Astrologia Cinema e Arte

QUASI AMICI…TROPPO SPESSO DIVISI..!!

UNA STORIA CHE DOVREBBE FAR PENSARE MOLTO PIU’ DI QUANTO FA ..VEDERE…!!

Philippe, in brevissima sintesi, è un ricco parigino che è divenuto paraplegico a seguito di un incidente di parapendio. Decide di assumere come badante Driss, un senegalese della banlieu con recenti problemi con la giustizia. Ben presto però, nonostante la grande diversità di origine, di cultura e di carattere, si accorgeranno che ognuno dei due “può fare un gran bene all’altro”..(e,non, come viene sistematicamente scritto nelle varie recensioni, che non possono vivere uno lontano dall’altro…: visione pateticamente inesatta..!!). La disamina più attendibile, quando lo è, tutt’al più tende a sottolineare la relazione tra i due differenti personaggi, senza scalfire minimamente cosa si sia voluto sottolineare seriamente in questo film che semmai non volesse trattare di relazione con se stessi significherebbe che io non avrei capito il significato vero di questo capolavoro: quasi amici mette il due per parlare dell’Uno…

secondo il mio giudizio, in questo straordinario film che potrebbe (anzi dovrebbe..) essere proiettato nelle scuole per alunni e studenti di qualsiasi età, razza e rango sociale. Differenze, mai sottolineate abbastanza, clamorosamente diverse: uno bianco, l’altro nero, che più nero non si può; l’uno ricco, straricco, l’altro povero, strapovero; l’uno colto,elegante, informato, l’altro ignorante, villano, analfabeta; l’uno ammalato, completamente distrutto nel fisico, l’altro in piena salute, perfetto nel fisico…!! Un range incolmabile per l’estrema ampiezza angolare della diversità umana tra i due esseri-poli, che non sarebbe pensabile minimamente, neanche immaginabile, che si possa creare una relazione accettabile…tra queste realtà così polarizzate, così opposte, così appunto differenti….!!

 

LA TRAMA e LA CRITICA CINEMATOGRAFICA

Philippe (in arte Francois Cluzet), miliardario tetraplegico, ha da poco assunto in prova il senegalese Driss come badante. Un suo parente, in un incontro confidenziale, lo mette in guardia: Driss (in arte Omar Sy) viene dalla banlieu, ha la fedina penale sporca, è pericoloso tenersi in casa persone come lui e conclude: “questa gente non ha nessuna pietà”.
“E’ esattamente questo che voglio: nessuna pietà” risponde pronto Philippe. In questo dialogo, chiaramente importante, in molti, se non tutti, hanno letto e visto il cuore del film e il segreto del suo enorme successo. Il rozzo ma simpatico ed estroverso Driss tratta Philippe esattamente per quello che è: una persona umana con desideri e volontà, con cui chiacchierare, ridere e scherzare. Se poi Philippe ha qualche problema in più, ci pensa Driss ad aiutarlo con la sua energia, la sua forza e  il suo entusiasmo per la vita.
In fondo Philippe è pienamente in grado di intendere e di volere anche se è bloccato dal collo in giù e ciò di cui i due parlano, anzi litigano vivacemente, non riguarda il tema dell’infermità, ma ha a che fare con i loro gusti diversissimi: Philippe è un ricco e colto parigino, ama la musica classica, la pittura astratta; Driss, inutile dirlo, non sa niente di cultura, ama soprattutto e la musica ritmica e guidare veloce. Nonostante queste enormi diversità, ognuno dei due ha bisogno dell’altro. La vitalità contagiosa di Driss fa bene a Philippe il quale, soprattutto nello stato in cui si trova, tenderebbe a rinunciare e a riflettere troppo sulle decisioni da prendere (sarà Driss a combinare un incontro con una ragazza con cui Philippe da tempo mantiene un rapporto epistolare). Driss, dal canto suo, apprende molto dal suo amico-paziente: da troppo tempo abituato a vivere di espedienti, scopre, prendendosi cura di lui, cosa vuol dire impegnarsi a fondo e con dedizione a un compito spesso sgradevole… Devo confessarvi un mio input di natura psicologica, impresso nella mia mente da tempo immemore: mi piace pensare, infatti, riferendomi alla figura di Driss, che il suo compito correlato all’aiuto dell’altro.., per una persona di fatto bisognosa di aiuto per se, dia vita alla mia intuizione di “Devoto” psichico: un mio antico pallino psicologico nato nelle mie elugubrazioni universitarie. Principio psicogeno su i sto lavorando da qualche anno, come aiuto decisivo della propria mente in contrasto all’incombenza dilagante dell’Ombra che la società e la scuola ci propone ed impone senza poterne avere una reale possibilità di difesa. Non a caso gli studi psicologico-psichiatrici, soprattutto quelli di Freud e di Jung, poi quelli di Hillman, aldilà delle diverse terminologie, richiamavano alla potenza dell’Ombra e del suo meccanismo psicologico, che sottolinea ineludibilmente le condizioni di colpa costante in cui vive l’uomo, senza avere di fatto una difesa adeguata per affrontarne le pericolose conseguenze in chiave mentale. Insomma l’essere umano viene lasciato solo davanti alle difficoltà emergenti dei processi colpa.., cui viene, anche inconsapevolmente, asservito. Ora, durante i miei studi universitari, forse ingenuamente data l’età giovanile, pensavo come il nostro sistema immunitario fosse assolutamente una macchina perfetta (i globuli bianchi fagociti, che “mangiano” autonomamente tutti gli agenti esterni pericolosi, ripulendo l’organismo..) e come tale mi sembrava strano che la funzione mentale fosse lasciata da sola a combattere contro le avversità..cioè a dire che, se tutta la struttura dell’essere umano era fornita di una specie di salvavita automatico, era perlomeno strano che la parte psicologica, correlata al nostro cervello, fosse lasciata da sola nel vortice delle svariate intemperie psicodinamiche che invadono, senza sosta, le funzioni neuronali dell’Uomo, immerso com’è, sempre più, nei cupi e impervi meandri del mondo quotidiano, sempre più frenetico di questi anni moderni..In poche parole l’Ombra e la sua dinamica di colpa agiva senza alcun freno inibitore, senza alcuna forma riequilibratrice lo status normale: si manifesta, infatti, un malessere, un disagio profondo quando siamo coscienti di aver fatto qualcosa che abbiamo interiorizzato come “negativo”. Ci vergogniamo d’amblais e veniamo assaliti dal timore di perdere, bene che vada, il rispetto degli altri e/o la considerazione di noi stessi.., senza avere nessuna scorta di salvataggio adeguata che possa contenere la probabile forma psicogena degenerativa.., alimentata dal peso della nostra coscienza indottrinata sin dalla nascita dalle forme edulcoranti educative, siano esse riferite alle norme sociali o a quelle religiose, tutte di per se generanti propulsioni energetiche di colpa. La caratteristica su cui volevo fare leva, quella che sottolineavo nei miei scritti, forse ingenuamente adolescenziali, era la mancanza di una difesa idonea, valida anche per il nostro sistema mentale.. funzionante come quella in automatico relativa al nostro schema immunitario. Dato che queste forme di psicosi, di depressioni, di mentalismi esasperanti non erano solamente frutto di una vera e propria malattia personale (cosa questa peraltro possibile, s’intende.., in casi legati a malattie mentali specifiche..) ma causa della pressione agita da parte di quegli schemi socioculturali e religiosi, preparati ad hoc da un Potere, al dunque massonico, nato per sottomettere l’Uomo. Così nacque in me l’Idea del Devoto…psichico: come un salvagente della propria mente. Ora, come dire, dal sospetto del dubbio alla certezza del fatto, il passo successivo da compiere è obbligatorio.., seppur è la parte più complessa da realizzare: posso dire che, in questo senso, da astrologo, ricercatore di verità, proprio grazie all’analisi di questo straordinario film, sono giunto al momento, come secondo passo non più rinviabile, di trovare l’adeguato ancoraggio di questo mio principio psicologico (il Devoto psichico) allo schema astrologico. Come sempre lo schema orientativo di base si deve riferire esclusivamente all’orientamento planetario più idoneo al principio del Devoto, per dare una possibile e plausibile spiegazione, anche archetipica, in chiave esclusivamente astrologica, di questo nuovo schema psicologico, da me concepito, che inevitabilmente va a costituire una fusione integrale con le iniziative dell’Ombra: beh di certo un tentativo ambizioso il mio, se solo penso a cosa potrebbero dire tutti quei fanatici soloni, assisi sulle loro cattedre inamovibili, su questa mia ipotesi che stravolgerebbe molto della convinzione scientifica finora sviluppata, che i loro insegnamenti, di certo senza l’ausilio dell’anima, pertanto superati dai tempi, continuano ad elargire creando studenti senza conoscenza..!!

