NON SE NE PUO’ PIU’ DELLE SOLITE ARGOMENTAZIONI, ORMAI ANCHE ANTISTORICHE, TRA CHI E’ DEGNO DI ESSERE CONSIDERATO SCIENZIATO E CHI NON..LO E’..!!
SIAMO SEMPRE AL SOLITO PUNTO, PASSANO GLI ANNI MA LA QUESTIONE RESTA FERMA LI’: UNICO “OGGETTO” NON IN MOTO PERPETUO DELLA NOSTRA REALTA’ CHE TUTTI (o quasi..) SAPPIAMO ESSERE INVECE SEMPRE IN MOVIMENTO, COME LA SCIENZA STESSA DEFINISCE CON ESTREMA CHIAREZZA…
ALZIAMO IL VELO DI..PANDORA
L’altra sera ad una cena tra amici e conoscenti vari è capitato, come peraltro spesso accade, che all’interno del consesso “mangereccio” ci fosse un professore di matematica e fisica ai licei: un esagerato, dal mio punto di vista s’intende, adoratore di Odifreddi alla stessa stregua di un bigotto religioso. La concezione epistemologica dominante in alcuni ambienti, vale a dire la convinzione intorno all’infallibilità della conoscenza scientifica e la diffidenza verso altre forme di sapere o di credenza, a cominciare da quelle filosofiche, psicologiche, religiose e teologiche, in primis ma poi anche da quelle considerate pseudo-scienze come l’Astrologia, le pratiche esoteriche, la telecinesi..ecc..
ha permesso che un “abusato” luogo comune possa resistere ancora oggi: quello secondo cui lo scienziato non può che essere lontano da certi modelli diciamo sovradimensionali perché la ragione scientifica, ritenuta popolarmente il modello compiuto di uso della ragione, precluda ogni accesso razionale alle procedure trascendenti qualsiasi esse siano.. Per togliermi subito il classico sassolino dalle scarpe affermo che il sapere scientifico non preclude affatto alla ragione di considerare la realtà fino a quello che si può considerare il suo livello ultimo: fino alla trascendenza cioè, anzi epistemologicamente direi che sono in perfetta connessione. Ecco la grande questione del contendere al dunque..: l’antica diatriba tra scienze esatte e scienze umane ancora in auge nel terzo millennio senza che ci sia stato il benchè minimo salto di qualità a comprenderne un motivo comune..che finalmente ricucisse il secolare strappo..
Apriti cielo quando ha saputo che tra i presenti c’erano qualche ufologo, qualche astrologo, un maestro Reiki, un naturopata, un omeopata..!! Fortuna (ma neanche tanto..) per lui, che c’era Giovani, il mio amico biochimico, e Corinne l’indemoniata ricercatrice del CNR, insegnate di fisica delle particelle all’Università la Sapienza..e grande oppositrice astrologica, che potevano sostenerne le tesi. Insomma un consesso di mentecatti disperati, me compreso s’intende, che, pieni di problemi personali, cercavano di risolvere le importanti Verità dell’universo e dell’Uomo mentre azzannavano qualcosa di commestibile, bevendo, a dire il vero, un buon vino dei Castelli. Apriti cielo quindi con la solita ramanzina della precessione degli equinozi (di cui francamente ne ho piene le palle..), dell’impossibilità scientifica di dimostrare la relazione tra pianeti e uomo data la distanza incommensurabile tra noi e loro…e, come qualche tempo fa, molto opportunamente, la Schimperna, presente a Porta a Porta, rispose seccamente in questo modo al solito ritornello riproposto a memoria dagli scienziati convenuti: “come mai non vi viene mai in mente che magari qualcuno tra gli astrologi si sia potuto informare sulla questione equinoziale..e ne abbia dato un’ampia spiegazione..?”. Forse avete un serio preconcetto sulla possibilità di comprensione di un astrologo rispetto ad un matematico..? , così risposi anche io l’altra sera, parafrasando la mia amica Susanna. Possibile che si creda ancora oggi che gli astrologi siano dei poveri dementi che giocano a rubbamazzo…? In realtà hanno paura di perdere quel poco che hanno delle loro sicurezze… tutte messe in discussione da quando la quantistica sta dilagando nei loro campi formati da regolamenti ristretti e condizionanti. Da un certo punto di vista sarebbe tutto più semplice se il mondo fosse solo una struttura matematica, o se la matematica non avesse nulla a che vedere con il mondo fisico. La realtà è che la materia è sottomessa a leggi matematiche ma non si riduce a queste leggi. E questo è un mistero….perlomeno per coloro che vedono la realtà divisa. In sé la relazione della