Quest’anno, come ogni anno, il 21 giugno coincide con l’arco temporale in cui vi è la maggiore presenza di luce che verrà mantenuta per ulteriori tre giorni, fino al 24; dopo tale data, le giornate cominceranno nuovamente ad accorciarsi, molto gradatamente, fino ad arrivare, prima all’equinozio d’autunno, per giungere poi all’altro solstizio, quello d’inverno, in cui avremo il maggior numero di ore di buio. La parola solstizio, come scritto più volte, viene dal latino “Solis statio”: fermata, arresto del Sole. La parola latina solstitium infatti deriva da Sol e dal verbo sistere e significa “arrestarsi del Sole” : l’astro di fatto arresta la sua discesa sull’equatore celeste e inizia a risalire verso nord, dove nuovamente si fermerà il 21 giugno 2014 alle 10:51 UT (12:51 in Italia) per il Solstizio estivo, entrando nel segno del Granchio. Solstizio identifica il giorno in cui il sole raggiunge la massima distanza dall’equatore. Una specificità del solstizio d’estate è che ogni anno ritarda di circa 6 ore; nella giornata di quest’anno il sole sarà visibile dalle 5.36 alle 20.51, per un totale di poco più di 15 ore di luce.
Questo fenomeno avviene due volte all’anno: il 21 giugno, inizio dell’estate, quando il sole determina il giorno più lungo, e il 21 dicembre, quando inizia l’inverno e la notte è la più lunga dell’anno rispetto alle ore di luce. Invece il primo giorno di primavera è detto anche equinozio, dal latino: equus nox, letteralmente uguale notte. L’equinozio è il momento in cui il sole, transitando sull’equatore, rende i giorni uguali alle notti in tutti i paesi della terra. Questo fenomeno avviene solo due giorni all’anno: il 21 marzo, primo giorno di primavera, e il 21 settembre, primo giorno d’autunno.
ASTRONOMICAMENTE parlando il Sole sorge ad inizio mese alle ore 05:37 ed a fine mese alle ore 05:39. Il culmine del Sole passa dalle 13:08 alle ore 13:14 mentre il tramonto slitta dalle ore 20:39 di inizio mese alle ore 20:49.
Dal punto di vista dell’eclittica, il Sole passerà dalla costellazione del Toro a quella dei Gemelli (in astrololgia dai Gemelli al Granchio per la visione geocentrica..). La Terra si sta ancora allontanando dalla stella, risultando a inizio mese a 1,014 Unità Astronomiche mentre a fine mese sarà a 1,007 Unità Astronomiche (l’Unità Astronomica è la distanza media Terra-Sole, e corrisponde più o meno a 150 milioni di chilometri). La fatidica Unità Astronomica è stata raggiunta nel mese di aprile, a cavallo del giorno 4. Come conseguenza di questo allontanamento, il diametro apparente del Sole passerà dai 1892,9 arcosecondi del 1 giugno ai 1887,8 arcosecondi di fine mese. Se osserviamo la posizione del Sole durante l’anno al momento dell’alba e del tramonto vedremo che esso si posiziona esattamente ad ovest (tramonto) ed est (alba) al momento degli Equinozi per poi spostarsi verso nord man mano che si avanza verso l’Estate o verso sud quando si procede verso l’Inverno; questo movimento appare ben evidente da un giorno all’altro, ma più ci si avvicina ai Solstizi e più tende a rallentare, fino ad arrestarsi, per poi riprendere il movimento nel verso opposto fino al Solstizio successivo; è chiaro quindi che questo momento rappresenta la massima posizione apparente che il Sole può raggiungere ad una determinata latitudine. Quest’anno il solstizio cade il 21 giugno, precisamente alle 10,51 TU. (TU = Tempo Universale, corrispondente all’ora del fuso orario di Greenwich). L’orario, espresso nell’ora legale estiva attualmente vigente (TU + 2 h), corrisponde alle ore 12,51. Nel giorno più lungo dell’anno il sole sorge alle 5.36 e tramonta alle 20.51. Il giorno dura 15 ore e 15 minuti.
Al mezzogiorno dell’Ora Solare (ovvero alle una dell’Ora Legale attualmente in vigore) il Sole raggiunge il punto di massima elevazione sull’orizzonte. L’altezza raggiunta dal Sole dipende dalla latitudine: a Roma al culmine arriva a circa 71° 30′. A Milano l’altezza massima è 68° (3° 30′ più basso rispetto a Roma), a Palermo invece supera i 75°.
LA STORIA DEL SOLSTIZIO.
