La maggiore differenza tra la conoscenza di tipo scientifico e la conoscenza paranormale, metafisica, se si vuole, esoterica, risiede nel fatto che la scienza si basa su dati sperimentali oggettivi, aperti alla verifica e al controllo di tutti, quindi ripetibili, mentre il metafisico, l’esoterico è un tipo di conoscenza che per sua natura non è aperto a tutti ma solo a pochi “iniziati”che condividono l’accesso ad un sapere e ad una conoscenza esclusiva quindi non ripetibile: scientifico dunque è sinonimo di oggettivo, metafisico di soggettivo, cioè non oggettivo e pertanto non ripetibile. Ora, le ultime scoperte della meccanica quantistica hanno enfatizzato il ruolo del soggetto cosciente al punto di giungere alla conclusione che:” nulla può esistere al di là della percezione del soggetto” e che quindi non ha senso attribuire oggettività, cioè esistenza propria e indipendente, ad alcunché per il fatto che nulla, appunto, può esistere al di là dell’essere percepito.
Quello scientifico, alla luce di tale filosofia quantistica, diviene solo uno dei tanti metodi d’indagine della realtà, ne meglio ne peggio, degli altri tipi di conoscenza sviluppati dall’uomo. In sintesi, il messaggio che ne deriva è che la logica e la razionalità sono strumenti che non valgono in senso assoluto, ma hanno il oro limite: non possiamo ricondurre “il tutto” in chiave unicamente razionale. Anche se alcuni aspetti della nostra vita fanno parte della cruda razionalità è evidentemente errato ricondurre l’universalità dei nostri orizzonti a mere spiegazioni unicamente causali e razionali. Proprio gli studi avanzati dai fisici delle particelle ci hanno svelato che l’atteggiamento causale e razionale non può esaurire l’analisi della realtà (Universo), aggiungo io, proprio in nome della Scienza (con la S maiuscola:quella aperta ad ogni “intuizione”…) bisogna evitare di fossilizzarci in un dogmatismo razionale che farebbe da contraltare al dogmatismo teologico che ha caratterizzato e continua a caratterizzare il pensiero umano già prima del Medioevo ad oggi, con le conseguenze che tutti conoscono.
I teoremi quantistici (Bohr, Bell, Pauli, Aspect, ecc…) dicono che la realtà, nel suo intimo, si ribella alla fredda logica razionale, con cui la scienza, cosiddetta esatta, continua ad indagare e che bisogna accettare la realtà legata alla sincronicità e alla analogia: tecniche queste senza le quali, scienze e sottolineo scienze, come l’Astrologia, la Psicologia, la Filosofia, la stessa Medicina non potrebbero essere ne capite ne spiegate fino in fondo. Proprio, grazie, alle recenti indagini della fisica quantistica, ci stiamo avvicinando al pensiero orientale* della realtà così, precedentemente distante, dal nostro modello occidentale: si sta tentando di armonizzare la dicotomia tra materia e spirito, coinvolgendo la capacità analitica non più, unicamente sui dettagli del particolare ma orientandola verso una migliore percezione del messaggio che ci viene dal Tutto. Nella tematica astrologica, le Case o settori non sono separate fra loro in una successione temporale che le coinvolge una alla volta, come purtroppo molti astrologi confondono, ma partecipano tutte al grande processo vitale dell’universo: ciò che “appare” scandito dal tempo, non è infatti, necessariamente ordinato secondo le regole cronologiche, con le quali siamo abituati a percepire gli eventi (c’è la possibilità, proprio grazie alle speculazioni quantistiche, che altrove, presente, passato e futuro coesista-
no simultaneamente, in un ordine metafisico al di là dello Spazio e del Tempo).
Parafrasando Guenon, nel suo “Gli stati molteplici dell’essere”, persino la percezione dell’Io può essere solo il frammento infinitesimale di un’entità più vasta che non conosce una forma o che ne conosce innumerevoli nello stesso, identico istante. Riflessioni queste, certamente controintuitive, per colui che vede la realtà solo fissa e immobile.
Però anche lui è comunque obbligato ad ammettere che il Sole, per esempio, non cessa di esistere solo per il fatto che a un certo punto, di notte, a noi sembra scomparso. Il nostro punto di osservazione è sempre e comunque relativo, vive il limite della sua collocazione in un preciso luogo spazio-temporale e vede gli eventi così come “appaiono”e non come sono. Questa nuova, ma già datata, visione della realtà è in grado di conciliare le scienze cosiddette “esatte” con quelle “umane”, rendendo ad ogni branca della scienza la sua giusta dignità senza alterarne la sua possibile autonomia.
Dr. Claudio Crespina © tutti i diritti riservati
27/02/2009
Bibliografia:
*F. Capra, Il tao della fisica; G. Zukav, La danza dei maestri wu-lì