matematica col mondo fisico può restare un mistero se non si accoglie il primato dell’Unicità dell’essenza, mai divisa. La conoscenza, infatti, l’interezza del conoscibile, per la sua oscurità e la sua profondità misteriose, a causa della sua mistura di saperi che riguardano sia i dinamismi del fatto che le tensioni verso la bellezza dell’intelligibile, ha essa stessa, nonostante la richiesta implicita di concretezza, qualche cosa che evoca la profondità insondabile del divino..Proprio grazie alla sua sottomissione ai saperi specifici, si potrebbe dire che la Conoscenza possiede in se un legame con il processo trascendente (l’incarnazione del Verbo direbbe un teologo). L’astrologo medievale che guardava il cielo notturno attraverso gli occhi di Tolomeo e vedeva nell’armonia delle sfere gli angeli che si muovevano, è diventato il cosmologo moderno che guarda allo stesso cielo attraverso gli occhi di Einstein e vede la mano del divino, non negli angeli, ma nelle costanti della natura. Quando confrontiamo l’ordine e la bellezza dell’universo e le strane coincidenze della natura, dovrebbe essere molto forte la tentazione, se si capisse il mezzo, di fare un salto quantico dalla stretta visione scientifica alla ariosa realtà trascendente. D’altra parte se si usasse veramente l’ampiezza della nostra visione mentale sarebbe giusto tradurre questo pensiero in realtà: se infatti l’intero universo materiale può essere descritto dalla matematica, come certa scienza intende, deve esistere inevitabilmente una logica immateriale più vasta dell’universo materiale…!!! Che ne dite? Se è facile per me dirvi che la scienza è l’unico modo per capire il mondo naturale e i suoi strumenti, quando sono utilizzati correttamente, possono generare profonde intuizioni all’esistenza materiale, lo è ancora di più quando devo constatare inevitabilmente che la scienza non ha potere per rispondere a domande del tipo: “Perché l’Universo è nato?”, “Che cosa significa l’esistenza umana?”, “Cosa accade dopo la nostra morte?”. Sappiamo bene come una delle più forti motivazioni del genere umano è scoprire le risposte alle questioni profonde, e noi, inutile nascondercelo, abbiamo bisogno di portare tutto il potere valutativo di entrambi i punti di vista, scientifico e spirituale, per comprendere il visibile e l’invisibile: la dinamica astrologica, nel suo specifico calcolo simbolico, li comprende entrambi senza soluzione di continuità. Sappiatelo una volta per tutte..!! Non credo che ci possano essere dubbi su questo concetto di fondo, essendo gli esseri umani (e non solo..) formati chiaramente da emisferi materiali e immateriali ai quali rispondiamo costantemente in modi altrettanto significativi: uno tangibile alla concretezza scientifica, l’altro aperto alla vibrazione onirica entrambi coinvolti alla creazione universale che la disciplina astrologica comprende, unica scienza, entrambi senza mai dividerli. La fede e la ragione vivono entrambi sotto lo stesso tetto: esse devono completarsi a vicenda piuttosto che essere in conflitto. La scienza è figlia della ragione. La ragione ci ha dato la capacità di stabilire il metodo scientifico per studiare il mondo che ci circonda, e per dimostrare che il mondo, e l’universo in cui viviamo, sono di gran lunga più vasti e molto più complessi di quanto chiunque potesse avere immaginato 1.000 o 2.000 anni fa, certamente incomprensibili con la sola ragione senza una visione sovradimensionale compenetrante l’interezza della realtà.. D’altra parte è la stessa astronomia che ci porta ad un evento unico, un universo che è stato creato dal nulla, con un delicato equilibrio necessario per fornire esattamente le condizioni necessarie per consentire la vita. Ora, a ben guardare, in assenza di un “incidente” assurdamente improbabile, sono le stesse osservazioni della scienza moderna che sembrano suggerire un piano sottostante, si potrebbe dire, un piano soprannaturale. Nulla è se è diviso..!!
Che dite avrà capito, da queste mie parole, quel duro matematico…, la mia tesi..? Avrà capito che anche altri uomini, non necessariamente matematici, possono legittimamente appartenere alla scienza..e, molto umilmente, almeno nel mio caso, sanno come assimilarla..?