Tutt’al più, nelle critiche solitamente convenzionali, che ho potuto leggere, si evidenzia la parte superficiale del film: qualcuno infatti ha osservato che le condizioni in cui il film affronta il problema dell’infermità sono del tutto particolari (ma si tratta comunque, è bene ricordarlo, di un racconto che è ispirato a una storia vera): Philippe è molto ricco è ciò lo facilita nel suo stato; Driss viene dalla banlieu parigina ma le difficili condizioni di vita di questi ambienti vengono appena accennate; il felice rapporto che si instaura fra un bianco e un uomo di colore sembrano una troppo conciliante soluzione per un problema che nella realtà in Francia fatica a trovare una soluzione…!! Ovunque fatica a trovare una soluzione…, non solo in Francia..mi viene da aggiungere..!!
Pur riconoscendo che il film di Olivier Nakache e Eric Toledano, hanno scritto molti critici, non approfondisce i risvolti sociali del racconto (non erano tenuti a farlo..: il modo con cui hanno sviluppato il rapporto di amicizia e solidarietà fra i due uomini è di rara intensità ed esclude in qualche maniera l’approfondimento del sociale che non è decisivo nella costruzione del film) c’era da chiedersi, secondo il mio modo di vedere, se poi questo era il nocciolo centrale del discorso filmico, aldilà della critica per la critica. In nessun momento, dice il buon critico F. Olearo, il film assume toni pietistici o cerca di sedurre lo spettatore agendo su facili corde emotive. In un momento in cui Driss fa la barba a Philippe con il rasoio a mano, quest’ultimo commenta: ”basterebbe un taglio netto..”. “Ho piacere di vedere che questa mattina ti sei svegliato spiritoso” risponde Driss. E tutto finisce: la canzonatura come mezzo per scongiurare  la malinconia…Il film, continua Olearo, pur trattando temi seri, non trascura le esigenze dello spettacolo e il racconto scivola via leggero fra molte battute spiritose e situazioni divertenti, merito anche della bravura dei due protagonisti, nonché dell’ottima caratterizzazione dei personaggi secondari. Il film trasmette valori molto importanti, anche se qualche sequenza, frutto dell’eccesso di goliardia di Driss (uso di spinelli, un incontro con prostitute per lui e il suo amico) rischia di degradarne il livello.
Una critica che mi sento di sottoscrivere è riferita al cinema italiano ormai privato della sua commedia e dei suoi autori quasi tutti ormai morti. Il cinema francese invece ci sta regalando negli anni recenti film come “Giù al nord (ripreso in Italia..con “Benvenuti al sud”), Le nevi del Kilimangiaro, Miracolo a Le Havre, Welcome, Il mio migliore amico e ora Quasi amici”. Tutti Film peraltro a basso budget che sono riusciti a trasmettere anche messaggi importanti, innovativi, spesso con allegria e ironia. “Quasi amici” (“Intouchables”, il titolo originale, che tradotto letteralmente significa “intoccabili”..e, mi viene da pensare che qualcosa avrà pur voluto dire o no..? Ma sembra che nessuno, tra i critici da film, se ne sia accorto..!!), scrissi di getto dopo la visione del film, racconta lo straordinario rapporto nato tra un ricco tetraplegico, Philippe (François Cluzet), che trascorre le sue giornate nel silenzio della sua villa di Parigi, e un ragazzo nero, appena uscito di prigione, Driss (Omar Sy), che viene assunto dall’uomo come badante, apportando la sua vitalità contagiosa. L’incontro è l’incrocio impensabile tra due mondi agli antipodi, due culture distanti e apparentemente inconciliabili. Un motivo, se non il motivo, sta nel significato dei contrasti presenti nell’arco di tutto un film come ad esempio l’Opera Classica che viene sfidata dal rap e da Boogie Wonderland. Un incontro-scontro attraverso il quale i due uomini, entrambi a modo loro emarginati, riscoprono insieme il piacere di vivere e il valore di una “quasi amicizia” che li avvicinerà sempre di più, fino a renderli.., appunto, ..”intoccabili”…!! Ecco forse ci siamo come una prima possibile spiegazione del termine originale del titolo..!! Pur se altamente improbabile, la storia è vera ed è raccontata con dialoghi fulminanti, in cui risiede il vero cuore del film. Se, infatti, l’intreccio è piuttosto scontato, sono gli scambi di battute tra i due ad alzare costantemente la temperatura emotiva. Nell’amicizia tra Philippe e Driss, non c’è un’oncia di compassione (vi siete chiesti il perchè -se lo avete notato beninteso-, aldilà del motivo superficiale che “tutti” possono comprendere.., connesso al consueto e silente “orgoglio” di chi è malato grave..?), anzi, pur non mancando di tatto, la malattia viene continuamente sdrammatizzata e “presa in giro” con una “spietatezza” che scalda il cuore e si oppone al pietismo tipico delle rappresentazioni di questi temi, che m’infastidiscono non poco, come lo smisurato uso filmico del dramma della Shoa: uso promiscuo che non riesco a mandare giù, sarà un mio limite, in versione filmica, come quella romanzata peraltro, tranne che per quel capolavoro di recitazione (kevin Kline e Meryl Streep) che è la “Scelta di Sophie”, unica eccezione cinematografica che ho acconsentito, ai miei occhi s’intende, come corretto e giustificativo lavoro di rappresentazione del dolore e del dramma di un popolo..altrimenti inaccessibile in altre forme, sia filmiche che in altro genere, che considero spettramente di cattivo gusto (ivi compreso “la vita è bella” di Benigni), per dirla eufemisticamente. Perdonatemi la digressione ma raramente si ride così di gusto al cinema, tanto meno di fronte a qualcuno condannato sulla sedia a rotelle, e il merito, oltre che a un copione perfetto, va soprattutto ai due strepitosi attori protagonisti, che animano la scena: il veterano del cinema francese, Francois Cluzet, riconoscibile, secondo me, anche per la forte somiglianza con Dustin Hoffman e l’attore “comico” televisivo Omar Sy (un’autentica scoperta): questo mi viene da scrivere e lo scrivo. Resta un film furbetto, è bene dirlo, specialmente nel suo sottolineare che è tratto da una storia vera, però quella corsa in auto (la meravigliosa Maserati..!) iniziale, con quel bel montaggio, che ci presenta così bene il rapporto tra i due, mentre si sparano gli Earth, Wind and Fire, scortati sulla tangenziale parigina, quello di certo furbescamente, ti predispone bene, e il lungo Flashback poi mette di fronte una storia in cui, la “strana coppia” si forza ovvio, ma almeno non lo fa nella solita forzata maniera vista al cinema tante di quelle volte da avere certamente stancato anche la persona più resistente ai contaminanti bombardamenti da Beautifull..!! Driss (Omar Sy) sembra uscito da ” l’Odio” ma poi somiglia più al fratello nero di Bud Spencer e Terence Hill, un pò badante un pò life coach, un pò giullare, un pò cuor d’oro, è un personaggio che sa diventare adorabile, al pubblico e a Philippe (François Cluzet), proprio per quel modo di approcciarsi a lui per quello che è e per come è senza fronzoli mascherati: imperativo categorico peraltro di ogni società..cosiddetta civile…!!

