Le Nazioni Unite in una risoluzione del 1975 equipararono il sionismo al neonazismo razzista…! La risoluzione fu poi ritirata nel 1991, come condizione da parte di Israele per partecipare alla conferenza di Madrid: da queste poche parole si capisce come lo stato d’Israele, il Sionismo, e le cosiddette Nazioni Unite, la Nato.., oggi siano tutte collegate sotto la stessa bandiera..
L’anti-israelismo assume sempre più toni ostili verso lo Stato d’Israele e verso gli ebrei che, paradossalmente, non si sentono più tutelati dalla cosiddetta patria dei diritti dell’uomo. Un contesto che sta mettendo a dura prova la parte più progressista del movimento sionista che fu fondato da Theodor Herzl Scrittore e uomo politico ungherese (Budapest 1860 – Edlach, Austria, 1904). Sotto l’influsso del caso Dreyfus e dell’antisemitismo che si manifestò in quella circostanza, Herzl concepì e formulò il problema ebraico come problema mondiale; nella sua opera “Der Judenstaat” (1896) precisò la sua tesi sulla formazione di una società ebraica entro uno stato proprio, con distinta personalità internazionale, ove convogliare in pacifica immigrazione gli Ebrei di tutto il mondo. Quale sede di tale stato ebraico egli pensava in primo luogo alla Palestina (di cui tentò invano l’acquisto dal sultano), ma anche all’Argentina. Il primo congresso sionistico (1897, a Basilea) fissò le fondamentali linee programmatiche del movimento. Le ceneri di H. furono traslate (1950) nello stato d’Israele, da lui preconizzato.
I cieli israeliani stanotte si sono illuminati e non erano i consueti razzi di Hezbollah che piovono dal Libano in risposta agli attacchi che Tel Aviv regolarmente conduce sui territori libanesi e siriani.
Stavolta era qualcosa di diverso. Stavolta a sorvolare i cieli israeliani era uno sciame di droni iraniani che ha invaso lo spazio aereo dello stato ebraico per poi lasciare il posto ai missili.
L’attacco dell’Iran, o meglio, la risposta al terrorismo sionista ha un nome alquanto evocativo e suggestivo quale “Operazione Vera Promessa”.
Non la promessa che il ministro degli Esteri britannico, Balfour, fece a Lord Rothschild nel lontano 1917 di consegnare la Palestina, allora territorio dell’impero Ottomano, alla Gran Bretagna per poi costruire il futuro stato ebraico così ardentemente desiderato dalla famiglia più ricca e potente del pianeta.
Stavolta la promessa è quella di punire uno stato che ha fatto del terrorismo il suo marchio di fabbrica. L’ultimo atto contro l’Iran è solo l’ultimo e forse il più clamoroso.
Israele ha attaccato una sede diplomatica straniera in Siria, calpestando le più elementari norme del diritto internazionale, anche se quest’ultima branca, come si è visto, si accende e si spegne negli ambienti mondialisti quando fa più comodo.
Quando si tratta di rispettare la sovranità degli Stati nazionali allora si invocano controversi trattati europei – sulla cui legittimità ci sarebbe molto da discutere – ma quando si tratta invece di Israele allora il diritto internazionale viene riposto in un cantuccio e abbandonato.
I lettori provino a fare questo sforzo. Provino ad immaginare cosa sarebbe accaduto a parti invertite.
Provino ad immaginare cosa sarebbe accaduto se fosse stato l’Iran ad attaccare una sede diplomatica israeliana in Medio Oriente.
A quest’ora non ci sarebbe probabilmente spazio sulle pagine dei quotidiani per ospitare gli editoriali di quelle prefiche che occupano, spesso con i soliti concorsi truccati da varie consorterie massoniche, gli scranni universitari, e che si sarebbero profuse in estese analisi dell’immunità di ambasciate e consolati.
Sono le stesse prefiche, per intenderci, che nulla hanno detto negli anni passati di fronte alla più grave violazione delle libertà personali messa in atto dal 1945 ad oggi e che ha portato molte persone ad essere agli arresti in casa propria, o peggio a non poter nemmeno andare al lavoro perché privi del siero sperimentale che tante morti sta causando da tre anni a questa parte.
Il liberalismo ha manifestato appieno la sua ipocrisia. Il sistema politico che contiene al suo interno la parola “libertà” ha rinchiuso i suoi cittadini, o meglio schiavi, in una gabbia totalitaria che non si era vista nemmeno con l’odiato, dai liberali, fascismo.
E’ stata una esternazione piena e manifesta della vera anima tirannica di questo sistema così come, allo stesso modo, il mondo tutto ha potuto vedere con i propri occhi che cos’è realmente il sionismo e perché le democrazie liberali Occidentali sono ad esso piegate.
Il sionismo: il vero padrone del liberalismo Occidentale
Sono ad esso piegate perché il sionismo è stato il vero movimento politico della storia che ha influito tutto il corso del 900.
