occhi fisici. Ma certe energie fanno in modo che i vortici degli atomi del corpo spirituale ruotino ad una velocità inferiore, quella della luce. Quando ciò si verifica, lo spirito diventa visibile ai nostri occhi fisici. Per converso, ogni qual volta lo spirito intende smaterializzarsi, i vortici degli atomi spirituali aumentano la loro velocità di rotazione, ed esso non è più visibile con i nostri occhi fisici: sparisce in una dimensione diversa. Ash e Hewitt chiamano questa materializzazione “transustanziazione” per riflettere il cambiamento nella sostanza ma non nella forma del vortice. (Astrolatria:.è la risonanza, come riverbero del vortice astrale, relativo unicamente ad una lunghezza d’onda riferita all’essere umano.) La transustanziazione non muterebbe la struttura atomica o molecolare di un corpo.
Per mezzo della transustanziazione un’intelligenza, un essere eterico, uno spirito dell’Aldilà o un oggetto possono materializzarsi o smaterializzarsi. Ma, come giustamente sottolineano Ash e Hewitt, quella smaterializzazione non è una dissoluzione. Sono l’accelerazione e la decelerazione della velocità dei vortici degli atomi che spiegano le storiche apparizioni dal nulla e le sparizioni di persone che si verificano sotto ai nostri occhi.
Ash e Hewitt forniscono diversi esempi di materializzazioni e smaterializzazioni ben documentate. La materializzazione è coerente con la tesi secondo la quale la vita continua dopo la morte fisica: la storia dei fenomeni del medium Mirabelli, la cui materializzazione si verificò in Brasile in pieno giorno e in presenza di scienziati e di centinaia di altre persone ne sono una prova certa….
……”Non commetterò la stupidità, tanto in voga, di considerare frode tutto ciò che non sono in grado di spiegare.” …. diceva con la riconosciuta saggezza e competenza C. G. Jung, perchè con ogni probabilità il suo lavoro si era inevitabilmente esteso nella struttura dell’antimateria, per poter capire e approfondire le sue tematiche psichiche.
……..”Ciò che è sconosciuto è solo ciò che non è stato scoperto.“….. è una nota comunicazione dall’Aldilà, rilasciata ad un famosissimo personaggio pubblico del XIX° secolo, in una seduta spiritica altrettanto famosa che esperti, di molti paesi del mondo, hanno tenuto come testimonianza ineludibile di una verità più alta di quella a cui noi facciamo riferimento costante per credere e per poter dire che esistiamo……..
……”Spesso i fatti appaiono incredibili soltanto perché siamo male informati e cessano di apparire straordinari quando la nostra conoscenza si è ampliata.”…Sir Francis Bacon…….. Basta immaginare cosa sarebbe successo se nel medio evo qualcuno avesse comunicato tramite un cellulare…….Senza alcun dubbio, sarebbe stato/a arrestata per stregoneria, successivamente torturato/a in modo crudele, come certi scritti della “Santa romana chiesa” descrivono, con dovizia di particolari, decisamente orrendi e in ultimo, messo a morte, sul rogo per espiare, con quela sevizia l’orribile crimine…MAI COMMESSO……!!!!!!!! Non dimentichiamo mai che, a giudicare quei poveri cristi, malcapitati sotto la mannaia, c’era l’intero establishment (oggi si direbbe così…) politico, economico e religioso dell’epoca, cioè la cosiddetta SCIENZA e RELIGIONE UFFICIALE, che di ufficiale appunto aveva solo l’ignoranza e la crudeltà, doti queste, certamente non in difetto, bensì altamente rappresentative degli uomini di potere di quell’epoca e credo di poter riscontrare, senza tema di smentita, anche in relazione agli uomini rappresentativi del potere politico-religioso attuale, i quali,come i loro infausti predecessori, dimentichi della lezione che la storia continuamente riesce a dare, perpetuano nei secoli una siffatta miopia mentale e fisica.