In “Quasi amici” (titolo tutto sommato accettabile anche se non ha la forza d’impatto dell’originale “Intouchables), questo che vi ho rappresentato in sintesi è, più o meno, il limite intuitivo massimo fino a dove si è spinta la critica cinematografica generalmente (per quello che ho letto in questi giorni) e dove, limitatamente, ho criticato anche io: due universi opposti entrano in rotta di collisione, che prima dello scontro finale, obbligo di ogni film che si rispetti, troveranno un punto d’incontro che sfocerà in una “quasi amicizia”…(mi viene da dire: appunto..!!). L’improbabile connubio genera altrettanto improbabili incontri tra Vivaldi e gli Earth Wind, dizione perfetta e slang di strada, completi eleganti e tute da ginnastica…!! Una pittura superficiale anche se attenta alla esteriorità non approfondendo però l’interiorità di questa storia che pensa molto di più di quanto fa vedere…: questo è quello che ho “sentito”, non appena visto il film. Vada per lo spettatore della domenica, ma è lacuna insopportabile della professione critica, la mancanza di visione più profonda del messaggio, neanche tanto criptico, sotteso nelle fauci di questo appassionante film, forse non capolavoro, ma certamente espressione didattica di una forma consapevole dell’essere, a leggerne per intero il significato. Intanto, per dirne una così al volo, il personaggio di Driss ci comunica che, per quanto possiamo sentirci fuori dal mondo o incapaci di fare qualcosa dietro l’angolo, c’è la possibilità di scoprire una nostra dote nascosta…(che il buon utilizzo dell’analisi del nostro tema di nascita rivela costantemente..: così dò inizio al mio giudizio astrologico). Philip poi trasmette un’autoironia e una sincerità che tutti si augurerebbero, se si dovessero trovare (spero di no) a gestire situazioni simili, quando parla del pietismo..in cui raccoglie molto del significato del film. Non è quindi un prodotto così “furbo” (come eccessivamente sottolineato da certa critica..) o ad alto concentrato zuccheroso, certo non stiamo parlando di un capolavoro inestimabile, di un film, che so, di Bergmann: non si prende grandi slanci o rischi nella trama, ne lo vuole..,ma sono cose che bisogna accettare quando si va a guardare un film cosiddetto “per tutti”…senza in realtà togliere a tale denominazione alcun merito di valutazione popolare che è sempre comunque meritevole di giudizio proprio perchè rispondente ai bisogni della gente comune. CIOE’ NOI TUTI..

