Astrologia Quantistica e Sincronicità

Démoni e Demòni: un accento veramente significativo..!!

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Démoni e Demòni: un accento veramente significativo..!!
Le tradizioni sembrano trovarsi tutte d’accordo sul fatto che i dèmoni sono ..”pericoli”, come pericolosa è la realtà di qualsiasi tipo. Ma come possiamo discernere, se queste immagini sono prodotti di malvagi tentatori oppure di benevoli custodi…?
All’intelletto sembra che i dèmoni si presentino come un “pan-demonio”, la reazione è di tentare una discernimento intellettuale, una differenziazione. La conversazione di Jung con le immagini era una differenzzazione psicologica, che dava ad esse la possibilità di presentare il loro proprio logos. Ed esse non gli apparivano come pandemonio, ma come figure distinte, riconoscibili, e con nomi propri….
Jung ci offrì un metodo grazie al quale ciascuno di noi può rispondere alla fondamentale domanda di autocoscienza. Il suo metodo psicologico, è il dono più grande che egli ci abbia fatto. Jung fu sommerso da “un flusso incessante di fantasie”, una “molteplicità di contenuti psichici e di immagini”. Per far fronte a questa tempesta di emozioni annotò queste fantasie e lasciò che le tempeste si trasponessero in immagini. Tra le figure che incontrò c’erano Elia, Salomè e un serpente nero. Daimon è l’espressione greca originaria per queste figure, che in seguito divennero demòni a causa della visione cristiana, e dèmoni in contraddizione positiva con tale visione.

 