Io penso che quando la scienza inizierà a studiare, senza ostracismo, i cosiddetti fenomeni non fisici, nel giro di pochi anni farà più progressi di quanti non ne siano stati fatti in secoli di esperienza, perchè dovrà confrontarsi sui piani dell’ immateriale che rispondono a regole completamente diverse e a reazioni certamente inusuali per le logiche bloccate della mente matematica. L’astrologia è la scienza che deve usare inevitabilmente tecniche cosiddette analogiche e sincronistiche per spiegare le sue dinamiche universali e verificare le reali relazioni esistenti tra pianeti ed esseri animati e non, che sono assolutamente verificabili quando si analizzano i transiti riferiti ad un tema natale specifico, come qualsiasi astrologo serio sarà in grado di confermare.
Per molti scienziati, la prove dell’esistenza dell’Aldilà sono schiaccianti: come ho affermato prima, non c’è un solo scienziato che sia riuscito a dimostrare che l’Aldilà non esiste……E questo, a prima vista, può sembrare un sillogismo ironico ma in realtà è una dichiarazione d’intenti tecnicamente formulata, che ha una sua validazione proprio perchè la fisica partendo da dimostrazioni inconfutabili per dimostrare i suoi assiomi, in questi casi specifici, non approfondisce la ricerca, accontentandosi di affermazioni assolutamente gratuite che dimostrano appunto la non regolarità dell’analisi.
Con assoluta certezza, laddove ci siano fenomeni metafisici avanzati, si troveranno prove dell’esistenza di una vita dopo la morte – le due cose sono inevitabilmente connesse fra loro: questo principio è la base portante di ogni concetto riferito all’esperienze extrasensoriali, che io stesso ho approfondito in anni di ricerca sul campo, agendo come medium attivo, (vedi Rol..) in sedute spiritiche di valore assoluto, documentate in quegli anni, da attrezzature assolutamente corrette e tecnicamente apprezzabili.
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…..l’ultimo film di Clint Eastwood, insegna qualcosa sulla vita, confrontandosi con la morte, quella verificata (Marie), quella subita (Marcus), quella condivisa (George).
Hereafter prende atto che la vita è un esperimento con un termine e si articola per questo attraverso prospettive frontali: al di qua e al di là del confine che separa la presenza dall’assenza. È questa linea di demarcazione a fare da perno al montaggio alternato delle vite di una donna, di un uomo e di un bambino dentro una geometria di abbagliante chiarezza e spazi urbani pensati per gravare sui loro destini come in un romanzo sociale di Dickens.
Hereafter prende atto che la vita è un esperimento con un termine e si articola per questo attraverso prospettive frontali: al di qua e al di là del confine che separa la presenza dall’assenza. È questa linea di demarcazione a fare da perno al montaggio alternato delle vite di una donna, di un uomo e di un bambino dentro una geometria di abbagliante chiarezza e spazi urbani pensati per gravare sui loro destini come in un romanzo sociale di Dickens.
Tutte le ipotesi sull’aldilà sono state filtrate attraverso un sanificante setaccio che ha opportunamente trattenuto qualunque classificabile contaminazione ritualistica. E quest’opera di filtrazione è così ben fatta che non la si nota nemmeno: è un po’ come quando ti chiedono “perché non credi in Dio?”, e la risposta giusta è semplicemente “Non si cerca la ragione per cui non si fa qualcosa, ma semmai del perché invece la si fa. Dunque, perché tu credi?”. Questo film in effetti non ha abolito la religione e gli dèi, ha semplicemente descritto l’essere umano nella sua interezza. E questa interezza non ha bisogno di un dio esteno, estraneo al compimento della totalità, ma si serve certamente di un contatto “divino”, insito nell’essenza (Nadir) dell’essere umano in quanto tale. Punto.
