VIOLENZA SUI MINORI..
Ci vogliono, per la specie umana, circa vent’anni dal concepimento in poi, per formare un nuovo adulto, sia per quanto riguarda l’ambito fisico sia per quanto riguarda quello psichico; età finalizzata a formare un essere adulto (età evolutiva).
Secondo la concezione psicologica, il raggiungimento di un inserimento nel sociale di tipo adulto è la conseguenza di numerosi, svariati e complessi processi evolutivi; si diventa adulti attraverso una serie dì complesse riorganizzazioni che inglobano il passato nel presente e servono di base per il futuro. Si parla di abuso fisico o di maltrattamento fisico quando i genitori o le persone legalmente responsabili del bambino eseguono o permettono che si eseguano lesioni fisiche, o mettono i bambini in condizione di rischiare lesioni fisiche. Ovviamente queste lesioni possono essere di natura e gravità diversa e in base alla necessità o meno di un ricovero in ospedale o in reparto di rianimazione, possono essere distinti in lievi, moderate, severe.
Le conoscenze attuali sull’età evolutiva, frutto della ricerca psicologica per quanto ancora giovane e non del tutto consolidata, consentono di prevedere un futuro disturbo grave, ovvero di tracciare, come dice bene A. Freud “Normalità e patologia del bambino”) linee evolutive che portano a risultati patologici, e che si è in grado di prevedere. Il neonato inizia la sua vita non libero da leggi, ma con un corredo di reazioni dettate da un principio interno determinante: alla soddisfazione del bisogno corrisponde un sentimento di piacere, alla condizione di bisogno non appagato è associato intimamente un vissuto di dolore ed un meccanismo che spinge a lottare per ridurre la tensione dolorosa. Sarà bene che questo concetto entri nella mente e, direi anche nel comportamento mentale, dei “cosiddetti” adulti di qualunque razza o religione siano…!!! Il dialogo con l’ambiente, formativo o distruttivo per il bambino, inizia sin dalla nascita e la crescita del bambino, del ragazzo, dell’adolescente può essere definita come un complesso di trasformazioni riuscite o non riuscite delle tendenze e degli atteggiamenti che normalmente fanno parte della natura originaria del bambino: l’adulto è figlio del bambino che è stato (cioè della sua storia evolutiva). Più il bambino è piccolo più sono ridotte le sue possibilità di scelta tra accettare o rifiutare il trattamento che l’ambiente riserva ai suoi bisogni: dal momento che il bambino non può sopravvivere da solo le leggi dell’ambiente hanno una forza incalcolabilmente superiore alle sue capacità di opporvisi ed egli per necessità quindi si sottomette alle regole benefiche o dannose che l’ambiente impone per la soddisfazione dei suoi bisogni.
Dalle premesse emerge evidente che è violenza sui minori qualsiasi esigenza del mondo degli adulti che impedisce, in virtù del potere di vita e di morte che gli adulti detengono, ad un bambino, ragazzo, adolescente di ricevere nelle varie epoche della sua maturazione il «cibo» materiale e psicologico indispensabile per crescere gradualmente, senza ostacoli insormontabili per le sue forze, e per diventare un adulto liberamente, responsabilmente e felicemente inserito nella vita della comunità. Non tutto ciò che appare, fenomeno logicamente, violenza comporta di per sé conseguenze psicologiche dannose per la maturazione della personalità e non tutto ciò che appare come frutto di un atteggiamento o di una intenzione buoni produce fatti positivi. Spero che questo assioma psicologico entri nelle coscienze, vere o presunte, di chi crede di poter educare i propri figli solamente secondo i propri principi, senza rendersi conto del male che infligge ai suoi piccoli…Gli animali, da cui vogliamo costantemente alllontanarci, sono consapevoli di questa lesione al punto che assistono i propri piccoli aldilà della loro stessa vita..e noi crediamo che sia solo per una questione di razza…, animale , vegetale, umana : classica proiezione per lavarci la coscienza..!!! Poi, chiaramente, abbiamo le case piene di animali, serviti di tutto punto, vestiti a festa e trattati più che da umani.. e non ci rendiamo conto del disastro (lontano dagli astri…) contemporaneo con i nostri consanguinei, fino agli stessi figli…