La discesa di Jung alla “ terra dei morti” gli fece incontrare i suoi avi spirituali che, attraverso di lui, annunciavano una nuova demonologia e una nuova angelologia. Conosci te stesso alla maniera di Jung significa divenire familiari con i dèmoni, dischiudersi ad essi e ascoltarli, cioè conoscerli e distinguerli. (una logica assimilazione del Saturno bilancino consapevole in esaltazione per la dialettica astrologica…).
Se guardiamo al mondo che precede e a quello parallelo alla nascita della cristianità, i daimones erano figure del regno intermedio, non del tutto Dei trascendenti, non del tutto uomini corporei. (il mito di kirone…il guaritore ferito!!).  La cristallizzazione dogmatica della nostra cultura religiosa ha demonizzato alti dèmoni, chiamandoli forze del rifiuto e della negazione.
Il porsi di Jung fra due ortodossie, la religione teologica e lo scientismo clinico, ha ristabilito nell’esperienza il regno intermedio, che egli chiamò “realtà psichica”, la quale è fatta di figure immaginarie e la cui natura ha a che fare con la poesia, il teatro, la letteratura.
-Ciò che impariamo da Freud è che questa immaginazione letteraria si svolge al centro del fatto storico (Toro);
-ciò che impariamo da Jung è che questa immaginazione letteraria si svolge al centro di noi stessi (Granchio).
Questo terzo regno, tradizionalmente chiamato “anima”, può essere ristabilito e da parte di chiunque. Per conoscere se stessi, per conoscere la propria anima, si osservano le proprie associazioni, i modi di volere, di ricordare, le maniere di percepire, di provare, di sentire, attraverso i sensi e attraverso i sentimenti, in particolare i modi di meditazione, di pensiero puro, senza immagini. Il fallimento di questo metodo sta nel fatto che l’introspezione rimane chiusa entro l’anima razionale…. (la dinamica Luna-Nettuno in aspetti di mutua ricezione, e il blocco Luna-Saturno e i suoi aspetti di mutua ricezione).
La mia più grande emozione si riferisce a quelo che definii il Maestro del Pensiero del cuore, un teorico di una psicologia che radica passione e sentimento all’interno del suo pensiero, legando in maniera indissolubile Logos (Mercurio-Giove) ed Eros (Venere-Luna) come matrici primarie della psiche. Secondo il mio parere, James Hillman è una tra le più prestigiose personalità della cultura contemporanea, uno dei rari ed autentici talenti del mondo psicologico che travalica i confini della singola disciplina, come io intendo, d’altronde, l’interpretazione  del significato dell’insegnamento astrologico.
James Hillman, non va mai dimenticato, non vuole donarci certezze, come hanno fatto altri illustrissimi psicologi, ma, come ho fatto e faccio io in conformità dell’elemento astrologico, egli parla dell’oggetto mostrandoci cosa esso …non è!!!  Tramite il suo concetto di  Daimon, metodologicamente egli intende restituire perciò alla psicologia la possibilità di guardare in trasparenza sia pratica che teoria l’interezza dello schema psichico, consentendo di intravedere le fantasie, anterioriormente a fatti considerati troppo spesso automaticamente come evidenti e reali….
In questo senso una larga parte dell’opera di Hillman è dedicata ai fenomeni psicopatologici, a come è possibile ri-comprenderli e rivalutarli più che semplicemente curarli, più dalla prospettiva dell’anima ferita che discende lenta nel regno di Ade, che dalla prospettiva di un Io civilizzatore che si evolve incessantemente e quindi donando profondità esistenziale al negativo, al male presente nella nostra vita….al daimon interiore “incomprensibilmente” in-curabile…!!!
altNel 1988, a Roma all’Accademia dei Lincei, ebbi l’onore di partecipare ad un convegno, come pubblico, che s’intitolava: “Dal narcisismo alla finestra: curare il narcisismo della psicoanalisi”...in cui, tra i relatori, era presente anche il grande  Hillman, sul quale, proprio in quegli anni importanti della mia formazione professionale, demandavo molti dei miei atteggiamenti indagatori la coscienza astrologica nella valutazione dei rapporti tra gli archetipi psichici e quelli planetari e le loro interconnessioni. Sollevando non poche polemiche, James Hillman evidenziò, a suo dire, le carenze attuali del mondo psicoanalitico, sintetizzabili in una scarsa attenzione dell’analista all’importanza che il “mondo esterno” (Anima Mundi) e la “società civile” (come Polis) hanno come eventi simbolici nel determinare l’individuo e il suo adattamento. Ricordo appunto come, nel testo Il pensiero del cuore e l’anima del mondo, accusi gli analisti d’essere molto attenti ai propri controtransfert sessuali ma incapaci di accorgersi che la loro poltrona è orrendamente “incurvata” e che la formaldeide, quale potente battericida,  vernicia lo spazio in cui operano..
≪Guardandomi indietro≫ afferma Hillman ≪mi sembra che Anima sia stata alla base di tutto il mio lavoro..≫, questa affermazione non va dimenticata perchè è l’asse portante della sua psicologia.
Per Jung l’anima non può esistere senza la sua altra parte, (l’equilibrio degli opposti:l’asse della prima e la settima casa)  che si trova sempre in un “Tu”. L’opus della psicologia diviene così «l’anima dell’altra persona». Ma chi è il “portatore” di questo opus: io o un altro, il “Tu”? Possiamo affiancare ad «anima» gli aggettivi «mia» o «tua»? Se concepiamo le radici ultime della psiche come impersonali possiamo porre questi limiti. Per Hillman, anche se per l’opus del fare anima è necessaria una persona, non c’è bisogno di distinguere nettamente quale sia questa persona. Il solo modo possibile per operare nel campo psicologico di un’altra persona è quello di servirsi, per lavorare, della «propria anima come strumento». (L’ascendente e il Nadir inteso come Essenza..non distinta nettamente come una persona…).
Che cosa intende allora Hillman per anima? Prima di tutto l’«anima», più che una sostanza, è una prospettiva, più che una cosa in sé, è una visione delle cose. Questa prospettiva è riflessiva; essa media gli eventi e determina le differenze tra noi stessi e tutto ciò che accade. Tra noi e