Il 900 è stato in larga parte un secolo di morte, violenza e distruzione. E’ stato un secolo nel quale è stato accuratamente preparato il terreno ad un sistema di stampo totalitario che si è imposto sopra le nazioni e ne ha deciso le politiche.
Gli Stati da protagonisti sono diventati meri soggetti delle decisioni altrui. Il potere è stato trasferito altrove, fuori dai confini nazionali, e ciò è stato possibile perché ci sono stati degli eventi catalizzatori, per così dire, che hanno creato le condizioni ideali per abbattere il vecchio ordine e sostituirlo con l’ordine liberale internazionale nel quale è sorto l’impero americano nel quale i Paesi europei sono passati dall’essere Stati a semplici satelliti di Washington.
Gli Stati Uniti, a loro volta, non si sono trovati ad essere veramente padroni del loro destino.
Si sono trovati ad essere nelle mani di potentissime lobby ebraiche e sioniste quali l’American Jewish Congress, l’ADL, l’AIPAC e Chabad Lubavitch soltanto per citarne alcune.
Sono stati questi poteri a scrivere la storia degli Stati Uniti. Sono stati questi poteri ad entrare nella Casa Bianca ai tempi della presidenza di Woodrow Wilson, ricattato da un avvocato di origini ebraiche, per costringerlo ad entrare nella prima guerra mondiale e a correre in soccorso della Gran Bretagna che fino al 1916 stava perdendo miseramente il conflitto contro una Germania militarmente superiore.
Sono stati questi poteri a provocare quella catena di eventi nel 1914 che ha portato allo scoppio di un conflitto globale mai visto sino ad allora e che ha consentito ai Rothschild di mettere le mani sulla agognata Palestina.
Così come sono sempre stati i signori del sionismo a volere a tutti i costi un’altra guerra mondiale quasi 26 anni dopo poiché l’opera non era ancora compiuta e doveva nascere lo stato d’Israele che ha un debito di riconoscenza, come affermato dagli stessi storici israeliani, verso Adolf Hitler senza il quale non ci sarebbe stato nessuno stato ebraico e quasi certamente nessuna guerra.
L’alleanza tra sionismo e nazismo nel 1933 attraverso il famigerato Haavara non è certo un incidente di percorso ma la dimostrazione che la Germania nazista ha servito gli scopi per i quali era stata creata e finanziata da potenti ambienti finanziari di New York come racconta un libro dell’epoca firmato da Sidney Warburg che allora fu fatto sparire per le sue sconvolgenti verità.
Adesso si assiste però ad un fenomeno del tutto nuovo. Mai Israele era stata umiliata ed attaccata come lo è stata la scorsa notte.
Mai qualcuno era stato in grado di lanciare un attacco missilistico e di droni che ha inflitto considerevoli danni, nonostante le forze armate israeliane abbiano ricevuto l’esplicito ordine di nascondere il numero di morti e i danni riportati.
Tel Aviv pensa di nascondere la verità attraverso il fumo della propaganda e se si leggono i giornali in queste ore si assiste alla comica replica dei titoli all’inizio della guerra in Ucraina due anni orsono.
Nulla ha raggiunto l’obiettivo, secondo la centrale di propaganda di Sion, è tutto a posto e non c’è nulla di cui preoccuparsi.
Le immagini a disposizione raccontano invece di danni veri e di un fallimento della contraerea americana Patriot che non è stata in grado di intercettare questo massiccio attacco.
I coloni israeliani che da decenni vivono in una terra che non gli appartiene sembrano alquanto spaventati.
Non sono abituati a vedere Israele attaccata. Non sono abituati a vedere lo stato ebraico punito per il suo terrorismo e non si esclude che questi di fronte a questo attacco chiedano a Netanyahu di farsi da parte oppure che tornino ai loro Paesi di origine poiché la terra palestinese occupata ora scotta troppo.
Gli USA hanno lasciato Israele al suo destino
Netanyahu, fuggito nel suo aereo governativo non appena iniziato l’attacco, ha provato immediatamente ad invocare l’aiuto americano che non sembra esserci stato.
Non appena partito l’attacco, il comando americano in Israele, US Centcom, ha lasciato il Paese.
E’ stato il segnale che Washington stavolta non sarebbe venuta in soccorso di Tel Aviv.
E’ stato il segnale che stavolta l’impero americano ha abdicato al suo ruolo e che non interverrà per proteggere il “sogno” di Theodor Herzl e degli altri noti esponenti del mondo sionista internazionale.
Quando Ben Gurion disse alla rivista americana Life che la vera aspirazione di Israele era quella di diventare “nazione tra le nazioni” e che Gerusalemme sarebbe dovuta diventare la capitale di uno stato ebraico allargato fino a giungere agli antichi confini biblici, rivelava la vera visione messianica che si nasconde dietro Israele.
Non una casa per gli ebrei askenaziti che in realtà non volevano nemmeno trasferirsi in Palestina, ma un impero sul quale dovrà sedere un giorno, in questa visione imperialista, un tiranno mondiale che la setta sionista di Chabad chiama moschiach, il “messia” degli ebrei.