Il Sole e il suo simbolo, il fuoco, sono al centro di tutte le religioni delle antiche civiltà e rappresentano le divinità positive, contrapposte a quelle tenebrose e malvagie. Astronomi e sacerdoti, quindi, all’alba della civiltà, si identificano. Altari e osservatori astronomici si confondono. Non c’è da stupirsi, quindi, se in ogni tempo e luogo il giorno del Solstizio viene celebrato con feste, falò, rituali magici e religiosi. I primi e più attenti studi del movimento del Sole risalgono ai Babilonesi, a voler rimanere aderenti alle informazioni storiche che ci sono giunte nel tempo (anche se, come però sostengo da sempre: LA STORIA VA RISCRITTA..!!), subentrati ai Sumeri intorno al 2000 avanti Cristo, e si collegano alla loro complessa mitologia astrologica. Ancora più accurate furono le osservazioni dei Caldei, popolazione aramaica installatasi nel sud della Mesopotamia, dove rimase fin verso il 1000 avanti Cristo: furono i Caldei i migliori astronomi dell’antichità pre-ellenica.. La cosmologia babilonese ebbe due scuole ben differenziate, che facevano capo ai due santuari più importanti, quello di Eridu, sulla costa del Golfo Persico, e quello di Nippur, nella Mesopotamia settentrionale. Per i fedeli di Eridu l’acqua è il principio di tutte le cose, il fiume Oceano circonda il mondo e al di là di esso il dio Sole pasce i suoi armenti. Per i fedeli di Nippur al vertice della volta celeste c’è la “casa del Sole” da cui l’astro esce ogni mattina per una porta a oriente, rientrandovi a sera da una porta opposta. La Terra era immaginata come una montagna divisa in 7 zone o in 4 quadranti. In essa si distinguevano una montagna del levar del Sole, risplendente, e una montagna oscura, dove il Sole calava. Sole, Luna e stelle erano divinità viventi, animate di moto circolare. Molte di queste idee passarono tra gli Ebrei e si ritrovano nei libri dell’Anrico Testamento. Presso i Babilonesi l’istante del tramonto del Sole rappresentava l’inizio del giorno, che era diviso in 12 intervalli detti “kaspu”. La misura del “kaspu” era determinata dal Sole e corrispondeva a 30°, che è appunto l’arco di cielo che il Sole percorre in due ore.
Tutto il culto degli antichi Egizi è dominato dal Sole, chiamato Horus o Kheper al mattino quando si leva, Ra quando è nel fulgore del meriggio e Atum quando tramonta. Eliopoli, la città del Sole, era il luogo sacro all’astro del giorno, il tempio di Abu Simbel, fatto costruire da Ramses II nel tredicesimo secolo avanti Cristo, era dedicato al culto del Sole.
Secondo la cosmologia egizia il Nilo era il tratto meridionale di un grande fiume che circondava la Terra e che, verso nord, scorreva nella valle di Dait, immersa nell’eterna notte. “Il fiume – scrive Dreyer nella sua classica “Storia dell’astronomia da Talete a Keplero – trasportava una imbarcazione su cui era un disco di fuoco, il Sole, un dio vivente chiamato Ra, che nasceva ogni mattino, cresceva e acquistava vigore fino a mezzogiorno, quindi passava su un’altra barca che lo portava fino all’ingresso per Dait; di qui altre barche (su cui siamo meno informati) lo portavano durante la notte sino alla porta dell’oriente. In tempi più tardi il libro “Am Duat” o “Libro dell’oltremondo”, racconta accuratamente il viaggio del dio Sole durante le dodici ore notturne, quando egli illumina successivamente dodici separate località dell’oltremondo. A volte, durante le ore diurne, la barca è assalita da un enorme serpente: allora il Sole si eclissa per breve tempo.
Si devono agli Egizi alcune delle prime precise osservazioni astronomiche solari, in base alle quali i sacerdoti del faraone prevedevano le piene del Nilo e programmavano i lavori agricoli. Le piramidi sono disposte secondo orientamenti astronomici, stellari e solari. Gli obelischi erano essenzialmente degli gnomoni, che con la loro ombra scandivano le ore e le stagioni. Gli orologi solari erano ben noti e ne esistevano diversi tipi, alcuni dei quali portatili, a forma di T o di L, chiamati “merket”: il faraone Thutmosis III, vissuto dal 1501 al 1448 avanti Cristo, viaggiava sempre con la sua piccola meridiana, come noi con il nostro orologio da polso. La prima comparsa di Sirio, la stella più luminosa del cielo, all’alba, in estate, era per gli Egizi il punto di riferimento fondamentale del calendario. Il loro anno era di 365 giorni esatti, ma sapevano già che in realtà la sua durata è maggiore di circa sei ore, per cui avevano calcolato che nel corso di 1460 anni la data delle inondazioni del Nilo faceva una completa rotazione del calendario.
