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PERCHE’ ALCHIMIE..? Un nome impegnativo in tutti i sensi

Dalle tante definizioni della parola Alchimia si può comprendere il senso della mia scelta editoriale nell’intitolare il magazine del mio sito con questo nome antichissimo e affascinante.

Alchìmia, dal latino medievale (sec. 12°) alchimia, e dall’arabo (ṣan’aalkīmiyā’ “(arte della) pietra filosofale”, che a sua volta deriva, attraverso il siriaco kīmiyā, dal gr. tardo χυμεία o χημεία), si può definire unarte, nata nell’ambiente ellenistico dell’Egitto nel 1° sec. d. C., che si proponeva la manipolazione e trasformazione dei metalli, e in particolare. la loro possibile trasmutazione in oro o in rimedî per il prolungamento della vita. Dall’alchimia, coltivata durante tutto il medioevo e l’inizio dell’età moderna, fino al sec. 17°, ha avuto gradualmente sviluppo la chimica. L’etimologia del termine ‘alchimia’ è incerta, (non proprio quindi fonte di certezze..): si pensa che derivi dall’arabo al-kimiya o al-khimiya che significa ‘fondere’, ‘colare insieme’, ‘saldare’; l’altra etimologia fa risalire il termine agli antichi Egizi che chiamavano la loro terra Kemi ed erano considerati potenti maghi in tutto il mondo antico. Ancora, un altro etimo è il cinese kim-iya, che significa “succo per fare l’oro”. Appare chiaro dalla ricerca etimologica che uno dei principali obiettivi degli antichi alchimisti era la trasformazione dei metalli in oro. Ciò era possibile, nelle loro teorie, solo attraverso la pietra filosofale, una mitica sostanza (in polvere o di tipo etereo) che era parimenti indispensabile nella ricerca dell’immortalità e della suprema conoscenza. Questo mito è stato ripreso con successo nella saga di Harry Potter in cui alchimisti importanti come Nicholas Flamel ritornano come personaggi mitici.
Fino al XVIII secolo, l’alchimia conservò lo status di scienza, a cui molti uomini illustri dedicarono parecchi anni di studio: si pensi a Isaac Newton, Roger Bacon, San Tommaso d’Aquino, Tycho Brache, Paracelso. 
Nella trasformazione dei metalli, cioè il vero e proprio processo alchemico, gli alchimisti parlavano di una serie di fasi, variabili da tre a dodici, collegate anche al significato magico dei numeri; tuttavia gli stadi fondamentali del procedimento erano tre contraddistinti dal colore assunto dalle sostanze durante la trasformazione:

Nigredo, o processo di putrefazione, nel quale la materia si dissolve, tendente al nero

Albedo o processo di sublimazione in cui la materia si purifica e tende al bianco

Rubedo o processo finale in cui la sostanza diventa rossa

In senso figurato prende molti significati, tutti in qualche modo simbolici, a seconda del senso che le si vuole dare, quindi è parola indicante libertà d’intenti in quanto la si può usare invariabilmente per significare numerose accezioni, come è mio preciso volere quello di agire interamente la libertà di pensiero, di parola, d’immagine nel rispetto, s’intende, delle altrui libertà.. Pertanto la vediamo significare sia un comportamento, un metodo d’azione fondato sulla falsificazione, sull’inganno: da qui alchimia elettorale, politica, 
parlamentare, i maneggi più o meno misteriosi e tortuosi della gara politica. Sia un insieme di circostanze o fattori che inspiegabilmente portano a un risultato. Si dice infatti: “ per una qualche strana alchimia i conti tornano..”.. 
O, infine, un accostamento insolito di elementi, che porta a un risultato, a un effetto originale e raffinato: un’alchimia di suoni, colori, luci; talora anche con riferimento a sentimenti, come una precisa affinità: tra noi si è creata un’improvvisa alchimia, si trova spesso scritto in qualche romanzo. L’alchimia è la scienza della trasformazione della materia. Nel crogiuolo, l’alchimista pone la Prima Materia che, in un primo tempo, muore e si putrefà; tale operazione corrisponde al colore nero. In seguito, la materia è dissolta e purificata: diventa bianca. Poi, con la distillazione e la congiunzione la materia passa al rosso. Infine si arriva alla sublimazione: il colore oro. Queste operazioni, che per molti rimangono oscure, si chiariscono soltanto interpretandole come diverse tappe della vita interiore.