gli eventi, tra l’agente e l’azione, c’è un momento riflessivo, e fare anima significa differenziare questa zona intermedia. Ne Il suicidio e l’anima Hillman compie il primo tentativo per definire il concetto di «anima», (che io ho riattato in chiave astrologica secondo le modulazioni di quadruplicità e di triplicità della schematizzazione astrologica fondamentale), mettendone in evidenza prima quattro caratteristiche: l’anima potrebbe essere quella componente sconosciuta a) che rende possibile il significato, (Segni di Terra) b) che trasforma gli eventi in esperienze, (Segni di Fuoco) c) che viene comunicata nell’amore (Segni d’Aria) e d) che ha un’ansia religiosa (Segni di Acqua). In Re- visione della psicologia Hillman recupera ed amplifica questa “definizione” ed afferma: «avevo preso ad usare tale termine liberamente, per lo più in modo interscambiabile con psychē (dal greco) e anima (dal latino). Successivamente, dice Hillman, vorrei aggiungere tre indispensabili modifiche. In primo luogo, “anima” si riferisce all’approfondirsi dell’esperienza (Segni Cardinali); in secondo luogo, la densità di significato che l’anima rende possibile, nell’amore o nell’ansia religiosa, deriva dal suo speciale rapporto con la morte (Segni Fissi). In terzo luogo, per “anima” io intendo la possibilità immaginativa insita nella nostra natura, il fare esperienza attraverso la speculazione riflessiva, il sogno, l’immagine e la fantasia» (Segni Mobili).altHillman, infatti, nelle sue opere fa affondare le radici della psiche nella natura del mito, come ha insegnato Gustav Jung, ma aggiunge che dentro di noi esiste una parte animica che alberga nel nostro IO più profondo e che è la causa delle interazioni stesse tra psiche e soma, cioè tra inconscio e corpo umano.  Anche la neuroscienza riconosce all’io autobiografico (il temperamento) il merito di ricostruire un senso alla vita, di ricercare un significato unitario alle esperienze e individuare i segni di quella “vocazione” che porta a compimento “l’immagine di nascita”, il daimon, artefice del destino dell’anima, in cui si ricompone quell’unicità “che chiede di essere vissuta e che è già presente prima di poter essere vissuta.”.
Viviamo immersi in un mito assurdo, quello “americano/capitalistico/liberale/consumistico”, che non appartiene al nostro dna mediterraneo.
Ancora molti invidiano l’uomo- eroe che si è fatto da sé, che si è ritagliato il destino da solo con volontà incrollabile.  A questo mito si è adeguata la psicologia accademica, scientista e teraupeutica che continua imperterrita a “spronare” l’io- centauro a  cercare dentro di sé le redini per controllare il carro e dirigerlo verso il sole (lo Zenit), incapace di delineare e far emergere il senso della vocazione o daimon. Dovremmo chiederci se è possibile una diversa “formazione dell’io”  fondata sul mito, sulle favole, sul cinema, sui romanzi e sull’arte?
E’ possibile avventurarci fuori di riti generati dalla religione cattolica e dai rituali moderni per riscoprire nella selva (il subconscio: Plutone), nel bosco (l’inconscio: Nettuno) e nelle foreste magiche (l’iperconscio: Urano) i semi di una rinnovata consapevolezza del ruolo decisivo del Daimon (temperamento, vocazione, destino) nel modellare le decisioni, le scelte e, le non scelte dell’individuo..?
Il Daimon, per poterne avere coscienza diretta, lo vediamo ben espresso nelle cosiddette “favole” per …”bambini” !!!  La favola della ” Bella Addormentata” descrive lo stato millenario di assopimento della coscienza individuale e collettiva rispetto alle verità annunciate dall’immagine di nascita.  Una bellissima bambina nasce nella corte del Re e subito vengono convocate le fate madrine: Temperamento/Bellezza , la Vocazione/Ricchezza e il Destino/Felicità. Purtroppo la terza madrina viene dimenticata e la maledizione cade sul futuro della Principessa. Punta da un fuso all’età di quindici anni (metafora di un lavoro autobiografico che improvvisamente si interrompe nella giovinezza) l’anima si addormenta per diciannove anni (il ciclo dei nodi lunari, che evidentemente non è un caso che sono legati alla logica del daimon in astrologia karmica…ma anche nell’astrologia tout court c’è la comprensione dei nodi come sostanziale concetto di vocazione..personale che bisognerà assolvere imparando la lezione consapevolmente.), il tempo necessario per conquistare la sicurezza materiale, ma non la felicità evocata dall’immagine frantumata nello specchio.
La crisi dell’anima è un sonno profondo che coinvolge tutti gli “agenti della consapevolezza” (gli abitanti del castello rappresentano le qualità dell’intelligenza, della sensibilità, della ragione, ecc). Trascorso questo periodo di letargo il Daimon, nelle vesti del principe azzurro, si riaffaccia alle porte della torre e bacia per tre volte la……Bella Addormentata. (il triplo ciclo della vita fenomenica, 0-28 // tesi; 29-56 // antitesi; 57-84 // Sintesi: cioè l’evoluzione del Nadir-daimon) ..!!! Il primo bacio risveglia l’anima alle qualità evolutive del temperamento spirituale (l’animus…del Gatto degli stivali o il ciclo formativo della tesi che sviluppa il Corpo e la Mente) . Il secondo bacio rivela i segni della vocazione creativa (Cenerentola o il ciclo formativo dell’antitesi che sviluppa l’Anima), mentre il terzo bacio, rimuovendo il velenoso “mito” fondato sull’eliminazione razionale di tutti gli ostacoli, sviluppa il ciclo della sintesi o ciclo dello Spirito, che si frappongono alla realizzazione della “Bellezza e della Ricchezza” (le matrigne cattive), trasforma i sette omuncoli (i sette nani), metafora dei semi di consapevolezza che l’anima incontra nelle opere generate dall’incoscio collettivo (il bosco), in una chiara comprensione del proprio destino (Biancaneve)…
L’immaginazione creativa posta al servizo dell’anima ha il potere di risvegliare la coscienza dal sonno dell’omologazione e il daimon ha ragione di esistere nella coscenza dell’io, così che la via seppur obnubilata si possa comunque capire o meglio più semplicemente sapere..solo se si volesse provare una volta di far funzionare il proprio pensiero come unico e irripetibile come il nostro proprio daimon… Ma per riconoscere il proprio Daimon ci vuole coraggio, in quanto l’io conscio e l’ego iperconscio tentano di soggiogarlo e l’io sociale tende a mimetizzarlo con le problematiche quotidiane che “sembrano” trasformarsi in esseri malvagi per ognuno di noi…così che nessuno liberamente affronta il suo demone anzi lo scaccia alla consapevolezza preferendo, inconsciamente, la sofferenza della vita.così come viene vista…..Poi vai a capire che la vita è tutt’altra cosa….., dove lo scambio del reale, la sua proiezione,  si accompagna constantemente con la …”favola”…!!!  Due persone, dco da sempre,  non possono incontrarsi neanche un giorno prima di quando saranno “mature” per il loro incontro.
IL DAIMON  di HILLMAN e il suo significato