Per i Sumeri, l’antica popolazione agricola della Mesopotamia (3500 – 2000 avanti Cristo), il Sole, chiamato Shamash, è il figlio di Sin, la Luna, ma stranamente non appartiene al gruppo delle divinità più importanti: dio supremo è An, “il cielo” e capo effettivo del pantheon sumero è Enlil, il signore del vento e della tempesta.. Per gli Inca, la cui massima fioritura si ha intorno al quindicesimo secolo, la divinità Inti è il Sole, sovrano della Terra, figlio di Viracocha, il creatore, e padre della sua personificazione umana, l’imperatore. Attorno a Cuzco, capitale dell’impero, sorgono i “Mojones”, torri usate come “mire” per stabilire i giorni degli equinozi e dei solstizi. A Macchu Picchu, luogo sacro degli Inca, si può ancora vedere il “Torreon”, una pietra semicircolare incisa per osservazioni astronomiche, e l'”Intihuatana”, un orologio solare ricavato nella roccia.
Per i Maya è il supremo regolatore delle attività umane, sulla base di un calendario nel quale confluiscono credenze religiose e osservazioni astronomiche per quell’epoca notevolmente precise.
Tra gli indiani d’America il Sole è simbolo della potenza e della provvidenza divine. Presso gli Aztechi è assimilato a un giovane guerriero che muore ogni sera e ogni mattina risorge, sconfiggendo la Luna e le stelle: per nutrirlo il popolo azteco gli sacrificava vittime umane. Leggende analoghe, anche se fortunatamente meno feroci, si trovano ancora tra le popolazioni primitive nostre contemporanee. Gli stessi Inuit (eschimesi) ritenevano fino a poco tempo fa che il Sole durante la notte rotolasse sotto l’orizzonte verso nord e di qui diffondesse la pallida luce delle aurore boreali: convinzione ingenua, ma non poi tanto sbagliata, visto che oggi sappiamo come le aurore polari siano proprio causate da sciami di particelle nucleari proiettate nello spazio ad altissima energia dalle regioni di attività solare. Per gli eschimesi il Sole è la Vita mentre la Luna la Morte, in Indonesia il Sole si identifica con un uccello e con il potere del volo, tra le popolazioni africane primitive la pioggia è il seme fecondatore del dio Amma, il Sole, creatore della Terra (cfr. tanogabo.it).
Il SOLSTIZIO sin dai tempi più remoti rappresenta il cambio di direzione che il sole compie, tra il 21 e il 22 giugno, ed è visto come un momento particolare e magico. Il “sole che rotola via” è associato, in un certo senso, alla testa del San Giovanni decapitato, che nella memoria religiosa si sovrappone al sole che cambia direzione.. La religione cattolica divenne ben presto conscia dell’importanza di questo periodo e dei festeggiamenti a esso associati, e ai riti pagani sovrastò le proprie celebrazioni. Da qui il solstizio d’estate è diventato la festa di San Giovanni il Battista, che sarebbe nato esattamente sei mesi prima di Cristo. Il 25 dicembre, giorno in cui il sole ricomincia la sua corsa dopo il solstizio d’inverno, coincide invece con il Natale. In molte zone d’Italia ancora oggi si svolgono riti e feste di origine pagana, che la Chiesa ha cercato di cancellare, non riuscendoci completamente, perché tali credenze sono radicate nelle usanze popolari. Così oggi, nella festa di San Giovanni, si svolgono delle celebrazioni con questa strana mescolanza di elementi sacri e profani. Nella notte tra il 23 e il 24 giugno si usa bruciare le vecchie erbe nei falò e andare alla raccolta delle nuove oltre che mettere in atto diversi tipi di pratiche per conoscere il futuro perchè, come dice il detto, ” San Giovanni non vuole inganni”.
La festa di San Giovanni è una festa solstiziale, una celebrazione legata intimamente alle credenze pagane, pre-cristiane, ed al periodo della raccolta delle piante e delle erbe da usare nelle operazioni magiche.