Ecco in sintesi il mio pensiero che credo pochi critici siano riuscti a cogliere nell’intimo, perchè, scorrendo quà e là le critiche sul film, balena agli occhi, una crassa ignoranza della decodifica del simbolo cinematografico e della ancor più evidente cecità di analisi filmica in considerazione dell’ingenua intenzione di credere che il regista americano abbia fatto e concepito un tale film a scopo…”avventurosamente economico” a lieto fine, tra l’altro, e, riporto testualmente: ” lento e senza la verve necessaria per reggere la lunghezza della storia spesso inutilmente filmata per spiegare che non c’è nulla da spiegare…”….!!!!
Ecco in sintesi il mio pensiero che credo pochi critici siano riuscti a cogliere nell’intimo, perchè, scorrendo quà e là le critiche sul film, balena agli occhi, una crassa ignoranza della decodifica del simbolo cinematografico e della ancor più evidente cecità di analisi filmica in considerazione dell’ingenua intenzione di credere che il regista americano abbia fatto e concepito un tale film a scopo…”avventurosamente economico” a lieto fine, tra l’altro, e, riporto testualmente: ” lento e senza la verve necessaria per reggere la lunghezza della storia spesso inutilmente filmata per spiegare che non c’è nulla da spiegare…”….!!!!
Come dire che il povero Clint si è rimbecillito all’improvviso, colui che ha svolto la mirabile saga dei sentimenti interni, figlio genitore, cogliendone ogni sfumatura si è rincoglionito…….!!!!! La raggiunta maturità tecnica di Eastwood, accertata aldilà degli oscar stravinti, comunque insignificanti, per dimostrarne la grandezza, si è dissolta in un sol colpo davanti agli occhi e alle
penne di questi austeri e ignoranti critici, a sfondo pseudo teologico e teleologico, che non sanno nulla di premorte e di viaggio astrale, di Obe e di Esp, per poter minimamente commentare corettamente il significato assolutamente incisivo e filmicamente ritmato, di un regista certamente ormai giunto alle soglie della comprensione dell’io spirituale (terzo ciclo del Nadir…) trasformandosi, come vuole il suo potentissimo Plutone, governatore dell’ascendente scorpionico, nell’ectoplasma-guida e traduttore di una società che ancora vaga cieca nella ricerca delle prove di un aldilà, usando i mezzucci minimi, che la mente, anch’essa minima, non può da sola spiegare senza il sensibile ausilio della visione dell’immateriale (il concetto poi, tanto studiato d’altronde, dell’antimateria come potenza vibratoria dei mondi sottili in sincrono con la visione materica della realtà…..).
Destini colpiti duramente e deragliati ineluttabilmente dalla natura (lo tsunami in Indonesia), dalle tensioni sociali (gli attacchi terroristici alle metropolitane londinesi), dalla fatalità (l’incidente stradale), destini che si incontrano per un attimo (o per la vita) in un mutuo scambio di salvezza. Perché da tempo i personaggi di Eastwood hanno abbandonato l’isolazionismo tipico dell’eroe americano a favore di una dialettica che mette in campo più interlocutori e pretende il contrasto.
Hereafter non fa eccezione e prepara l’incontro, il controcampo del campo: lo sguardo di Cécile De France che ha visto, quello di Matt Damon che riesce a vedere, quello del piccolo Frankie McLaren che vuole andare a vedere.
Hereafter non fa eccezione e prepara l’incontro, il controcampo del campo: lo sguardo di Cécile De France che ha visto, quello di Matt Damon che riesce a vedere, quello del piccolo Frankie McLaren che vuole andare a vedere.
Marie Lelay è una giornalista francese sopravvissuta alla morte e allo tsunami. Rientrata a Parigi si interroga sulla sua esperienza sospesa tra luccicanza e oscurità, alienandosi fidanzato ed editore. Marcus è un fanciullo inglese sopravvissuto alla madre tossicodipendente e al fratello gemello, investito da un auto e da un tragico destino. Smarrito e ‘spaiato’ cerca ostinatamente ma invano di entrare in contatto con Jason, di cui indossa il cappellino e conserva gli amabili resti. George Lonegan è un operaio americano in grado di vedere al di là della vita. Deciso a ripudiare quel dono e a conquistarsi un’esistenza finalmente normale, George ‘ascolta’ i romanzi di Dickens e frequenta un corso di cucina italiana. Sarà proprio la “piccola Dorrit” dello scrittore britannico a condurlo fino a Londra, dove vive Marcus e presenta il suo nuovo libro Marie. L’incontro sarà inevitabile. George, Marcus e Marie troveranno soccorso e risposte al di qua della vita.