Sono ormai ben note in proposito alcune situazioni tipo che servono a rendere intuitivo questo concetto: un atteggiamento degli adulti esteriormente liberale, permissivo, che si astiene dal frustrare, che cerca costantemente di appagare le richieste espresse dal bambino, nasconde spesso un rifiuto affettivo (anche se di difficile lettura) che produce gravi danni psicologici al bambino; far piangere un bambino di due anni dicendogli un «no» che lo frustra non è di per sé una violenza dell’adulto nei confronti della libertà del bambino, ma può essere l’indispensabile aiuto a passare dal principio del piacere a quello della realtà, quindi un gesto che favorisce la maturazione: concetto che è essenziale, assolutamente condivisibile restando sul piano, poco significativo peraltro, degli approcci generici, in quanto non si può accettare l’aprioristica metodologia psicologica che prevede protocolli “bloccati” per questi interventi ad una data età (due anni…, ad esempio!!!) aldilà degli approfondimenti non solo sociali, (che gli psicologi seri fanno…), ma anche e sopratutto astrologici (che psicologi seri, o non seri .., purtroppo ancora non fanno, perlomeno in Italia…!!!) che SONO DETERMINANTI per comprendere il vero gesto da compiere e la vera contromisura da attuare, in quanto un bambino del Granchio, del Toro, o della Bilancia soffrirà, se deve soffrire, lo farà in modo diametralmente opposto che uno dello Scorpione, del Capricorno o del’Ariete (e,inoltre, ognuno per se stesso..) e ne conseguiranno certamente gravi mancanze emotive…ma non le stesse per ognuno…!! Una lesione al Granchio, un Leone senza riscatto, un Mercurio opposto a Plutone o a Saturno nel tema, un Sole leonino rigidamente congiunto ad un Mercurio inespresso, bloccato, epimeteico.. non consente la stessa visione del problema..e le casistiche che potrei enumerare, sono innumerevoli: tante quante sono i possibili caratteri in ballo cioè un’infinità…
Il denominatore comune della violenza sui minori è un rapporto cosciente o inconscio di strumentalizzazione del bambino da parte del mondo adulto, reso possibile dalla superiorità fisica o psichica dell’adulto, dal quale la vita del bambino dipende. Si definisce “abuso” pertanto ogni atto omissivo o autoritario che metta in pericolo o danneggi la salute o lo sviluppo emotivo di un bambino, compresa la violenza fisica e le punizioni corporali irragionevolmente severe, gli atti sessuali, lo sfruttamento in ambito lavorativo e il mancato rispetto dell’emotività del fanciullo. Esistono chiaramente molteplici tipologie di abuso: sul piano fisico, sessuale, psicologico o emotivo, quest’ultimo peraltro è sempre presente. Infatti ogni forma di maltrattamento implica un coinvolgimento emotivo cui conseguono postumi sia immediati che permanenti…!!! Le conseguenze più preoccupanti dovrebbero considerarsi, a ben vedere, quelle di tipo depressivo, che insorgono, come Spitz insegna, quando la difesa aggressiva per la sopravvivenza si rivela inefficace e si esaurisce la forza vitale: i bambini, i ragazzi, gli adolescenti «spenti», delusi del mondo, disinteressati alla vita, isolati, regrediti a compensazioni autoerotiche, privi di ideali e di speranza, “menefreghisti”, sono quelli più danneggiati e meno facilmente recuperabili.
La cura e la prevenzione di questi esiti fallimentari non possono che basarsi su una risposta non violenta, cioè su una risposta d’amore, l’unica capace di indurre il cambiamento e di evitare la degenerazione della reazione etero-aggressiva in strutturazione depressiva. E, come sempre affermo in questi casi, non basta che una legge, come la 184/83, affermi il diritto dei minori ad essere amati per poter diventare adulti socializzati: nessuna legge può obbligare ad amare, anche se può imporre gli strumenti che garantiscono il rispetto dei diritti del bambino (per esempio adozione, affido, in luogo diabbandono in istituto).
Il rischio che la legge del più forte condizioni l’uso di questi strumenti trasformandoli in nuove e più traumatiche occasioni di violenza è vivo e vegeto, spesso palpabile e concreto. È necessario quindi che i bambini e i ragazzi abbiano qualcuno, tra gli adulti, che stia dalla loro parte nella lotta che affrontano per la sopravvivenza loro (e di tutti), perchè, spesso, come abbiamo letto, proprio chi dovrebbe amarli aldisopra di ogni limitazione, è colui che li vessa, li mortifica e li inorridisce..causandone, più o meno consapevolmente, il drammatico suicidio emotivo….
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Le telecamere a circuito chiuso installate in un’aula di un asilo cinese mostrano le scene di violenza su bambini di tre-quattro anni. Nel video, pubblicato oggi ma girato una settimana fa, si vede la maestra prendere a calci e bacchettate i piccoli scolari.
Non riuscirò mai comprendere, ne a giustificare, (ma ne conosco tutte le movenze….) violenze così gratuite e così drammatiche, nei confronti di chi, non solo non può difendersi, (che anche se potesse non potrebbe farlo per la giovanissima età…!!!) ma anche perchè non vuole…, in quanto “legato” alle dipendenze affettive di chi gli sta “insegnando..”, di chi vede, purtroppo per l’infante, come autorità delegata.. (maledetti i “maestri”…che non sanno di “esserlo”…!!!) o, nel peggiore dei casi, rappresentata, quando cioè in queste gravi distorsioni della relazione umana, ci sono gli stessi genitori… !!!
La ricchezza di un popolo non corrisponde al suo …pil…,!!! E, se non capiamo il senso di queste poche parole di cosa ci lamentiamo…??? Claudio Crespina
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