La trasversalità di queste tradizioni, comuni a popoli così diversi, sembra a prima vista facilmente spiegabile. I riti e le pratiche erano basate sulla semplice osservazione dei corpi celesti; questi fenomeni erano visibili in tutte le zone del mondo, da tutte le culture… Questa “prima” e, per molti versi, unica spiegazione mi ha fatto sempre pensare ad una soluzione troppo semplicistica delle vere dinamiche, estremamente complesse, che in realtà sono in atto nell’incessante vortice universale per essere comprese istintualmente da qualche “pastore” errante dell Asia, (per quanto studioso fosse..), senza alcun mezzo idoneo se non la propria capacità intellettiva, che, per quanto grande fosse, se non supportata da mezzi idonei non poteva confermare da sola certe certezze sui moti planetari che spesso sono in chiara contraddizione con la nostra capacità visiva..: noi infatti vediamo muoversi il Sole e non la Terra che in realtà è quella che gira…, e comprenderlo di per se è tutt’altro che facile.. Non è facile perchè se confrontiamo la nostra attuale conoscenza dei moti del cosmo, connessa agli attuali potenti mezzi astronomici avveniristici che ci consentono di approfondire l’universo sondandolo in lungo e in largo, ci rendiamo conto della crassa ignoranza che è presente su tutto questo argomento: infatti, pur avendolo studiato da giovani, si potrà constatare con estrema semplicità come, questa pur facile nozione, al confronto delle leggi complesse che determinano il moto del cosmo, non sia a disposizione della conoscenza popolare. Pochi infatti sanno chi si muove dei due oggetti planetari. Per avere una conferma sulla mia affermazione è sufficente che chiediate a chiunque, fatto salvi chi studia, insegna o lavora in astronomia, chi si muove tra la Terra e il Sole e capirete in un attimo che il mio dubio, (che poi è certezza: vedi progenia aliena) è consistente. Io credo che certe credenze antiche siano suffragate dalla presenza ALIENA, non aderendo personalmente alle logiche religiose che vogliono un Dio supremo sopra gli uomini: credo invece in una vera e propria progenia aliena a cui è collegata l’intera umanità terrestre (approfondirei il dna cinese ad esempio..) che ha consentito certi progressi nella ricerca della verità altrimenti difficilmente raggiungibile solamente ad occhio nudo per quanto la mente dell’uomo primitivo fosse ampia. Per comprendere meglio questa mia constatazione si deve sapere che per effetto dell’equazione del tempo, dovuta all’obliquità dell’eclittica ed alla differente velocità orbitale della Terra intorno al Sole durante l’anno, le levate e i tramonti più anticipati e più ritardati non coincidono mai con i giorni dei solstizi…!! Se siamo onesti intellettualmente si può ben capire come già solo questo moto, legato alla velocità orbitale della Terra, di per se è estremamente complicato da comprendere pur avendo oggi a disposizione strumenti idonei perfettamente atti a spiegarcelo coerentemente.
Nell’emisfero boreale, il nostro per intenderci, il giorno del solstizio d’estate corrisponde, come abbiamo detto, alla giornata più lunga dell’anno, mentre quello del solstizio d’inverno equivale alla giornata più corta in relazione alla luminosità del tempo e dello spazio. Nell’emisfero australe accade esattamente il contrario. Ai solstizi, la differenza di durata della giornata tra una data e quella successiva (per es. tra il 20 e 21 giugno) è di circa due secondi. Agli equinozi (per es. tra il 19 e 20 marzo) la differenza è di 2m 28s alla latitudine 38°, di 2m 51s a 42° e di 3m 16s a 46°. Il solstizio in astronomia pertanto è definito come il momento in cui il Sole raggiunge, nel suo moto apparente lungo l’eclittica, il punto di declinazione massima o minima (massimo di declinazione positiva nel mese di giugno, in occasione del solstizio di estate boreale; massimo valore di declinazione negativa in dicembre, in occasione del solstizio di inverno boreale, corrispondente all’estate nell’emisfero australe). Il fenomeno del solstizio ritarda di circa sei ore ogni anno (5 ore, 48 minuti e 46 secondi per la precisione), salvo subire un nuovo riposizionamento indietro ogni quattro anni, in conseguenza degli anni bisestili, introdotti proprio per evitare un progressivo disallineamento delle stagioni con il calendario. A causa di queste variazioni può capitare che il solstizio astronomico cada nell’emisfero nord (emisfero boreale) il 20 o il 21 giugno per l’estate, o il 21 o 22 dicembre per l’inverno. Detto in parole semplici quindi, il solstizio d’estate è il momento dell’anno nel quale il Sole raggiunge il punto più settentrionale della sua corsa apparente nel cielo, segnando l’inizio della stagione estiva e costituendo il giorno in cui si hanno il massimo di ore di luce. Il termine “solstizio” significa “Sole stazionario” e indica che in questo momento astronomico il sole non si alza né si abbassa rispetto all’equatore celeste. L’astro in questo periodo sembra infatti fermarsi, sorgendo e tramontando sempre nello stesso punto sino al 24 giugno (per quello invernale il 25 dicembre) quando ricomincia a muoversi sorgendo gradualmente sempre più a sud sull’orizzonte (a nord per quello invernale). Al solstizio d’estate, quando il sole raggiunge la sua massima inclinazione positiva rispetto all’equatore celeste, per poi riprendere il cammino inverso, comincia l’estate. Tale giorno era considerato sacro, come abiamo visto, nelle tradizioni precristiane ed ancora oggi viene celebrato dalla religiosità popolare con una festa che cade qualche giorno dopo il solstizio, il 24 giugno, quando nel calendario liturgico della Chiesa latina si ricorda la natività di San Giovanni Battista. E nella festa di San Giovanni convergono i riti indoeuropei e celtici esaltanti i poteri della luce e del fuoco, delle acque e della terra feconda di erbe, di messi e di fiori. Tali riti antichi permangono, differenziandosi in varie forme, nell’arco di duemila anni, benché la Chiesa ostinatamente abbia tentato di sradicarli, o perlomeno di renderli meno incompatibili con la solennità e si esauriscono soltanto con la sistematica repressione dei governanti laici dell’Italia unita: nelle zone rurali si mantengono tuttavia i riti più semplici e naturali, propri della società contadina e pastorale.