VALUTAZIONE ASTROLOGICA

“Quasi Amici”, ..”INTOCCABILI”.., narra dello strano rapporto che lega un miliardario tetraplegico (GIOVE e gioviano: il saggio, ricco e colto Cluzet) e un borderline delle banlieu parigine (URANO e uraniano: l’istintuale, irriverente e opportunista Omar Sy). Il primo necessita di un infermiere a tempo pieno (e lo trova aldilà delle consuetudini:dinamica Giove-Urano..), il secondo, di una firma per il sussidio di disoccupazione (e la trova..improvvisando atteggiamenti, aldilà dei consuieti perbenismi: dinamica Giove-Urano) e così l’incontro di questi due mondi (Giove-Urano), così lontani, diventa il punto di partenza di un saldo e raro rapporto di quasi amicizia: il coup de foudre astrologico, secondo una prima visione, è rappresentato sistematicamente dall’allineamento di questi due pianeti, che uniti insieme, garantiscono il colpo di fortuna classico, improvviso, non gestibile…razionalmente, che provoca il cambiamento inaspettato e, spesso e volentieri, anche inimmaginabile. La dinamica Giove-Urano è una combinazione di per sé caleidoscopica: e le scene del film la rappresentano chiaramente. Qualunque idea venga in mente, scriveva la Morpurgo, si è pronti ipso facto a metterla in pratica, e avrà sicuramente successo.. Permette di essere all’avanguardia in qualsiasi campo e anzi, di dettar legge anche come antesignani, anzi direi, soprattutto: si tratti di moda, di istruzione, di informatica, di ..”relazione”, può influenzare il modo di pensare, di conoscere sia la scienza o la tecnica, che il sentimento e la passione. E’ l’allineamento che fa unire la tecnologia applicata alla comodità realizzativa, qualsiasi sia la forma da applicare: abbina il gusto per l’originalità all’amore per il proprio benessere, anche quando unisce forme clamorosamente differenti, anzi soprattutto direi. C’è, insita in questa “diversa” complicità, lo sbalzo d’umore, la disidonea complessità umorale..che sa unire nella differenza due caratteri completamente diversi: uno gioviale, l’altro uraniano e le loro complesse filosofie personali. Giove e Urano, dice, e ne condivido il pensiero, il mio amico M. Michelini, sono entrambi poco inclini all’astrazione e preferiscono il fare, l’agire per ottenere risultati tangibili. Aspetti positivi tra di loro creano di solito temperamenti certi della bontà del proprio operato. Tale fiducia non nasce da presunzione ma da un autentico piacere nel realizzare qualcosa di concreto, che di solito si risolve nel fare bene perché la fortuna è dalla parte di chi agisce nella misura giusta. Da dove nasce però la fortuna, almeno in questo settore? Dalla certezza del proprio scopo (garantita da Giove) valorizzata da una felice scelta dei tempi unita alle abilità tecniche per realizzarla (Urano)…L’edonismo, tipico dei gioviani, perderà così qualsiasi connotazione di pigrizia e vorrà muoversi, lui per primo, per ottenere ciò che vuole: Cluzet, tetraplegico, cerca il suo badante personale, senza pensare troppo ai tanti “fronzoli” connessi ai lunghi e tediosi curricula dei pretendenti, e lo trova nello sciamannato e irriverente Omar Sy, badante sui generis, senza alcuna esperienza nel settore..che a sua volta trova la soluzione del suo vivere dissoluto e insignificante. Il classico intreccio tra Giove e Urano che insieme danno, se “autorizzati” a farlo, il meglio del loro rendimento, nelle apoteosi improvvise di cambiamenti risolutori impensabili solo pochi istanti prima del loro impatto. C’è anche da dire, neanche sapessi che gli autori del film s’intendessero di astri, che spesso nei rapporti tra i due pianeti, indifferentemente se armonici o meno, si esprime la forte esigenza di dipingere o di fotografare (Giove indica vista e Urano lavoro, manualità). Significative all’uopo le scene esilaranti della galleria di quadri astratti e quella del quadro dipinto, realizzato da un pittore neofita, il nero, improvvisato e incompetente, assistito opportunamente-uranianamente dal contatto fortunato gioviano del bianco tetraplegico che lo sostiene nell’impresa di dipingere…Potevano essere molteplici i connubi, mi viene da sottolineare, per esprimere questa specifica relazione e, i due autori hanno scelto, guarda il caso, proprio questa connessa all’arte e alla pittura che chiama in causa l’allineamento Giove-Urano. Mi verrebbe da dire:..”come se s’intendessero di astrologia..”..! Ne rimarrei commosso se questa valutazione fosse poi accertabile, ma restando coi piedi per terra, mi tengo come buona la mia valutazione che è già sufficiente per rendere l’idea di come l’astrologia sia rappresentata dalla forza dei simboli..e, viceversa, come i simboli riescano a rappresentare la forza della disciplina astrologica. Resta il fatto che questa mia prima analisi sembra ben suffragata dalle scene filmiche che non possono non riferirsi alla dinamica Urano-gioviana che insiste sull’intera programmazione del film. Questa è, in sintesi al dunque, il focus centrale di questo film, la base astrologica su cui si fonda l’intelaiatura dell’opera cinematografica in questione: la tecnica astrologica può spiegare, con estrema semplicità applicativa, conoscendone le giuste valutazioni, come si svolge la fusione, spesso complessa, di forze diametralmente opposte, almeno in apparenza che in questa storia riescono a fondersi con grande fluidità espressiva, insolita nelle più conosciute commedie francesi degli anni passati, così da rendere un film, altrimenti consueto, importante nel suo genere: la traduizione astrologica del film e della sua storia mette in risalto la dinamica planetaria tra Giove e Urano. Pianeti, questi due, di per se differenti, estremamente differenti, proprio come i due protagonisti del film.
Il vero punto di forza di questo film sta nel non cadere nelle trappole ricattatorie che un soggetto del genere (storia del film) propone, partendo fin da subito a 200 all’ora, a bordo sia della Maserati che dell’amicizia tra questi due individui…, assolutamente contrastanti tra loro (Giove, l’uno; Urano, l’altro), mostrandoci questa complicità, unica nel suo genere, così salda (Giove), fatta di battute non proprio politicamente corrette (Urano) e prive di falso pietismo (come il protagonista dirà a suo fratello in uno dei momenti più toccanti del film). Come per osmosi entrambi doneranno a loro stessi un proprio senso della vita che sia essa rappresentata dagli Earth, Wind & Fire, o da un quadro di arte moderna (arte che è l’unica prova della nostra esistenza sulla terra…: l’importanza della quale non andrebbe mai dimenticata, soprattutto in Italia, vera culla dell’esegesi artistica ad ogni livello rappresentata). Forza e Sentimento, espressi quindi al massimo livello, che chiamano in causa un’altra coppia di pianeti che ben riconosciamo nella nostra vita quotidiana: mi riferisco a Marte e a Venere. Marte il nero e Venere il bianco..!! Che ne dite di questa mia esplicita dichiarazione d’intenti?
Per far ciò, per esibire cioè con gran maestria questa potente differenziazione nell’intero arco del film, sono indispensabili due attori con “due palle così”..(consentitemi l’intercalare..) e due pianeti dalla e della valenza relazionale, di cui è bene comprenderne, una volta per tutte, il funzionamento simbolico, agito continuamente all’unisono (il suono dell’uno riverbera nell’altro e viceversa), pur avendo la libido originaria in chiaro contrasto, rappresentando Marte la forza, l’aggressività, lo stesso agire e Venere il sentimento, la bellezza, l’arte. Come i due attori, inscindibili nel giudizio della storia critica del film, così vanno giudicati questi pianeti, mai scissi nei loro moti universali, quando ne volessimo comprendere appieno il significato simbolico del loro agire manifestativo. I due attori con le loro interpretazioni, ma oserei dire, con le loro capaci identificazioni ai personaggi, danno al film quella leggerezza e quel senso di quiete che lo pervade, nonostante la costante differenza di ritmo e di struttura narrativa, base fondante del tessuto concettuale della storia, che ne consente, alimentandolo, un preciso moto proprio, irriverente ai dogmi dei soliti film di natura francofona: due attori che formano finalmente un unico progetto, proprio come due pianeti che uniti danno la giusta soluzione psicologica che non risulterebbe in alcuna analisi che ne applicasse il significato separatamente..!! Da ri-vedere, voglio consigliarvi per comprendermi astrologicamente, la scena del compleanno (che descriverò meglio tra poco..) con le differenze sostanziali, tra Vivaldi e la musica Soul, il volo del parapendio e le prove di look con la barba, per dirne al volo solo queste, tra le tante incitazioni al differenziamento, presenti nella storia che ne rendono il senso e il valore solo attraverso il processo di fusione del simbolo che esse stesse vogliono rappresentare.