Non si può vedere “al di là” delle cose senza finire prigionieri del dolore: la tecnica psichica che io chiamo “controintuitiva” che dice di affondare nel dolore la propria anima e non respingerlo, come avviene nella semplice esperienza intuitiva, che prova ad allontanarsi dal dramma, con la finzione dell’azione distorcente la realtà del vissuto. E’ solo illusione, e mai si vede una possibile soluzione tramite una pia illusione, è solo un ipotetico e momentaneo sollievo: bisogna immergersi profondamente nelle risposte contro-intuitive dello spirito, per vedere finalmente la realtà brillare, come la vedono, la vedevano e la continueranno a vedere, gli “illuminati” e gli iniziati, da sempre esistiti, in nome di quel Cristo, primo tra i grandi espiantati, dal delirio della morte, in grado di riemergere nella vita come fa una particella di quark che si dissolve (collide…) per rinascere in altra sede…..
Lo sanno bene George e Marie, protagonisti adulti di Hereafter, che hanno oscillato sulla soglia, sperimentando la morte e scampandola per vivere al meglio quel che resta da vivere nel mondo. Un mondo reso meno imperfetto da un ragazzino che ha negli occhi e nei gesti qualcosa di gentile. Qualcosa che piacerà al George di Matt Damon e troverà un argine alla sua solitudine. Nella compostezza di una straordinaria classicità, che si concede un momento di tensione quasi insostenibile nella sequenza lunga e spietata del maremoto,
Facendosi in tre l’autore, e non è un caso che si libera sulle logiche trine, che smuovono tutta la storia del creato (tesi, antitesi e sintesi…) mette, secondo le mie sensazioni di chi sa cosa si prova…., lo spettatore al centro di qualcosa di indefinibile eppure familiare come il dolore dell’essere, produce punti di vista potentemente fuori binario sul tema della morte e offre a Damon l’occasione di comporre la migliore interpretazione della sua carriera. Disfandosi della cifra della neutralità, il divo biondo conquista l’emozione e la cognizione del dolore, abitando un sensitivo che ha visioni di morti (e di morte) al solo contatto delle mani, una tristezza profonda piena di pietà e il desiderio di smettere di vedere il passato di chi resta e di immaginare il futuro (e il sapore) di un bacio.
Clint Eastwood con Hereafter conferma la vocazione alle sfumature, azzarda l’esplorazione della morte con la grazia del poeta, interroga e si interroga su questioni filosofiche e spirituali e contrappone alla debolezza del presente e dentro un epilogo struggente l’energia di un sentimento raccolto nel futuro. Raccolto inevitabile, come un trapasso e ogni altra dinamica di natura.
Clint Eastwood con Hereafter conferma la vocazione alle sfumature, azzarda l’esplorazione della morte con la grazia del poeta, interroga e si interroga su questioni filosofiche e spirituali e contrappone alla debolezza del presente e dentro un epilogo struggente l’energia di un sentimento raccolto nel futuro. Raccolto inevitabile, come un trapasso e ogni altra dinamica di natura.
Grande tra i grandi e non solo, a questo punto, del cinema di ……celluloide, il problema è che, chi critica sarebbe bene che s’informasse su ogni possibile significanza soprattutto quando, come in questo caso, si distorce il senso dei significati, non avendo centrato la verità interpretativa e descrittiva del film, secondo il mio parere di esperto di esperienza extrasensoriale e di viaggi astrali così legati entrambi, alle logiche simboliche e di traduzione del simbolo sia in moto perpetuo che nella condizione di perfetta staticità.
Dr. Claudio Crespina IlNadir
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