Tutte le “leggende” si basano su di un evento che accade nel cielo: il 24 giugno il Sole, che ha appena superato il punto del solstizio, comincia a decrescere, sia pure impercettibilmente, sull’orizzonte. Insomma, noi crediamo che cominci l’estate, ma in realtà, da quel momento in poi, il sole comincia a calare, per dissolversi, al fine della sua corsa verso il basso, nelle brume invernali. Sarà all’altro solstizio, quello invernale, che in realtà l’inverno, raggiunta la più lunga delle sue notti, comincerà a decrescere, per lasciar posto all’estate. Nella notte della vigilia di San Giovanni, la notte più breve dell’anno, in tutte le campagne del Nord Europa l’attesa del sorgere del sole era (è ?) propiziata dai falò accesi sulle colline e sui monti, poiché da sempre, con il fuoco, si mettono in fuga le tenebre con le tenebre e con esse gli spiriti maligni, le streghe e i demoni vaganti nel cielo. Attorno ai fuochi si danzava e si cantava, e nella notte magica avvenivano prodigi: le acque trovavano voci e parole cristalline, le fiamme disegnavano nell’aria scura promesse d’amore e di fortuna, il Male si dissolveva sconfitto dalla stessa forza di cui subiva alla fine la condanna la feroce Erodiade, la regina maledetta che ebbe in dono il capo mozzo del Battista. Nella veglia, tra la notte e l’alba, i fiori bagnati di rugiada brillavano come segnali; allo spuntar del sole si sceglievano e raccoglievano in mazzi per essere benedetti in chiesa dal sacerdote. Bagnarsi nella rugiada o lavarsene almeno gli occhi al ritorno della luce era per i fedeli cristiani un gesto di purificazione prima di partecipare ai riti in chiesa.
La rugiada ricordava il battesimo impartito dal Battista nel Giordano, le erbe dei prati e dei boschi riproponevano l’austera penitenza di Giovanni nel deserto prima della sua missione di precursore del Messia.
CURIOSITA’ E MISTERO: il Raggio di Sole del solstizio
Nella celebre cattedrale gotica di Chartres, in Francia, le guide, scritte e parlate, segnalano, tra le cose notevoli e le curiosità misteriche della chiesa (vedi il famoso Labirinto…), un foro praticato in una vetrata attraverso il quale, a mezzodì del solstizio d’estate, 21 giugno, passa un raggio di sole che va ad illuminare una formella metallica incastrata nel pavimento. Ora bisogna sapere che non solo fuori dalle nostra mura italiche ma anche all’interno di esse esistono altrettante opere d’ingegno e di cultura importanti (non a caso, aldilà dello sfascio istituzionale del nostro paese, l’Italia possiede il 70% delle antichità archeologico-culturali dell’intero mondo) come è descritto nella chiesa di San Leonardo di Siponto, non molto conosciuta appunto dal grande pubblico ma che invece rappresenta un punto determinante per la logica astronomica e astrologica del raggio di sole del solstizio. Diciamo subito che in San Leonardo questa “cattura” del raggio del sole più alto dell’anno avviene in una forma molto più studiata ed elaborata che a Chartres. L’abbazia di San Leonardo in Lama Volara è un’abbazia situata a Siponto, a dieci chilometri da Manfredonia, in provincia di Foggia. Fondata all’inizio del XII secolo, entrò in declino già nella seconda metà del Duecento, passando sotto l’amministrazione di diversi ordini religiosi fino alla definitiva chiusura dell’ospedale nel 1809, che decretò il suo abbandono. A San Leonardo per catturare il raggio di sole più alto dell’anno non solo si è perforata la volta della chiesa, che ha il suo notevole spessore, ma il raggio catturato è stato indirizzato in un punto significativo e cioè alla metà della distanza tra i due pilastri prospicenti l’ingresso laterale (che poi è quello più importante perché arricchito dal celebre portale). Quindi chi ha realizzato questo “strumento astronomico”, perchè tale è, doveva ovviamente intendersi di meccanica celeste. Il misterioso esecutore del progetto ha, innanzi