Cosa è che ha convinto tutto il mondo (non solo la Francia) ad andare al cinema a vedere questo film, all’apparenza “semplice”? Possibile che la storia d’amicizia tra due uomini possa far incassare l’enorme gettito finora riscontrato al botteghino? Possibile che una storia d’amicizia, quasi impossibile, stia conquistando pian piano tutto il mondo..?
La risposta astrologica la si legge appunto nella fusione tra Marte e Venere, tra forza e sentimento. Alcuni giorni orsono parlavo con uno studente, molto intelligente, della mia scuola astrologica, che mi chiedeva quale fosse un’equazione indispensabile per ottenere il successo nella vita secondo una lettura astrologica e pensai di rispondere, ispirato proprio dalle scene del film: nella vita, come sulla scena, per ottenere il successo bisogna saper fondere le differenti tendenze, bisogna saper amalgamare i processi diacronici in sincronici: senza sentimento-Venere non ci può essere forza-Marte e viceversa. Senza relazione amichevole non c’è potenza…ne espressiva ne d’azione. “Quasi amici” rientra perfettamente in questa regola per questo ha stravenduto e il successo al botteghino ne e’ la conferma: due uomini, lui ricchissimo “abituato a vedere la vita dall’altro verso il basso, con amore per la letteratura e l’arte”, sente Venere e trasmette la forza marziana, l’altro povero tra i poveri, con un passato e un presente difficile, che associa la parola musica solo a ciò che e’ ballabile e che crede che l’arte astratta sia una galleria di macchie. sente Marte e trasmette il sentimento venereo..Ecco la risposta astrale che non posso fare a meno di condensarla con la realizzazione dell’equazione quantistica della bellezza di Dirac che ha dimostrato con i suoi studi l’entanglement, l’intreccio, presente anche a distanze siderali, tra ogni cosa nell’Universo: NULLA E’ MAI DIVISIBILE. “Intouchables”, in italiano è stato tradotto con il titolo ” Quasi amici”, in realtà in francese letteralmente significa, come detto, “Intoccabili”. Questo film e questo titolo potrebbero volere esprimere, e di fatto esprimono, un’idea semplice, cioè che, anche due persone con background, educazione, nazionalità, religione e anche colore della pelle diverso, e beh, anche due persone così diverse possono diventare talmente vicine, e unite da diventare “intoccabili”. Intoccabili perchè nessuno e niente al mondo riuscirebbe ad entrare nel loro mondo e nella loro amicizia che quasi resterebbe come cristallizzata, intoccabile quindi…! Proprio come dovrebbe essere la valutazione planetaria di Marte “intouchable” da Venere e viceversa così come quella Giove “intouchable” da Urano..: quantisticamente entangled tra loro..! Nel film la loro amicizia è appunto intoccabile, entangled.., grazie alla ricerca del vero significato del sentimento di amicizia nella loro vita quotidiana: noi, esseri divisi di base su tutto, non riuscendo di fatto a realizzare questa straordinaria fusione, ne “invidiamo” moltissimo la possibile realizzazione (l’autentico motivo del successo di questo film al botteghino). E’ proprio questo tipo di sentimento d’amicizia, realizzato nella completa fusione di forza e amore, mai scissi, che la regia ha voluto trasmettere alla società e alla gente, che è stato il vero motivo vincente, diciamo quello maggior evidente, del successo del film. Quando abbiamo visto questo film, un po’ tutti ci siamo emozionati molto per vari motivi..: ad esempio, a volte la vita può sorprenderci davvero molto nelle sue contraddizioni apparenti.., perchè se si è liberi mentalmente e si è aperti al mondo e agli altri, beh allora può capitare di scoprire che il nostro migliore amico non è per forza colui che più ci assomiglia che magari è cresciuto con noi, o non è per forza nostro marito o nostra moglie, nostra madre o nostro padre, come gli oscuri capitolati psicologici c’informano continuamente deformandoci, ma piuttosto è una persona che con noi non ha poi cosi tanto in comune, ma che comunque può capirci meglio di chi ci sta vicino a volte; soprattutto che a volte sono proprio questo tipo di incontri con persone che apparentemente non ci dicono niente, che poi si rivelano ricchi e sorprendenti, che ci possono aprire strade nuove, farci riflettere su cose cui non avremmo mai pensato prima e di conseguenza possono arricchirci personalmente..(motivo dominante da comprendere in relazione ai nessi dei segni zodiacali ancora giudicati, direi astoricamente, pregiudizievolmente buoni o cattivi, adatti o inadatti se configurati lesivamente in opposizione o in quadratura tra loro). Questo legame con i genitori è senz’altro importantissimo nella nostra vita, ma non è l’unico legame stretto della nostra vita, e non può essere considerato come una scusa (il classico autoinganno..!) utile per evitare l’approccio con gli altri, sopratutto con coloro che a priori pensiamo non rientrino nei nostri “standard secondo cui scegliere i nostri amici”. Da una corretta lettura di questo film si può comprendere come tale idea sia completamente sbagliata e come sia sciocco e fallace “condannare, giudicare una persona” prima di provare ad entrare nella sua vita e a conoscerla dall’interno..: siamo abituati a giudicare, anche con estrema severità, il nostro prossimo persino tramite i media (giornali, Tv, Radio, Web…) che inficiano con il loro pensiero la nostra sentenza…spesso assolutamente inadeguata quand’anche fosse giusta..(cosa peraltro rara..!!). Insomma, la nostra vita si arricchisce grazie alla pluralità, grazie alla nostra capacità d’intendere consapevole, libera dalle sovrastrutture preimpostate dalla cultura, dalla religione, dalla società che non ci consentono, massificandoci e uniformandoci alle leggi divisorie da cui sono fondate, la formazione di una vera e autentica personalità individuale (espressa chiaramente in astrologia dal nostro Ascendente, non dal nostro Sole..!!) ma, illusoriamente in odor di libertà o, peggio ancora, di libero arbitrio, ci consentono, a mala pena, solo “misurazioni” collettive, senza respiro individuale, e in questo senso ci opprimono.., sopprimendo, lentamente ma inesorabilmente, il nostro Io-individuale, vero artefice della nostra regia consapevole, “arricchendo” fraudolentamente solo il nostro Ego-collettivizzato, quindi commercializzato, che non consentirà la nostra vera crescita consapevole, ipnotizzando, addormentando la coscienza e le sue intricate sinapsi mentali, mai usate individualmente quindi anestetizzate, imbrigliate, bloccate per poter mostrare, esprimere la vera indole della propria personalità..!! In questo senso ho trovato straordinaria la sequenza del film, nella quale Phlippe, il bianco, si lamenta con Driss, il nero, del suo compleanno organizzato ogni anno allo stesso modo e secondo i consueti noiosi stereotipi dei suoi familiari, ai quali sembrano interessare di più le sue proprietà, le sue ricchezze che non la sua salute e i suoi sentimenti. Fondamentale è la scena del concerto classico, privato, molto elegante e serio, cui prendono parte, appunto, molti personaggi più o meno ricchi, ipocriti (parenti o presunti tali, “amici”, nemici, parvenue..) e Driss, l’ignorante, l’incolto, in quel triste palcoscenico di futilità, appare come l’unica persona che non ha nulla a che vedere con quel contesto sociale di arroganza e di potere finto e mascherato…: appare l’unico individuo..in mezzo a tante pecore..!!! Dopo che molte di queste maschere di orpelli e di finzione cominciano a sfollare, se ne vanno via, comincia un altro concerto.. Comincia cioè finalmente, quasi espressione di funzione liberatoria, il concerto vero e proprio sia per Driss (stravolto da tanta “pallosità”..) che per il suo padrone (sconvolto da una simile messinscena annuale) nel giorno del suo compleanno, cioè, in chiave astrologica, nel Retourn del Sole sul Sole di nascita: momento magico per eccellenza…che prevede fusione e non divisione. Philippe comincia a godere della bellezza di brani di musica classica con Driss, il quale, naturale com’è, senza maschere virtuali, non interessato a certa musica ne esterna tutta la sua noia …, senza peli sula lingua: dice quello che pensa liberamente. Driss è cresciuto in un ambiente povero, umile, quindi per lui la musica del clavicembalo ben temperato di Bach corrisponde solo alla musica di una pubblicità televisiva (devo dire che mi ha fatto ridere la questione perchè una persona al cinema ha detto ad alta voce la stessa cosa di Driss, riconoscendo in quella musica il prodotto pubblicitario e non il brano classico..) in cui era stata usata tale musica: secondo Driss, che è un ragazzo di origine africana “la vera musica è solo quella con cui si può ballare”….: papale papale…senza peli sulla lingua che lui interpreta magistralmente con le movenze di un corpo fisicamente statuario..Mi piace sottolineare inoltre la scena del film, come già menzionata, in cui Driss apre il suo ipod (o altro che non so cosa fosse..) e mette una musica del gruppo Earth, Wind & Fire, la sua preferita, e inizia a ballare in modo singolare, individuale direi, riuscendo a coinvolgere, con il suo moto sinuoso e ondulante, anche gli altri membri, ingessati, compassati della famiglia, all’ebrezza liberatoria del suo ballo originale,…senza sovrastrutture, ne etichette preimpostate da rispettare.. Si tratta, come detto, di un improbabile connubio che genera altrettanto improbabili incontri come quelli tra Vivaldi e gli Earth, Wind & Fire, tra la dizione perfetta e lo slang della strada, tra completi eleganti e tute da ginnastica. Due universi opposti entrano in rotta di collisione ma per quanto strano possa sembrare prima dello scontro finale troveranno un punto d’incontro che sfocerà in un’amicizia folle, comica, profonda quanto inaspettata che li renderà appunto “intoccabili”, dal mondo, dalla collettività, dalla vita…!! Un amico può’ essere sempre presente, impertinente, divertente ma se cinico, quanto serve, può essere una terapia per far sembrare tutto possibile e superabile…soprattutto se questo “cinismo” risulta essere “autenticamente autentico”..!! Mi perdonerete il raddoppio concettuale.