Il lavoro che l’alchimista realizza sulla materia nel crogiuolo, è in realtà il lavoro di rigenerazione che il discepolo realizza in quel “crogiuolo” che è il suo corpo, e a ciò egli deve consacrare tutta la propria esistenza. La materia rigenerata esce dal crogiuolo trasformata in oro: l’uomo rigenerato muore alla sua natura inferiore per nascere alla sua natura superiore. Gesù diceva: “Se il seme messo in terra non muore, resta solo; ma se muore, porta molti frutti.” Questa frase può essere considerata come un riassunto del lavoro alchemico” (O. M. Aïvanhov). L’alchimia, è bene comprenderlo, è l’arte della trasformazione (l’Ars Magna): produrre un insieme di mutamenti sul materiale oggetto di lavoro per condurlo ad uno stato nuovo, dal grezzo al sottile, dal metallo vile all’oro. Ecco il senso più specifico di ciò che vorrei esprimere con questo magazine online: decodificare le informazioni spesso devianti e deviate in significati comprensibili, vorrei riuscire a trasformare l’illeggibile in leggibile, dal metallo all’oro appunto..… La parola alchimia, oltre alla simbologia già vista, in relazione alle possibili traduzioni in varie lingue, prende origini anche dall’egizio “al-chem”, da cui il significato etimologico di “scienza della terra nera”, ovvero della materia primordiale. Gli istinti dell’uomo fanno parte di questa energia primordiale quindi vanno consapevolizzati con il tempo. Il senso del mio magazine vuole approfondire questo lavoro di consapevolezza che l’uomo deve poter compiere per tradurre correttamente i suoi simboli originari e portarli alla luce della sua coscienza, toccandone ineludibilmente i valori spirituali ad esso insiti.   

Non è un caso infatti che l’alchimia lungi dall’essere l’arte spagirica (arte di fare composti medici e chimici),  si fondava soprattutto sui principi dell’arte spirituale, per cui il lavoro alchemico è in via principale un lavoro interiore da proporre a queste energie primordiali e, nel compiere questo lavoro, l’alchimista partecipa al lavoro di perfezionamento della Natura. Come si sa l’alchimista si avvale di tre principi: zolfo, mercurio e sale; cuoce nell’apposito forno chiamato “Athanor” i suoi materiali e sorveglia la fiamma che dovrà avere l’intensità giusta e non dovrà spegnersi. Infatti ogni trasformazione è prodotta dal fuoco. Lo scopo finale del lavoro alchemico era quello di produrre la pietra filosofale, l’Elisir, la Tintura. Grazie alla Pietra, il metallo vile sarebbe stato trasformato in oro! La trasmutazione del metallo vile in oro significava la sublimazione delle passioni in fuoco spirituale.

Spero che non debba spiegare il senso di queste parole per far comprendere la mia scelta del nome del magazine ALCHIMIE che, come target principe, parafrasando il significato dell’opera alchemica, vuole aprire la strada all’impegno e al pensiero alto di cui l’uomo dispone, (spesso non accorgendosi di possederlo) così da poter raggiungere quei traguardi spirituali che possono ricondurlo alla visione del suo Eden perduto, alla scoperta del Santo Graal che è al centro dei suoi pensieri sin dall’inizio dei tempi.

Nel ricercare la fusione dei due principi dentro di sè, nel ricercare la seconda nascita, l’achimista collaborava a portare a compimento i disegni della Natura…è bene ricordarlo.

           Roma 10.01.2014                                           Claudio Crespina  © tutti i diritti riservati

Riguardo L'autore

Redazione Il Nadir

Il dr. Claudio Crespina, astrologo, filosofo, counselor psicologico-comportamentale e ricercatore nasce sotto il segno del Capricorno a Roma, una città così significativa e simbolicamente attraente, per i suoi continui richiami storici ed esoterici che credo superfluo e inutilmente ripetitivo spiegarne la grandezza e l’importanza.

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