tutto, scelto il punto in cui dovesse cadere il raggio catturato (e non si sa quale criterio abbia seguito), quindi ha individuato la direzione Sud (dove il sole passa a mezzogiorno) e infine, ha osservato quale altezza l’astro raggiungesse alla sua culminazione massima dell’anno. Quando perciò ha perforato la volta della chiesa si è regolato come ci regoliamo noi oggi puntando un telescopio verso una determinata stella, con la differenza che noi possiamo correggere la direzione, mentre il nostro bravo antenato dovette stare attento a forare con esattezza la volta per non finire in un punto diverso del cielo. Il suo lavoro però è stato ancora più accurato perchè una volta realizzato il foro, lo ha diaframmato dalla parte interna con un delizioso rosoncino a undici raggi (guarda caso anche il rosone della cattedrale della vicina Troia ha undici raggi) affinché il raggio di sole non si disperdesse, ma giungesse concentrato sul pavimento, arricchito dai petali di luce filtrati attraverso il rosoncino costruendo così dodici simboli energetici..che con l’astrologia, io penso, siano collegati. Nella giornata quindi del 21 giugno, il Sole, come abiamo visto, proietta un fascio luminoso attraverso il “foro gnomonico” posto sul tetto della Chiesa, gettando un’ombra con il motivo a croce. Al momento in cui il sole è allo zenit, la croce risulta posizionata perfettamente al centro tra le due colonne adiacenti l’ingresso nord della Chiesa. A San Leonardo, però non c’è solo il piccolo rosone sulla volta centrale, me ve ne è un altro, della stessa dimensione, situato sulla facciata del lato occidentale della chiesa, in corrispondenza della facciata laterale sinistra. Ad un attento esame dei reperti del lapidario, vi sono i resti di un altro rosoncino sembrerebbe delle stesse dimensioni degli altri due. Si può ragionevolmente ipotizzare che a san Leonardo fossero presenti tre rosoni: uno sulla volta centrale a semibotte, nato col portale, e gli altri due posti sulla facciata ad occidente in linea con le navate laterali. Da questi rosoni, ai solstizi e agli equinozi, la luce del sole entra nella chiesa posizionandosi in luoghi diversi: dal rosone della volta centrale, alla metà dei pilastri prospicienti il portale al solstizio d’estate; da quelli della facciata occidentale sulle tre absidi agli equinozi e al solstizio d’inverno. Sono ben due spettacolari quanto scientificamente provati fenomeni astrologici che avvengono ormai da secoli puntualmente all’equinozio di primavera, il 21 giugno, e all’equinozio d’autunno, il 22 settembre. Nel primo caso, allo scoccare del mezzogiorno astronomico, un raggio di sole centra perfettamente un rosoncino gnomonico praticato sul tetto spiovente della chiesa per stamparsi esattamente al centro dei due pilastri che reggono le volte della chiesa. Nel secondo caso a captare il raggio di luce solare è un rosoncino gnomonico verticale praticato sulla facciata ovest dalla chiesa: il raggio di luce attraversa l’intera navata di sinistra per fissarsi sull’abside formando l’immagine di una mandorla, figura che la tradizione cristiana mette in relazione con la Vergine Maria.
Un vero capolavoro quindi, da molti sconosciuto, oltre che di tecnica, di eleganza, da far impallidire, lasciatemelo dire, l’uguale fenomeno della cattedrale di Chartres. Il fenomeno, come è facilmente intuibile, è osservabile al solstizio d’estate, al mezzodì astronomico e quindi non al mezzodì indicato dal nostro orologio – che segna un’ora convenzionale – ma esattamente al momento in cui il sole passa al meridiano. Perciò va tenuto conto dell’ora legale (in vigore a giugno), dell’equazione del tempo e della longitudine del luogo.
L’Incipit Cosmogonico Planetario o I.C.P. del Solstizio d’estate del 2014 su Greenwich è a 17°38′ in Vergine con il Sole in X^Casa, congiunto a Mercurio, sesquiquadrato a Saturno, trigono a Nettuno e semisestile a Venere.