La scuola di pensiero di Hillman, definita “psicologia archetipica”, mette al centro l’idea di “anima”, contrapponendola a quello che viene ritenuto il Sé eccessivamente monolitico e normativo della tradizione junghiana e psicoanalitica in genere. Ciascuna anima, secondo Hillman, possiede una sua specifica vocazione e un suo destino innati (un “codice”), che è compito di ognuno realizzare.
“Esiste qualcosa, in ciascuno di noi, che ci induce a essere in un certo modo, a fare certe scelte, a prendere certe vie – anche se talvolta simili passaggi possono sembrare casuali o irragionevoli..? Se esiste ed esiste, è il ‘daimon’, il ‘demone’ che ciascuno di noi riceve come compagno prima della nascita, come si legge mirabilmente  anche nel mito di Er raccontato da Platone. Se esiste, è ciò che si nasconde dietro parole come “”vocazione””, “”chiamata””, “”carattere””. Se esiste, è la chiave per leggere il “”codice dell’anima””, quella sorta di linguaggio cifrato cioè che ci spinge ad agire ma che non sempre capiamo.
E’ con il “codice dell’anima” che James Hillman ha voluto darci le prove circostanziate dell’esistenza e dei modi di operare del suo concetto di ‘daimon’.: ha scelto, per renderlo evidente anche ai più, una via inusuale ed efficacissima, quella cioè di impiegare come esempi personaggi famosi che ogni lettore conosce: da Judy Garland a John Lennon e Tina Turner, da Truman Capote a Quentin Tarantino e Woody Allen, da Hannah Arendt a Richard Nixon e Henry Kissinger, da Hitler ai serial killer.
Attraverso questa profusione di storie eloquenti e paradigmatiche Hillmann è riuscito a farci capire che, se la psicologia si è dimostrata incapace di spiegare le scelte più profonde che decidono la vita di tutti noi, è proprio perché aveva perso contatto con il ‘daimon’….E soprattutto a farci sentire di nuovo la presenza di questo compagno segreto dal quale, più che da ogni altro elemento, la nostra vita dipende.
James Hillman, non scordiamocelo mai, è uno dei massimi allievi di Jung, chiama il pensare per immagini “fare anima”, dimenticando, però, o fingendo di dimenticare, che il pensare per immagini è originariamente, come hanno sottolineato a ragione Sini e Galimberti, operazione filosofica; il filosofo attua la sua ideazione nell’assenza, e l’assenza dell’oggetto, dice Galimberti, “è il tratto peculiare dell’immagine”….E i filosofi non solo stanno al mondo per rintracciare il senso che collega le cose tra loro anche in loro assenza, ossia facendo riferimento solo alla loro immagine, ma creano, in senso lato, a loro volta, immagini di straordinaria plasticità con cui disegnare la realtà,  soprattutto là ove la ragione si arena e urge l’ausilio del mito….Il Daimon filosofico si stacca da quello di Hillman perchè costituisce un fronte compositivo dell’immagine anche senza una costruzione “reale” o sognante a cui si possa o debba riferire…
Lo riconosce lo stesso Hillman, nel ricordare come Platone nel celebre mito di Er rinvii, tramite suggestive immagini, a concetti quali vocazione, disegno dell’immagine, allineamento della nostra vita sul daimon, cioè quel qualcosa che esiste in ciascuno di noi, che ci rende unici e irripetibili, e che contrassegna i nostri vissuti e i nostri agiti in modo irriducibile. Il celebre mito platonico di Er, descritto nel X libro della Repubblica, a suggello della libera scelta con cui ognuno di noi aderisce al proprio destino, racconta come Er, morto in battaglia e risuscitato dopo dodici giorni, racconta agli uomini il destino che li attende dopo la morte, sottolineando come non sarà il dèmone a scegliere le anime, ma le anime a scegliere il dèmone, per cui la responsabilità etica non è del dio, bensì degli stessi uomini che hanno liberamente scelto tra i vari paradigmi o modelli di vita loro proposti nell’aldilà….Insomma, ognuno di noi ha una sua personalità, una sua vocazione, una sua immagine che lo contraddistingue in modo radicale e che, di conseguenza, va ricercata e alimentata senza posa, per rendere davvero autentica la nostra esistenza.
Per dirla con Platone: noi siamo ciò che abbiamo scelto di essere…..  In questo senso siamo chiamati a decifrare il codice della nostra anima…Io dissento in toto dal significato di SCELTA LIBERA  in quanto penso che è solo una possibile via da potersi applicare conseguentemente alla crescita o meno della propria consapevolezza ….Non siamo in realtà liberi realmente di scegliere se non abbiamo liberato il demone interiore he ci disorienta o meglio che ci orienta disordinatamente in questa vita… La conoscenza dell’approfondimento del tema natale è la via da seguire non senza agire gli insight che essa prescrive, quindi  rendendo viva e vegeta la dinamica planetaria che deve essere assorbita e “addomesticata” alle esigenze, quelle si, UNICHE E IRRIPETIBILI di ciascuno di noi.
Ecco perché il nostro modello di vita è da sempre inscritto nella nostra anima:  scegliere la virtù, coltivare la parte migliore di noi stessi o attuare ogni giorno, con coerenza e coraggio, la nostra vocazione dipende, quindi, solo da noi e dalla nostra capacità di consapvolezza…
Ascoltiamo direttamente Platone: “Non sarà il dèmone a scegliere voi, ma voi il dèmone [...]. La virtù non ha padroni; quanto più ciascuno di voi la onora, tanto più ne avrà; quanto meno la onora, tanto meno ne avrà. La responsabilità, pertanto, è di chi sceglie. Il dio non ne ha colpa”. Non sono affatto convinto di questo assunto, perchè prevede un livello di consapevolezza accertato che può non esserci minimamente: il figlio di uno zingaro, sostengo da sempre, senza considerare aprioristicamente spregievoli i loro appartenenti, non ha la possibilità reale di scegliersi la propria virtù, se la intendiamo come qualcosa di benfatto. Tradotto, se ruberà, (il furto non può certamente essere ascritto alle virtù ma alle malvagità), come è tradizione del loro popolo nomade, siamo convinti che sarà stata una scelta o un “comandamento” della sua religione..??? Insomma ha scelto, come sostiene Platone, di non onorare la virtù o, come credo io, ne è stravolto??
Questo daimon, che possiamo chiamare anche “genio”, componente ineludibile del nostro io, a volte può essere perso di vista, non coltivato, accantonato, ma prima o poi tornerà per possederci totalmente, per definire la nostra immagine, per far emergere quello che io mi diverto a chiamare il “me”. La mia filosofia prevede un’attenta analisi del concetto di daimon che deve essere ricondo