Film straordinario senza alcun dubbio (direi che astrologicamente parlando lo è ancor di più comprensibile), nato non solo per realizzare la necessaria fusione, diciamo terrena, di anime diverse tra loro e/o la fusione, più alta, del ciò che è sopra con quello che è sotto a miracol mostrare.., legge basica della scienza astrologica, ma anche e soprattutto per far comprendere come noi siamo in realtà separati non solo verso gli altri ma anche verso noi stessi: questo  non lo ha scritto nessuno ed invece questo film parla soprattutto dell’impossibilità di scindere il proprio corpo (Omar Sy, Driss, il nero, il villico, l’ignorante, l’atletico, il fisico perfetto) dalla propria mente (Cluzet, Philippe, il bianco, il ricco, il paraplegico, il saggio, il colto). Ecco il vero senso, il vero significato del film, ecco la chiave di lettura che rende giustizia al successo mondiale ricevuto e ne spiega il significato profondo: la mente e il corpo non sono mai separabili. L’uno è parte integrante dell’altro senza confini ne limiti…, altrimenti si ammalano entrambi. Non è un caso infatti che Philippe, la Mente, il ricco possidente, sia pesantemente ammalato fisicamente, dis-tratto completamente dal suo corpo, concentrato unicamente sulla sua capacità di fare mente, di promuovere pensiero, cultura e arte ma inabile ad agire la propria corporeità..e, che Driss, il Corpo, il povero delinquentello, l’emarginato, sia esso stesso ammalato psichicamente, dis-tratto completamente dalla sua mente, concentrato unicamente sul suo corpo, sulla sua fisicità perfetta e statuaria ma completamente inabile ad agire il proprio pensiero mentale. Entrambi malati se vivono separatamente mentre diventano sani quando riuniscono le forze per un obiettivo comune: la consapevolezza della coscienza…

Dice l’antichissima cultura dei Veda: “Colui che è all’interno dell’essere umano e Colui che abita nel Sole, in realtà sono Uno..! Per colui che vede il proprio Sè espanso nell’universo e l’universo nel proprio Sè, e che vede il superiore e l’inferiore; la pace fondata sulla conoscenza non viene mai a mancare…