L’I.C.P. Vergine riduce quasi sempre al minimo la tendenziale pigrizia del Granchio, costretto a concentrarsi sul lavoro e sull’indipendenza soprattutto se il Sole cade in decima casa (come in questo caso), non perdendo comunque il senso pratico. Anche il sentimentalismo del Sole cancerino è costretto a fare i conti con la lucidità della Vergine e bisognerà vedere l’insieme del tema natale per capire come si conciliano queste tendenze che all’apparenza hanno poco a che vedere l’una con l’altra anche in considerazione del bel trigono con Nettuno-sogno risvegliato però dall’ostilità all’oblio del Saturno contrario. Determinante la congiunzione Sole-Mercurio in quanto pianeta governatore della Vergine quindi configurazione rafforzativa della dinamica Granchio-Vergine. Quindi abbiamo un mantello vergineo per questo solstizio estivo: questo sta a significare che la modalità espressiva del solstizio, se così si può dire, aderirà al comportamento della Vergine e alle sue peculiarità istintuali. L’Elemento Acqua del Granchio sta a significare, sempre in Astrologa, la Sensibilità, l’Intuizione, la Fantasia, l’Irrazionale; tutto quanto, insomma, la Psicanalisi indica come Inconscio. I tre Segni Astrologici di Acqua, il Granchio (Acqua limpida di sorgente), lo Scorpione (Acqua putrida delle paludi), i Pesci (Acqua senza confini del mare).
Il genere Femminile sta a dire che il Granchio è Ricettivo-Passivo, dove Passivo non ha la valenza che gli si dà oggigiorno di inerte e dipendente; al contrario, bisogna cominciare a rendersi conto che il “Passivo” Astrologico indica il magnetismo, l’attirare a sé le cose per un effluvio strano, spesso inspiegabile di Magia o, sarebbe più giusto dire, di Malìa. Il Solstizio di Estate, il giorno più lungo e la notte più breve dell’anno, il trionfo della Luce sulle Tenebre appartengono al Granchio: la Natura è nel suo pieno rigoglio. I germogli ed i boccioli della Primavera si trasformano in fiori e frutti. La Fisicità è al suo massimo. Non è un caso che sul piano simbolico Granchio è Segno Principe della Maternità. Il mantello vergineo rende tutta questa emotività estatica, frenetica, espansiva più misurata e ordinata, in genere tende ad emanare la rassicurante sensazione che tutto sia sotto controllo, che non esistano problemi così gravi da non poter essere risolti, nonostante l’ansia latente che spesso trasmette essendo il segno di confine tra l’io e l’altro. Non si rende conto, a causa della sua iniziale timidezza, di generare una specie di dipendenza in tutti quelli che non riescono più a fare a meno delle innummerevoli capacità verginee: indispensabili, oltre che sul lavoro, anche in famiglia nel segnalare impegni, scadenze e ricorrenze. La Frase chiave è: devo raggiungere la perfezione. Il punto debole sta nell’apparente insensibilità ai bisogni emotivi emergenti dalle inevitabili relazioni interpersonali e collettive quindi anche quelle con il vostro prossimo e coi vostri famigliari che il Solstizio predilige e che inevitabilmente dovrano essere ridimensionati. L’I.C.P. in Vergine si coniuga con il sesto Segno dello Zodiaco; Mobile, di Terra, che va dal 22 agosto al 22 settembre circa, aprendo l’aria all’autunno melanconico, chiedendo l’estate-esplosiva e ridanciana. Mobili sono, in Astrologia, i Segni che chiudono le stagioni (Gemelli-Vergine-Sagittario-Pesci); anelli di congiunzione tra un ciclo che finisce ed uno che comincia tali Segni danno, come tocco psicologico di base, versatilità e duttilità molto più accentuate di chi è nato in Segni Cardinali o Fissi: l’elemento Terra simboleggia, a sua volta, sempre sul piano psicologico, solidità, concretezza, tenacia, capacità di concentrazione. A settembre calura e luce sono ormai in parabola discendente; agli ultimi tepori si alternano le prime brezze autunnali: giorno dopo giorno si affievolisce anche la luce. Infatti, dopo l’apoteosi del Solstizio d’estate, che ha visto le ore diurne trionfare su quelle notturne, si è di nuovo vicini all’Equinozio di autunno (avverrà sotto il contiguo Segno Bilancia), che rivedrà il sorpasso delle tenebre sulla luce… L’incipit Vergineo spegne l’euforia incontrollata del Solstizio estivo costringendolo ad un ripiegamento anche doloroso, comunque pesnieroso degli eventi: simboleggia, non a caso, l’anello finale, la conclusione del grande ciclo riproduttivo della Natura iniziato con Ariete. La Terra grassa, ricca di umori, che s’incontra nel Toro, è ormai polvere inaridita, disseccatasi per dare nutrimento a piante, fiori e frutti