tto ai più alti livelli della logica dell’anima e del divino: questo Salvatore, questa gènia, non viene a riconciliare l’uomo con un Dio estraneo a lui medesimo, ma a riunire il DAIMON, IL GENIO a sé stesso; non viene a perdonare peccati mai commessi, o ad eliminare una situazione di deficienza per ristabilire la pienezza spirituale delle Origini. Il Daimon viene come un Dio “Gemino” (doppio, bifronte, insolvente), per salvare Noi e Sé stesso. Il Dio gusta ed apprende sé stesso in tutte le cose, e, come il sole, le illumina ed integra a sé, senza nulla perdere del suo fulgore e del suo Potere espressi senza soluzione di continuità dall’esegesi del tema radix che non avrebbe alcun senso di esistere  se non quello di restituirci il nostro dio interiore, stravolto e sconvolto dalle intemperie della vita “animale” a cui siamo soggetti sin dall’inizio…!!!
 Il Riflesso dello specchio nella luce del sole, è nel Sole, e tuttavia, sole e specchio restano ciò che sono. Il Dio si trova nell’Animo, con la sua natura, la sua essenza, e la sua divinità; e tuttavia egli non è nell’Animo, ma è il riflesso dell’Animo ad essere nel Dio. Dio ed Animo restano ciò che sono, e, in questo modo, il Dio diviene in ogni creatura, e si rivela propria attraverso le creature stesse….L’Animo, lo specchio immerso nel corpo, riflette il Dio in maniera possibilmente tollerabile per quella creatura. L’Occhio è uno specchio vivente, che non solo riceve immagini, ma le produce e proietta. Così, l’Animo illuminato dalla Luce, produce l’immagine del Dio. Se il Dio si contempla nell’animo umano, egli vede sé stesso, e, ugualmente, l’Animo che si contempla si riconosce nel Dio. L’Animo è lo specchio del Dio, e il Dio è il volto che quello specchio psichico riflette e dimostra….ECCO IL MIO DAIMON in questo senso, consentitemi il termine, “NADIRIZZATO…”.  Il processo noto come “mutua ricezione” in astrologia, prevede appunto un interscambio, in risonanza automatico, direi “entangled”, quantisticamente.., dei valori, non una sostituzione di essi: interscambio che apre processi paralleli e incrociati per risovere verità altrimenti non visibili come il concetto del riflesso dello specchio che è nel sole e nello specchio simultaneamente, si mutuano reciprocamente cioè, per adire le vie della morte non morte……Il dè-mone, pre cristiano-incivilizzato positivo, demòne, cristianizzato-civilizzato  negativo….