Il benessere psicofisico si raggiunge con uno stato di armonia del corpo e della mente, in relazione agli stimoli interni e agli stimoli esterni, ed è un processo dinamico, in cui l’obiettivo è tendere all’omeostasi, ovvero, all’equilibrio costante. L’equilibrio si raggiunge attraverso la lettura consapevole del proprio stato, modulando continuamente le informazioni che riceviamo attraverso differenti livelli di “segnalazione”, (sia fisica che mentale o psichica, sia volontaria che involontaria), e correggendo in modo più o meno automatico gli squilibri. Numerosi sono gli studi che pongono l’attenzione sul complesso legame tra corpo e mente, sul reciproco condizionamento che la mente ed il corpo effettuano tra loro indissolubilmente: separarli significa squilibrarsi inesorabilmente e provocare le pesanti malattie sia fisiche che mentali che affliggono l’umanità intera. Attraverso una giusta capacità di concentrazione, ognuno di noi può imparare qualcosa di se stesso: ad esempio l’osservazione del dolore, del corpo, dell’emotività, ci aiuta ad imparare la forza di concentrazione, la curiosità dell’esplorazione e la meraviglia della trasformazione…Il dolore partecipe (connesso cioè all’ausilio corporeo), una volta divenuto consapevole, si trasforma in alimento di Vita, eliminando l’amorfa rassegnazione in cui ci si rintana, anche per un tetraplegico senza speranze come il nostro Philippe. Così come un personaggio solo Corpo, come il nostro Driss, promuovendo l’apertura della mente e l’attenzione partecipe e non giudicante, potrà consentire ai suoi dinamismi logici di assaporare nuovi modi di conoscere e di essere, ascoltando più attentamente la propria personale esperienza, momento dopo momento.  Riuscire ad applicare certe tecniche di fusione, di partecipazione comune mente-corpo consente di svincolare la propria mente dalle abituali fonti di stress e di sofferenza emotiva: semplicemente concentrandosi su di sé, è possibile osservare con attenzione la quantità infinita di automatismi, pensieri disfunzionali, schemi monotoni, simili a compartimenti stagni, che la nostra mente, disunita dal proprio corpo, subisce continuamente, creando situazioni di disequilibrio (quindi accolte come difficili da gestire, da affrontare). Essa, divisa com’è, separata dalla propria fonte fisica, tende a metterci di fronte, ogni volta allo stesso modo (quella risultante che la psicologia chiama “coazione a ripetere”..), ad obblighi comportamentali inadatti a risolvere la situazione “malata”…!! La mente, è bene rendersene conto, per come è strutturata è in grado di osservare le cose così come sono, senza critiche o giudizi, preconfezionati in realtà dalle culture e dalle società collettivizzanti, che ne violano, per default, il santa santorum della sua origine universale, rappresentata dal processo d’Individuazione così ben espresso dalla filosofia junghiana. L’indivisibilità mente-corpo implica la messa in discussione della nostra visione del mondo (compresi gli automatismi disfunzionali che mantengono in essere le nostre psicopatologie: Philippe non accetterà mai di vedere quella donna se la sua parte corporea, Driss, riunitasi in lui, non lo avesse convinto ad agire, spingendolo oltre il suo limite pre-impostato ..), della posizione che vi occupiamo (senza viaggi nel passato o nel futuro), e l’apprezzamento della pienezza di ciascun momento della nostra esistenza… Vivere indivisi significa mantenere il contatto con la realtà, per quella che è oggettivamente, senza farcirla di significati dati dal nostro modo giudicante di interpretarla e giungere a conclusioni, 9 volte su 10 assolutamente nocive e fuorvianti per il nostro stesso benessere. L’essere uniti, unire la mente e il corpo, non dividendone artatamente i compiti e le azioni, ci consente di fare un’esperienza del mondo completamente nuova, attraverso la scoperta di una vera consapevolezza, grazie alla conoscenza  profonda del nostro corpo, costantemente connesso agli schemi della nostra mente…Questo è il vero significato del film che con “quasi amici” vuole definire l’imperfezione esistente nella natura umana inadatta, divisa e separata così com’è, a comprendere i suoi stessi obiettivi, creando schemi solo imperfetti, malati: forse ecco il motivo autentico di quel ..”quasi”della traduzione italiana, sottolineante ancora l’imperfezione da estirpare definitivamente che si trasforma nella perfezione dell’ “intoccabilità” della traduzione francese, una volta raggiunto, come avviene nel film, il completamento della fusione degli elementi in gioco. Nulla è divisibile nell’Universo…sarà bene rendersene conto.