che hanno offerto il meglio nei mesi precedenti. Sul piano materiale questo Incipit in Vergine simboleggia quindi, dopo la goduria e lo scialo anarchico del Leone, tutto quello che è elencazione, catalogazione, regolamento; la burocrazia, i lavori impiegatizi, le cernite ed i censimenti… Il risparmio, anche; l’autocontrollo e la parsimonia… Poiché i primi freddi non aiutano più il benessere fisico, questo Segno simboleggia anche la salute e tutto il mondo che con la salute ha a che fare; dal medico all’inserviente. Dopo la regalità leonina, Vergine è anche modestia, ritrosia, ipercritica con tendenza a svalutarsi; per tal motivo, questo Segno zodiacale è anche simbolo dei lavori umili, a cominciare da quelli della pulizia della casa. Di conseguenza, esso rappresenta anche il personale dipendente e quello di servizio. E mentre il Toro raggruppa i grandi animali da allevamento, Vergine è il Segno degli animali domestici; il cane, il gatto, il criceto, e via dicendo. Dopo la grande fatica di nascere, vivere e riprodursi (solstizio estivo), tutto sembra ora sospeso, ripiegato su sé stesso (in Vergine), in attesa di qualcosa di nuovo ed imponderabile. Questo Incipit vergineo è l’esatta percezione che la festa è finita. Terminati l’abbondanza, lo spreco, la goduria (cfr.gabriella.it). Non si può più arraffare a volontà, perché tutto si sta disseccando (e tra poco marcirà)…: allusione piena alle dinamiche economico-politiche di questi anni scellerati e ai governanti dissennati che le hanno applicate sulle spalle dei lavoratori in particolare e del loro popolo più in generale, che avrebbero dovuto, certamente più degnamente, rappresentare ivi compresi i sindacati, veri mistificatori del ruolo a loro assegnato che il simbolo vergineo rapprenta in cosignificanza con la sesta casa. Dopo la cicala arriva insomma il tempo della formica che, vista la situazione, pensa sia ora di ammucchiare, chicco dopo chicco, le provviste per un tempo che si preannuncia gramo. Uscendo di metafora, l’uomo, comincia insomma a comprendere che deve fare i conti con un futuro che non conosce, ma comunque intuisce più difficile e che lo spaventa; egli si ingegna quindi a regolamentarlo, perché non gliene sfugga il controllo e non lo esponga al trovarsi solo, senza risorse, nel buio e nel gelo che avverte imminenti… Di nuovo, come è avvenuto sotto il Segno Gemelli, pulsioni ed emozioni vanno sottotono a favore del Pensiero; ma mentre nel terzo Segno Zodiacale esso non può separarsi dalla Materia (le due aste parallele unite), sotto il Segno Vergine le cose vanno diversamente. L’ambiente, come appena visto, non è più quello pregno di odori, sapori ed umori della primavera inoltrata; senza le tentazioni e le distrazioni della Materia, l’uomo comincia ad intravvedere altri orizzonti, altre mete al di fuori ed al di sopra di quelle prettamente materiali. Sorgono i primi interrogativi, i primi tentativi di interpretazione di quel che può nascondersi dietro il mondo del visibile… Con la Vergine cosmogonica continua, insomma, l’evoluzione dell’Io iniziata con il Leone; a Dioniso si sostituisce pian piano Apollo. Prende il via il grande sorpasso dall’Immanente al Trascendente; sorpasso che continuerà sotto il Segno Bilancia, per poi avere l’impatto più drammatico nel Segno Scorpione.
Segni sotto ai riflettori in questo solstizio chiaramente sono tutti quelli segnati da una dominante terrena: Toro, Capricorno e Vergine su tutti (sopratutto quelli della seconda decade) che inevitabilmente avranno a che fare con le dinamiche descritte poco sopra e saranno, come dire, rilanciati per una nuova rinascita se avranno compreso la lezione che sarà loro impartita dagli eventi che scaturiranno in questi mesi fino al prossimo equinozio autunnale.. Logica questa valida anche per gli Ascendenti, le lune, i Nadir e gli Stellium posizionati in quei segni. Chiaro che ci sarà una forte ripercussione sui Pesci, sui Gemelli e sui Sagittari (angoli e luminari compresi). I segni d’acqua, ignorantemente resi protagonisti dalla solita visione generico-miope dei media da strapazzo, in se non avranno nulla a che vedere fatta eccezione per i nati (con angoli, Nadir e pianeti personali importanti) intorno al 5° del Granchio e al 29° dello Scorpione (Quintili) e quelli intorno all’11° Ariete e all’11° Aquario (Biquintili) che dovranno apportare modifiche intelligenti e redditizie (anche geniali..) ai loro soliti comportamenti altrimenti resi inutilizabili per i loro principali obiettivi.
Roma 18.06.2014 Claudio Crespina