C’è un punto su cui lo stesso Hillman insiste con passione: se l’uomo si vede solamente come”un impercettibile palleggio tra forze ereditarie e forze sociali”, si riduce a statistica, a “mero risultato”, a “vittima” di un codice genetico….quindi al Mercurio astrologico, per intenderci, trasmigrante dio della comunicazione a qualsiasi livello s’intenda,   In questo senso lo psicologo dell’anima,  “vuole smascherare la mentalità della vittima, da cui nessuno di noi può liberarsi, finché non riusciremo a vedere in trasparenza i paradigmi teorici che a quella mentalità danno origine e ad accantonarli”. Insomma, sempre secondo Hillman, si tratta di andare oltre il gioco deterministico tra ambiente e genetica e rimetterci sulle tracce del daimon, “di questo compagno segreto”, e delle sue modalità di operare nella nostra vita..che secondo me è rappresentato dall’interezza dei cicli compiuti del Tema di nascita dal punto del Se, come mirabilmente sottolinea Rudhyar, nella sua entusiasmante opera astrologica, che può coincidere con la dominante planetaria o meglio con il pianeta che ne rappresenta maggiormente la definizione, dai caratteri evidenti a quelli più sottili nascosti nelle pieghe dell’Anima prima e nello Spirito poi..Spirito che è ben rappresentato dal moto del Nadir, come punto imprenscindibile dell’Essenza dell’Essere, da me evidenziato nelle mie ricerche di natura filosofico-astrologica in vari anni di studi che ha dato l’input al mio sito astrologico e alla mia mente di ricercatore animicamente scientifico.

Dr. Claudio Crespina IlNadir  © tutti i diritti riservati    

Riguardo L'autore

Redazione Il Nadir

Il dr. Claudio Crespina, astrologo, filosofo, counselor psicologico-comportamentale e ricercatore nasce sotto il segno del Capricorno a Roma, una città così significativa e simbolicamente attraente, per i suoi continui richiami storici ed esoterici che credo superfluo e inutilmente ripetitivo spiegarne la grandezza e l’importanza.

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