In Astrologia la linea verticale e’ il simbolo della Mente, quella orizzontale è il simbolo del Corpo: l’unione, la summa di queste linee, cioè la Croce, delinea la materia, la Terra. Tutto questo processo sottende, per quanto forte simbolismo esoterico, l’indivisibilità dell’uomo e dell’universo in cui è immerso. “Come sopra così sotto” , recita una famosa frase alchemica attribuita a Ermete Trismegisto. Ciò che segnala il nostro Tema Natale non è che uno specchio della nostra realtà interiore. Per nascere veramente come individuo un uomo deve capire chi è e ciò che può diventare, per poi tentare di esprimerlo, realizzando la propria personale ed individuale Verità, mai divisa dal proprio universo in cui è immersa. L’Astrologia, secondo il mio modo d’intenderla, prevede questo allineamento di Mente e Corpo, così bene espresso nel tema del film francese, non casualmente in unico pianeta: MERCURIO, che nel glifo stesso rappresenta questa mirabile fusione estendendola fino al ciclo spirituale qualora ce ne fossero le condizioni…evolutive. Bisogna dire che Mercurio è un pianeta estremamente importante nella didattica astrologica ma, non comprendendone il vero motivo, è sostanzialmente un pianeta trascurato: forse perchè ritenuto, ingenuamente, ovvio e comprensibile..!! Così non è. Mercurio governa i Gemelli in primis e la Vergine secondariamente, agendo due speciali qualifiche che ne differenziano sensibilmente l’operato: in astrologia infatti, l’elemento mercuriale riflette al tempo stesso sia l’abilità intellettuale (Mercurio gemellino) che l’ingegnosità pratica (Mercurio vergineo). Già questa sintesi descrive la fusione della Mente con il Cropo: siamo però al primo vagito..del pianeta. Mercurio nel suo glifo descrittivo contiene tutti i simboli, che significano la potenziale integrazione di spirito, anima e materia (Mente e Corpo). A ben vedere infatti nel glifo c’è la sintesi di tutti gli altri pianeti, così come le relazioni tra loro e questo ne da una connotazione principale anche se poco sviluppata anche dai grandi astrologi del passato (non tutti chiaramente). L’Anima-la Mente (il principio di mediazione e connessione) è nella posizione più elevata, dove regna lo Spirito, con la croce della Materia-Corpo alla base. Mercurio è rappresentato dallo unione con il simbolo di Venere, e indica quindi un potenziale di concretizzazione, ma il glifo è anche sormontato da una coppa. La coppa capta e riceve: ella è situata in alto, spazio legato allo spirito e al mondo delle idee. Con Mercurio, la potenza e la completezza della vita (il cerchio) agisce in linea sia con la ricettività al mondo delle idee, che con la concretizzazione: con Mercurio quindi si realizza la sintesi alchemica di Mente e Corpo che il glifo specifico ci disegna uno appartenente all’altro connessi indistintamente. La dinamica della logica mercuriale fa comprendere come Mente e Corpo non siano mai scissi, ne scindibili, tra loro, espressi contemporaneamente nel glifo stesso mercuriale che li assimila a se, trascendendone il significato separato. Lo spirito, sappiamo, non usa il linguaggio per comunicare, preferendo i simboli, che racchiudono una mole notevole di significati che qualsiasi linguaggio umano non potrebbe apportare alla mente senza interi tomi educazionali, mentre un solo simbolo nasconde dentro il suo tracciato una miriade di questi significati e Mercurio ne è l’emblema maggiormente rappresentativo. E’ bene comprendere che i simboli abitano il nostro inconscio e ci guidano in esso (oltre che parlarci..), attraverso vari strumenti e “veicoli” come possono essere financo gli stessi film, i simboli esoterici, i sogni, il simbolismo animale e molti altri sistemi contenuti nella sintassi astrologica e nell’uso delle Lame dei Tarocchi, tanto per dirne alcuni. Sta a noi imparare correttamente il linguaggio che essi, ma in realtà noi stessi, usano per farci sapere cosa dobbiamo fare per il nostro bene, oppure cosa evitare nella vita così da crescere interiormente senza troppi ostacoli derivati dai nostri stessi errori: e un film come questo è certamente un prodotto simbolico, un prodotto che sa di esprimere un significato profondo, quasi esoterico, che dovrà essere tradotto correttamente per estrarne il contenuto più idoneo alla comprensione corretta del messaggio rilasciato. Mercurio disegna, nelle esibizioni del suo stesso simbolo, lo schema del film in questione: questo è il miracolo di sintesi che il linguaggio astrologico consegna al mondo e all’universo. Il simbolo che identifica il pianeta Mercurio nell’astrologia, ci dice molto esaurientemente Enrico Santarato, rappresenta un segno che deriva dall’alchimia (che possiede molti significati segreti, alcuni dei quali non potrò accennare poiché rientrano nella conoscenza degli iniziati..) e ci stimola a investigare su noi stessi, nella parte più interiore di noi stessi. L’intera dinamica simbolica di Mercurio è concepita per far comprendere la necessità di RIMANERE UNITI: in esso, come detto, coinvolgono sia la Mente che il Corpo, mai disgiunti tra loro. Il simbolo, composto da una mezza luna che si apre verso l’alto (la coppa..), indica un segno di ricettività che ricorda la falce di luna, un simbolo femminile che, a sua volta, rammenta il calice e il catino per il battesimo o fonte battesimale: il Graal, l’anima mundi, la Mente suprema, lo Spirito divino che sovrintende tutto l’universo. Esso è al contempo il pianeta dell’apertura mentale, delle nuove idee, dei messaggi veloci e dell’intelligenza (Philippe, il ricco tetraplegico), ma anche della furbizia comunicativa e della bugia funzionale (Driss..lo spiantato senza arte ne parte). A livello astrologico Mercurio governa sia il segno dei Gemelli, di solito indicante pensatori prodigiosi ed esperti inventori, collegandosi al segno della mezza luna che indica anche l’importanza del libero pensiero, che il segno della Vergine, segno di terra che rende concrete le idee derivate dal pianeta Mercurio: la Mente si congiunge al Corpo. Il pensiero libero passa attraverso la mezza luna e arriva nel ventre del simbolo Mercuriale dove troviamo un cerchio perfetto, la vita, il ciclo della manifestazione, nel quale le idee passano un periodo di gestazione come fossero nel ventre materno. Il cerchio è un simbolo comune per la Terra così come quello del Sole, esso ci dice di formulare, per sopravvivere degnamente all’interno del suo Ciclo, concetti razionali, sia logici, sia concreti, sia astratti..: sono tutti sempre il frutto della Mente pensante…che ha valore solo se mossa uniformemente alla corporeità che sovraintende. Ecco che a questo punto entra in gioco il segno della Vergine, più in sintonia con l’elemento Terra-corporeo e quindi abili concretizzatori di idee che, come abbiamo visto, sono state partorite dalla parte più sottile di Mercurio (la Mente-pensiero); senza il segno della Vergine-Corpo i pensieri non si potrebbero concretizzare ma rimarrebbero solamente dei sussurri della mente…divisi dal loro stesso concepimento..!! Il simbolo di Mercurio termina con la croce a braccia uguali o croce equilatera, indicando che i pensieri si devono manifestati nel mondo materiale: solo così potranno esprimere l’avvenuto connubio delle parti, altrimenti inevaso e rimasto separato nel manto dell’oblio e del malanno psicopatologico, procurato dal dolore di non aver compiuto l’Opera Summa del completamento e di fusione, unica via che ci consente, come ai nostri due eroi, inizialmente separati, di Vivere finalmente la loro Vita.. Quindi richiamiamo il nostro Mercurio e comprendiamone il passo nel nostro tema per comprendere come agiamo: uniti o separati…? Molto probabilmente separati, perchè non c’è scuola, che io sappia, di preparazione psicologico-comportamentale su informazione astrologica (se non quella del ilNadir: la TAVOLA ROTONDA..) che sia in grado di spiegare la corretta evoluzione equilibratrice da compiere per realizzare il nostro specifico Mercurio Radix.

Per questo sublime motivo del principio d’indivisibilità forse i registi di questo magistrale film (nonchè sceneggiatori) sono in due: Eric Toledano e Olivier Nakache, probabilmente “quasi amici” anche tra loro..!!

 

Roma  22.05.2012                                  Claudio Crespina 

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Riguardo L'autore

Redazione Il Nadir

Il dr. Claudio Crespina, astrologo, filosofo, counselor psicologico-comportamentale e ricercatore nasce sotto il segno del Capricorno a Roma, una città così significativa e simbolicamente attraente, per i suoi continui richiami storici ed esoterici che credo superfluo e inutilmente ripetitivo spiegarne la grandezza e l’importanza.

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