La Bibbia, per parlare di trascendenza, non è certo un libro di scienza: uno non la studia per trovarci le intensità e le lunghezze d’onda delle particelle quantistiche di Bohm, né la scienza ha a che fare con le proprietà ultime spirituali del mondo, che sono anch’esse reali. Ma la scienza, capiamolo bene, può rispondere solo a un tipo fissato di domande che concernono il “cosa”, il “dove” e il “come”. Con il suo metodo, potente quanto esso sia, non risponde (e in verità non può..) al “perché”. Perché c’è qualcosa invece che niente? Perché gli elettroni hanno tutti la stessa carica e massa? Perché il disegno che noi vediamo dappertutto è così veramente miracoloso? Perché così tanti processi sono così profondamente connessi? Ma dobbiamo ammettere che quegli scienziati che vogliono vedervi un disegno, ci vedranno un disegno, mentre quelli che sono contenti di vivere come riduzionisti materialisti non ammetteranno mai un mistero nelle cose che vedono, sempre rinviando di volta in volta, aspettando una spiegazione riduzionista per ciò che è ancora ignoto. Ma portare spasmodicamente questo tipo di credenza riduzionista al livello più profondo e a un tempo indefinito nel futuro (e indefinito sempre rimarrà…sappiatelo) legato alla convinzione del momento del quando “la scienza conoscerà ogni cosa”, su cui basano il loro crudo materialismo non accorgendosi che è esso stesso un atto di fede:.!! Atto che nega che ci possa essere qualcosa di sconosciuto alla scienza, almeno per principio…!! Non c’è bisogno di conflitto fra scienza esatta e scienza umana se ciascuno apprezza i propri confini e se ciascuna prende seriamente in considerazione le domande dell’altra […]. Se l’anima intangibile non esistesse, la scienza dovrebbe (in realtà deve) inventare il concetto che spieghi ciò che sta scoprendo scendendo sempre più verso il suo nucleo centrale. Per questo, appaiono profondi i versetti Rm 1,19-21, che recitano in questo modo: “e più ogni scienziato spinge nel profondo il suo lavoro, più esso diventa ancora più profondo “…
“LA SCIENZA SI SPIEGA, SE SI PIEGA…, ALTRIMENTI RESTA NELL’ANONIMATO PIU’ ESCLUSIVO DEL POTERE” (Dr. Claudio Crespina)
Gli astronomi tutti sanno che un qualunque osservatore che guardi, di notte, il cielo stellato, vede gli astri visibili come fossero posti tutti alla stessa distanza dal suo occhio, anche se, come è in realtà, essi hanno distanze molto differenti dalla Terra.. Tutti gli astrologi dovrebbero porsi questo problema per capire analogicamente il funzionamento della nostra disciplina. A fronte di questa primaria istanza voglio rispondere definitivamente sull’annosa questione per la quale si è scelto, non casualmente, il cerchio, la sfera come riferimento geometrico: infatti i limiti di distanza visuale dell’uomo sono dovuti al divario trasversale dei propri occhi, per cui egli vede la sua massima distanza, in tutte le direzioni, in modo da creare il luogo di ugual distanza che è proprio una superficie sferica…Quindi la nostra fisiologia ottica chiede la sfera come riferimento e per questo non è stata una scelta arbitraria.. Proprio questa illusione ottica ha suggerito all’uomo di immaginare l’esistenza di una sfera sulla cui superficie siano disseminati tutti i corpi celesti. Nasce così l’astronomia sferica…: quindi si può dire, senza tema di smentita, che la logica matematica così inflessibile nei nostri confronti, di coloro cioè che vanno oltre certi ragionamenti unicamente razionali, nasce su un’illusione ottica incontestabile: più irrazionale di così…mi viene da dire!!
LA REALTA’ ILLUSORIA e l’emozioni razionali
Se in una notte serena guardiamo il cielo da un qualsiasi luogo della Terra, esso ci appare come una grande cupola cosparsa di innumerevoli punti più o meno luminosi. “Sembra” che girino intorno ad un punto fisso, la stella Polare. Abbiamo così l’impressione di trovarci sempre al centro di una sfera cava, di raggio infinito, detta appunto Sfera Celeste, sulla cui superficie sono disposti tutti i corpi celesti. La Sfera Celeste non esiste realmente: i corpi celesti non si trovano tutti alla medesima distanza dalla Terra, ma lo sguardo non riesce a percepire e a misurare tali distanze. Li vediamo come se fossero proiettati su uno schermo, così che stelle lontanissime appaiono vicine. Nonostante questo chiaro limite, la Sfera Celeste costituisce un valido artificio, un modello matematico utile per rappresentare e studiare la disposizione dei vari corpi celesti che circondano la Terra.
Ora vi chiedo, miei cari scienziati, astronomi, astrofisici, archeologi, antropologi, come mai riuscite ad immaginare e a descrivere un modello scientifico tramite un’illusione ottica, un artificio, conferendogli la potenzialità della concretezza e della sostanza, che non ha e, al contempo, mutatis mutandis, non riuscite ad usare lo stesso metro di giudizio su coloro che su quell’illusione ci vivono concretamente..?
Roma 02.06.2016 Claudio Crespina