Il sacrificio della giovenca rossa previsto, salvo cancellazioni per gli eventi in corso, il prossimo 22 aprile servirebbe in tale ottica a favorire la ricostruzione del Terzo Tempio, nel quale il moschiach dovrebbe entrare un giorno per governare Israele e il mondo intero.
Costoro vogliono semplicemente dominare il mondo e chi non si prostra ai loro piedi va perseguitato con ogni mezzo e ucciso se necessario.
Ieri si è avuta la conferma che tutto questo è finito. Il secolo dell’ebraismo e del sionismo è giunto al termine e questo cambia completamente lo scenario della politica internazionale.
Non si tende più verso la cessione della sovranità degli Stati nazionali né si tende più verso l’espansionismo dello stato di Israele.
Si tende ad un ritorno della sovranità delle nazioni e ad una Israele che se sopravviverà a tale crisi ne uscirà estremamente ridimensionata e indebolita.
Israele era abituata a calpestare tutto e tutti perché Washington glielo consentiva. Quando Trump si è insediato alla Casa Bianca questa condizione di sudditanza americana nei confronti del sionismo è giunta al suo termine.
La dottrina del Prima l’America non poteva coesistere con quella dell’espansionismo israeliano.
Trump ha giocato un’abilissima partita. Sotto il fumo dei complimenti e della stima di facciata nei confronti di Israele, c’era in realtà la ferma intenzione di perseguire gli interessi americani e non quelli israeliani.
Tel Aviv lo capì anni addietro e fu proprio Netanyahu, non a caso, il primo a congratularsi con Biden che divenne presidente grazie ad una massiccia frode elettorale.
Le cose però non sono tornate al loro posto. Gli equilibri precedenti non sono stati restaurati e Washington sotto questa amministrazione virtuale non solo non ha cambiato la rotta tracciata da Trump ma sembra invece paradossalmente aver impresso un’accelerazione al divorzio in corso tra l’America e Israele.
Quanto sta accadendo da tre anni a questa parte sembra confermare che il potere non è mai passato realmente nelle mani di Biden ma è rimasto saldamente nelle mani di ambienti militari trumpiani che sono i veri gestori di questa amministrazione commissariata.
Teheran sapeva che gli Stati Uniti non sarebbero intervenuti e si è certamente consultata con gli americani che hanno garantito al governo iraniano una loro intromissione nell’attacco. Così come la Russia sapeva perfettamente che Washington non avrebbe interferito in Ucraina con un intervento militare diretto.
La liquidazione dell’impero americano è l’elemento che sta consentendo all’unipolarismo di uscire di scena per lasciare il posto al multipolarismo delle nazioni.
Israele così si guarda intorno e vede il vuoto. Non ci sono i sauditi, cripto ebrei, con i quali negli ultimi anni avevano allacciato strettissimi rapporti tanto da portare ad una visita senza precedenti dell’erede al trono, bin Salman, in Israele.
Non ci sono nemmeno gli Emirati Arabi Uniti che avevano firmato un accordo di cooperazione con Israele, revocato nei giorni passati.
Non c’è l’Egitto ovviamente che nonostante la sua postura di “neutralità” per ciò che riguarda l’aggressione israeliana a Gaza non ha certo la minima intenzione di correre in soccorso dello stato ebraico e, anzi, se fosse riuscita la seconda nakba, l’esodo di massa, contro i palestinesi verso l’Egitto sarebbe stato costretto ad intervenire militarmente.
Il Medio Oriente è diventato un posto di assoluto isolamento per gli israeliani e ciò fa capire quanto sia cambiata la storia nel corso degli ultimi 30 anni quando Washington, a suon di bombe, bombardava e rovesciava tutti i governi ostili al sionismo tra i quali ci sono alcuni dei 7 Paesi dei quali parlava anni il generale Wesley Clark.
Il generale Clark che annunciava l’attacco di 7 paesi arabi
Gli Stati Uniti non hanno avuto una loro politica estera. Hanno avuto quella che gli scriveva la lobby sionista mondiale e l’impero americano altro non era che una protesi della prima.
L’estinzione dell’impero USA ha lasciato il sionismo nudo alle intemperie. Ora Tel Aviv è sola e sa che può essere colpita in qualsiasi momento.
La stagione dell’impunità è finita. E’ iniziata la stagione nella quale le pulsioni imperialiste del sionismo vengono duramente colpite e represse.
E questo è un fatto che sconcerta non solo il governo israeliano e i suoi protettori della finanza askenazita.
Sconcerta anche molti peones della politica italiana che hanno impostato tutta la “loro politica” sulla sottomissione all’asse Washington – Tel Aviv.
Quell’asse ora non esiste più. Un’epoca è davvero finita. E’ finita l’epoca del suprematismo sionista.
E’ finita l’epoca del Nuovo Ordine Mondiale.